Israele non ha intenzione di rilasciare i “superterroristi” palestinesi

di Redazione ETI/Yoni Ben Menachem
15 Ottobre 2025 16:05 Aggiornato: 15 Ottobre 2025 16:08

Netanyahu e il governo israeliano non vogliono correre rischi. I sei “superterroristi” chiesti dai palestinesi in cambio degli ostaggi non verrano rilasciati.

Fonti militari israeliane sentita da Epoch Israele affermano infatti che, nell’ambito dei negoziati per l’attuazione della prima fase del piano di pace, Hamas avrebbe chiesto il rilascio di sei importanti terroristi appartenenti alle organizzazioni terroristiche Hamas, Fatah e Fronte Popolare: Marwan Barghouti, Ahmed Saadat, Abdullah Barghouti, Ibrahim Hamed, Abbas al-Sayed e Hassan Salameh. Ma, dicono le fonti, Israele si è categoricamente rifiutato di includerli nell’accordo. Ciononostante, i venti ostaggi israeliani ancora in vita, come è noto, sono già stati ugualmente rilasciati. Ma Hamas non si arrende, e sostiene che i negoziati per il rilascio dei sei terroristi siano ancora in corso. E, sempre secondo le fonti israeliane, è possibile che Hamas stia ritardando la restituzione dei corpi degli ostaggi assassinati di proposito, quale merce di scambio per ottenere il rilascio di questi “simboli del terrore”, o per lo meno di alcuni di essi.

Intanto, dalle strade palestinesi si levano dure critiche a Hamas per aver rilasciato tutti i venti ostaggi vivi senza accettare il rilascio dei sei “superterroristi”. Fonti politiche ben informate di Gerusalemme, sottolineano che la posizione di Benjamin Netanyahu non sia quella di rilasciare questo genere di terroristi-bandiera – elevati ormai a simboli del terrore – nell’ambito dell’accordo con Hamas. E Netanyahu avrebbe persino promesso al ministro della Sicurezza Nazionale, il falco Itamar Ben-Gvir, che i nomi di Marwan Barghouti e degli altri terroristi di alto rango non sarebbero mai stati inclusi nell’accordo di scambio. Barghouti, fra l’altro, è considerato un potenziale successore del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas. Ma ci sono ulteriori motivi per cui Barghouti non è stato incluso nell’accordo: l’Autorità Nazionale Palestinese ha già chiesto ufficiosamente a Israele di non rilasciare Barghouti dalla prigione, temendo che faccia immediatamente saltare l’accordo tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese scatenando una nuova intifada contro Israele, questa volta non a Gaza ma in Giudea e Samaria, ossia in Cisgiordania.

Secondo alcuni dirigenti di Fatah – fazione avversaria di Hamas ma sempre appartenente alla matrice comune a tutti i movimenti terroristi islamisti, la Fratellanza Musulmana – Mahmoud Abbas considera Barghouti una vera minaccia per il proprio governo, e che il suo rilascio potrebbe consentire a Barghouti stesso di allearsi con Hamas abbattere l’attuale dirigenza a capo dell’Autorità Nazionale Palestinese. Le violente guerre intestine fra le varie organizzazioni, terroristiche e pseudo-politiche palestinesi, sono un tratto costante e fondamentale (e estremamente complicato) della “Questione Palestinese”, che scaturisce dall’odio profondo che caratterizza i rapporti delle varie fazioni arabe votate alla distruzione di Israele.

Alti funzionari militari israeliani sottolineano che il rilascio dei sei superterroristi avrebbe rafforzato significativamente le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, soprattutto alla luce del fatto che Israele ha eliminato molti dei loro leader: un simile passo sarebbe stato percepito come un atto di capitolazione di Israele nei confronti del terrorismo islamico, e avrebbe accresciuto il senso di “vittoria” di Hamas, rafforzando al contempo l’asse della “resistenza” in ambito palestinese e arabo, che mira a far saltare il piano di pace statunitense. Ognuno dei sei terroristi-bandiera, inoltre, esercita forte influenza e gode di altrettanto forte sostegno pubblico, non solo all’interno della propria organizzazione ma anche nell’opinione pubblica palestinese in generale. La loro influenza sociale e politica li rende un fattore unificante e estremamente pericoloso per la sopravvivenza di Israele. Con dei criminali simili a piede libero i massacri del 7 ottobre 2023 – il “nuovo Olocausto” – potrebbero ripetersi.


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