L’importanza del matrimonio, impegno, amore e fedeltà

di Redazione ETI/Walker Larson
3 Giugno 2025 17:40 Aggiornato: 3 Giugno 2025 17:40

Recenti statistiche del Regno Unito indicano che, per la prima volta nella storia dell’umanità, meno della metà degli adulti britannici è sposata: «È una delle istituzioni più antiche conosciute dall’umanità… Ora, dopo oltre quattromila anni, il matrimonio potrebbe essere sul punto di estinguersi».

Non ci sono dubbi: la fine del matrimonio sarebbe una sorta di apocalisse. La radice greca di apocalisse significa rivelazione o svelamento, e la fine del matrimonio sarebbe la rivelazione di un mondo nuovo.

Alcune realtà sono talmente fondamentali per la vita umana e la società che un mondo senza di esse è difficilmente immaginabile, se non nelle visioni da incubo dei romanzi distopici ai confini della nostra immaginazione. Tra queste realtà sono comprese la madre che culla il proprio bambino tra le braccia, gli amici che allontanano la tristezza con allegria e canzoni, il soldato che si prende una pallottola per salvare i suoi compagni.

Un mondo senza queste semplici realtà perde un elemento insostituibile dell’esperienza umana.

Ma anche questi pochi esempi non sono sufficienti per spiegare l’importanza di una realtà che costituisce il pilastro della civiltà da prima ancora che la civiltà avesse un nome: il matrimonio. È il momento in cui un uomo e una donna si promettono l’uno all’altra davanti alla comunità: «Ti amo e resterò con te per sempre». Questo impegno fondamentale rende possibili tutti gli altri impegni della vita: è il contratto che sta alla base di tutti gli altri contratti.

Il matrimonio rende stabile una società, perché l’uomo e la donna piantano l’albero del loro matrimonio all’interno della comunità più ampia e, a tempo debito, questo darà il suo frutto. Il matrimonio è stato da sempre il mezzo per perpetuare la società dandole nuovi membri, che potessero crescere in famiglie stabili e amorevoli, fondate sull’impegno preso tra marito e moglie. Se riconosciamo che il matrimonio celebra l’amore e porta nuova vita nella comunità, riconosciamo anche che è solo grazie al matrimonio che la madre tiene il bambino, gli amici cantano e gioiscono, il soldato dà la propria vita e il viaggiatore torna a casa: è la linfa vitale della società, il suo fondamento e il suo futuro.

IL FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA

È evidente come oggi la procreazione, unico modo per assicurare il futuro di una società, avvenga spesso al di fuori del matrimonio. Ma, svincolando la nascita dei figli dal matrimonio, la società è diventata più stabile e fiorente? È altrettanto evidente che la realtà dice di no.

I figli nati da un matrimonio stabile generalmente crescono in un ambiente in cui sanno che tra i genitori esiste un legame speciale e sacro, di reciproca dedizione, che può resistere alle difficoltà della vita. I figli di genitori sposati hanno un senso di sicurezza molto più forte rispetto a quelli di genitori non sposati, che permette loro di svilupparsi in adulti forti, fiduciosi e capaci. Come ha affermato Harry Benson, direttore della ricerca della Marriage Foundation, «il matrimonio non è una panacea, ma aumenta le probabilità di avere famiglie stabili».

Al contrario, il mancato impegno di fedeltà e cura reciproca che si assume col matrimonio porta alla gelosia, alla rottura e all’abbandono. I fenomeni di povertà, assenza di padre e criminalità hanno molte più probabilità di essere alimentati da una società che svaluta il legame matrimoniale.

Inoltre, in una società che rinuncia al matrimonio, la disonestà, la corruzione e l’incapacità di mantenere gli impegni si alimentano e si moltiplicano più rapidamente. Se un uomo e una donna che si amano non sono nemmeno in grado di fare e mantenere una promessa reciproca, come ci si può aspettare che lo facciano gli altri? Di certo, un contratto d’affari o un patto tra persone e politici non sarà ritenuto più sacro di un’alleanza tra due coniugi che si amano: se uno fallisce, falliscono anche gli altri.

UN BENE PER SEMPRE

La tradizione lo insegna con la stessa forza del buon senso. Secoli di saggezza si sono accumulati come sedimenti in un fiume e ci dicono la stessa cosa: il matrimonio è importante, il matrimonio rende le comunità umane più stabili, aiuta gli esseri umani e la società a resistere. Il matrimonio è rimasto, nonostante secoli di sconvolgimenti, guerre e catastrofi.

Ma ci sono altre ragioni per cui il matrimonio, nel XXI secolo, continua a essere rilevante. Il primo è l’onore che si deve all’amore, e il matrimonio è la celebrazione del bene di un amore che dura tutta la vita. Se l’amore tra uomo e donna – una delle cose più belle e potenti che possiamo sperimentare in questa vita – non vale la pena di essere celebrato, onorato e solennizzato pubblicamente, che cos’altro lo è?

L’amore richiede di essere espresso. Quando teniamo a qualcuno, vogliamo dimostrarglielo e mostrarlo al mondo, ci sposiamo in parte per rendere manifesto l’amore al mondo: l’innamorato desidera proclamare il suo amore. Questa è l’origine di tutte le grandi poesie d’amore della Storia. Shakespeare cercò di immortalare una persona amata nel sonetto 18: Finché uomini/respireranno o occhi/potran vedere,/
Queste parole vivranno, e/daranno vita a te.

Quando amiamo qualcosa, desideriamo preservarla, vogliamo che duri, se possibile, per sempre. Chi ama, consapevolmente o meno, desidera che il proprio amore partecipi in qualche modo dell’eterno. Attraverso una promessa pubblica, il matrimonio realizza il desiderio dell’amante di eternare il proprio amore: «finché morte non ci separi.» Il matrimonio dà a un rapporto quella stabilità che prima non aveva. L’attacco moderno al matrimonio non è una deferenza nei confronti dell’amore e della sua libera espressione, è invece un insulto all’amore. Come ha detto brillantemente G.K. Chesterton:

«[Gli oppositori del matrimonio] sembrano immaginare che l’ideale della costanza sia un giogo misteriosamente imposto agli uomini dal diavolo, invece di essere, come è, un giogo coerentemente imposto da tutti gli amanti a se stessi. Hanno inventato una frase, di due parole, che è una contraddizione in termini – “amore libero” – come se un amante fosse mai stato, o potesse mai essere, libero. È la natura dell’amore a legarsi, e l’istituzione del matrimonio ha semplicemente fatto all’uomo medio il regalo di prenderlo in parola».

La nostra capacità di impegnarci per un futuro certo, di «fissare un appuntamento con noi stessi,» come dice Chesterton, ci distingue dagli animali. Nel suo libro Nostalgia, Anthony Esolen ha scritto: «I cani si riproducono, ma gli esseri umani si sposano. La loro è una promessa non per un lungo periodo, ma per sempre». Gli esseri umani scelgono razionalmente di trasformare l’amore che provano ora, in una cosa di valore permanente attraverso un impegno.

Ma se lasciamo crollare la secolare istituzione del matrimonio, soccombiamo a uno stato più animalesco, in cui i piaceri e le gratificazioni del momento superano ogni considerazione sul futuro, in cui ci rifiutiamo di scommettere il nostro futuro su una sola persona. Chesterton credeva che la nostra esitazione nel fare promesse, soprattutto matrimoniali, derivasse dalla paura di noi stessi e della nostra incostanza: «Nei tempi moderni questo terrore di se stessi, della propria debolezza e mutevolezza, è pericolosamente aumentato ed è la vera base dell’obiezione ai giuramenti di qualsiasi tipo».

È una paura comprensibile. Siamo mutevoli, è vero, ma per molti il peso di un impegno è sufficiente a frenare questa natura volubile: la scelta di impegnarsi ha sempre comportato il rischio di fallire. Per contrarre un matrimonio ci vuole coraggio. Forse abbiamo bisogno di un po’ più di coraggio per correre questo rischio e per vedere il matrimonio come una vela che ci porta attraverso i mari della vita, piuttosto che come una catena che ci trattiene.

 

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