Mentre l’attenzione del mondo si concentrava sul vertice Trump-Putin in Alaska, nel Donetsk l’esercito russo lanciava una violenta offensiva avanzando per diversi chilometri in territorio ucraino.
Le autorità ucraine dichiarano che la situazione ora è sotto controllo, ma lo sfondamento delle linee ucraine fa temere il crollo del fronte. «La linea del fronte non è crollata, ma il rischio rimane elevato» ha dichiarato a The Epoch Times Usa Abdullah Agar, noto analista militare turco ed ex ufficiale dei reparti speciali, «per il momento si è evitato uno sfondamento, ma le posizioni ucraine sono sottoposte a una pressione estrema».
Secondo l’analista militare britannico Tim Ripley è «ancora prematuro» dire se la linea difensiva ucraina stia cedendo, ma gli sviluppi recenti indicano una «tendenza crescente verso una maggiore permeabilità lungo il fronte ucraino» perché «i russi non stanno portando attacchi massicci con carri armati» ma «inviano piccoli gruppi di incursori per aggirare le posizioni ucraine. E «gli ucraini, temendo di rimanere intrappolati nelle trincee, si ritirano, disarticolando così la linea di difesa».
Il 12 agosto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che le forze russe si sono spinte per diversi chilometri verso la città di Dobropillia, situata circa 22 chilometri a nord di Pokrovsk. Di enorme importanza strategica, Pokrovsk è un cruciale snodo logistico ucraino, la cui conquista rappresenta da tempo un obiettivo prioritario per i russi. E «la perdita di Pokrovsk renderebbe molto più difficile difendere città strategiche come Sloviansk e Kramatorsk» osserva Agar, «se la Russia interrompesse la via di rifornimento da Dobropillia a Kramatorsk, le difese ucraine incontrerebbero gravi difficoltà in termini di morale, risorse, rinforzi ed evacuazioni, con pesanti ripercussioni operative».
Secondo Ripley, i russi hanno in corso «quattro operazioni di accerchiamento lungo il fronte tra Donetsk e Luhansk» che «sembrano ottenere alcuni successi».
L’11 agosto, DeepState, un blog ucraino che monitora gli sviluppi della guerra, ha riferito che le forze russe «attraverso una pressione costante e con una superiorità numerica», avevano avanzato verso due insediamenti vicino a Dobropillia. La situazione al fronte, confermava anche il blog, «si sta evolvendo in modo piuttosto caotico, perché il nemico, avendo fatto breccia in più punti, si infiltra in profondità nel territorio».
Il 13 agosto, il ministero della Difesa russo ha annunciato di aver «liberato» due insediamenti – Suvorovo e Nikanorivka – a meno di 16 chilometri da Dobropillia. Lo stesso giorno, Denis Pushilin, capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (riconosciuta da Mosca) ha dichiarato, in commenti citati dall’agenzia Tass, che le truppe ucraine nella zona si stavano ritirando verso posizioni meno fortificate.
L’esercito ucraino ha minimizzato l’entità dell’avanzata russa, mentre inviava ulteriori truppe al fronte del Donetsk, inclusi reparti del battaglione Azov. Il 14 agosto, Vadym Filashkin, governatore regionale del Donetsk (nominato da Kiev) ha affermato che i rinforzi avevano fermato l’avanzata russa: «La situazione nel settore di Dobropillia si è stabilizzata» ha scritto su Telegram, «grazie agli sforzi eroici delle nostre forze di difesa, il fronte […] resiste». Andriy Kovalev, portavoce dello Stato maggiore ucraino, ha fatto eco alle parole di Filashkin, dichiarando all’agenzia Interfax Ukraine il 14 agosto che i combattenti dell’Azov stavano infliggendo «perdite significative» agli «invasori russi». Ma il 15 agosto l’agenzia ufficiale ucraina Ukrinform ha riportato che Filashkin aveva ordinato l’evacuazione dei civili dalla città di Druzhkivka, nel Donetsk, e da quattro villaggi vicini.
E «l’indicatore bellico più significativo è proprio l’ordine di evacuazione» osserva Ripley: «il fatto che stiano imponendo ai civili di lasciare l’area fa pensare che abbiano paura».
All’inizio della settimana, il tenente colonnello Bohdan Krotevych, ex comandante del battaglione Azov, aveva lanciato un allarme drammatico sullo stato di esaurimento del fronte nel Donetsk. In un post sui social media rivolto a Zelensky, Krotevych aveva descritto la linea difensiva Pokrovsk-Kostyantynivka come un «totale caos» che «peggiora di giorno in giorno» aggiungendo: «una linea stabile di contatto bellico praticamente non esiste». E ancora: «Pokrovsk e la vicina Myrnohrad sono quasi circondate […] Kostyantynivka è semi-accerchiata e il nemico avanza verso Kramatorsk e Druzhkivka».
Secondo Agar, le affermazioni del colonnello Krotevych «riassumono alla perfezione l’incertezza al fronte e le misure tampone, i riposizionamenti e la difesa flessibile che si sono resi necessari». Sul lato ucraino, insomma, il fronte è in pessime condizioni. «Con le precauzioni adottate dall’Ucraina, i rinforzi inviati e le forze impegnate, lo scontro in questo punto critico di pressione ha assunto una nuova forma, quella che io definisco “difesa flessibile”» dice l’analista.
Parlando all’Associated Press, il 13 agosto, il capitano Serhii Filimonov, comandante del 108esimo battaglione meccanizzato ucraino “Lupi Da Vinci”, ha affermato che se le forze russe conquistassero Pokrovsk, «taglierebbero i collegamenti logistici a Druzhkivka, Kramatorsk, Sloviansk e Kostyantynivka» che potrebbe persino essere presa senza combattimenti «se i russi riuscissero nell’impresa», perché, spiega il comandante Filimonov, «a loro basta solo interrompere i rifornimenti». E «più a nord, dal lato di Lyman, stanno cercando di isolare Sloviansk allo stesso modo».
Secondo gli esperti, l’Ucraina e i suoi alleati sono pienamente consapevoli di cosa significherebbe per l’intero fronte uno sfondamento russo. Ripley descrive la situazione a Pokrovsk e dintorni come molto precaria: «Il primo sfondamento si è verificato a sud, e ora i russi sembrano essere entrati in città […] E adesso c’è uno sfondamento a nord-est della città, che punta direttamente verso nord». E questo mette i russi nella «giusta posizione per colpire Sloviansk e Kramatorsk: le ultime roccaforti nel Donetsk».
Ma nonostante si stia mettendo male per Kiev, non tutto è perduto: secondo gli analisti, questo conflitto non è il risultato solo di quello che accade sul campo di battaglia: il sostegno della Nato, un errore russo o persino una minaccia efficace da parte di Trump potrebbero ribaltare la situazione. Agar osserva: «l’Ucraina sta rischiando grosso, ma anche la Russia. In fondo, questa è una guerra di resistenza».




