Logo Epoch Times

Il capolavoro di Handel l’eterno Hallelujah

Nel luglio del 1741, il librettista Charles Jennens inviò un nuovo testo per un oratorio al compositore più famoso dell'epoca in Inghilterra, George Frideric Handel

top-article-image

Particolare dall'autografo di Handel del 1741 dell'Hallelujah dal Messia: “E regnerà nei secoli dei secoli”. Pubblico dominio

Condividi articolo

Tempo di lettura: 6 Min.

Nel luglio del 1741, il librettista Charles Jennens inviò un nuovo testo per un oratorio al compositore più famoso dell’epoca in Inghilterra, George Frideric Handel. Handel aveva già musicato il libretto dell’oratorio di Jennens, Saul, basato sulla storia dell’Antico Testamento. (Un oratorio è un’opera musicale per voci e strumenti con un testo narrativo. A differenza dell’opera lirica, non viene messa in scena). Il nuovo testo era più ambizioso, Jennens scriveva in una lettera a un amico: «Spero che [Handel] vi dedichi tutto il suo genio e la sua abilità, affinché la composizione possa superare tutte le sue composizioni precedenti, così come il soggetto supera ogni altro soggetto. Il soggetto è il Messia».
Messia è una parola ebraica che significa “l’Unto”, attributo che i cristiani riconoscevano a Gesù Cristo, il salvatore dell’umanità. L’idea di raccontare la vita di Gesù in un’unica composizione musicale non era mai stata tentata prima, poiché molti consideravano l’argomento troppo vasto. Ma Jennens non si lasciò scoraggiare.

Ritratto di Georg Friedrich Händel, 1726-1728 ca, attribuito a Balthasar Denner. Pubblico dominio.

Jennens raccolse le parti pertinenti alla vita di Gesù presenti nelle Scritture in tre parti. La prima era la profezia dell’Antico Testamento sulla venuta del Messia e la nascita di Gesù, come raccontato nel Vangelo di Luca. La seconda era la passione, la morte, la resurrezione e l’ascensione di Gesù e la terza si concludeva con il Giorno del Giudizio e la vittoria finale di Cristo sulla morte. Handel accolse immediatamente il testo di Jennens con grande entusiasmo, dai documenti del tempo risulta che iniziò a lavorare alla partitura il 22 agosto dello stesso anno e che la completò entro il 14 settembre. In soli 24 giorni, il compositore produsse 259 pagine di partitura. L’esecuzione dura poco più di due ore.
È interpretazione comune che la rapidità di Handel nel concludere l’0pera fosse dovuta a uno stato di estasi del compositore, che vegliava tutte le notti per arrivare a completare la partitura. Incredibilmente, Jennens interpretò invece la rapidità come fretta e in seguito accusò l’amico di aver fatto un lavoro approssimativo. Il contrasto tra i due continuò per il resto della loro vita.
Lo stato di estasi di Handel è stato testimoniato da un servitore che, portando del cibo al musicista, lo aveva trovato in lacrime: Handel aveva rifiutato di mangiare, spiegando che era completamente assorbito dalla composizione del coro che concludeva la seconda Parte. Handel si rivolse accorato al servitore affermando che mentre componeva il coro, gli era sembrato di «vedere tutto il Paradiso davanti a me, e il grande Dio stesso seduto sul Suo trono, con la Sua schiera di Angeli». Il brano che riempì Handel di tale beata visione sarebbe diventato l’opera corale più famosa in lingua inglese: il coro Hallelujah.
A un’attenta lettura si può notare che la conclusione della seconda Parte, nella quale è inserito il coro dell’Hallelujah, segue la morte e la resurrezione di Gesù, non ha nulla a che vedere con il Natale. Infatti, il Messia era stato concepito come opera ispirata alla Pasqua e venne rappresentata per la prima volta nell’aprile del 1742 nell’ambito appunto delle celebrazioni pasquali. L’esecuzione del Coro dell’Alleluia da parte della Royal Choral Society è stata effettuata il Venerdì Santo del 2012, una giusta collocazione, secondo le intenzioni di Händel.
Del resto, il passaggio centrale dell’Hallelujah, non si riferisce alla nascita di Gesù, ma al compimento della sua missione, come  narrato nell’Apocalisse 11:15: «Il regno di questo mondo è diventato il regno del nostro Signore e del suo Cristo». La salvezza del mondo è stata compiuta, realizzata attraverso la morte e la resurrezione di Gesù. Questa parte è l’unica dell’oratorio in cui il canto ha toni più pacati (2:53 nel video), per riprendere poi nel finale l’esultanza.

L’oratorio Messia di Handel, scritto da Charles Jennens. Pubblico dominio.

Come mai il Messia e in particolare il coro Hallelujah sono stati associati al Natale? Sembra trattarsi in gran parte di un’evoluzione americana della partitura, risalente all’esecuzione della Handel and Haydn Society di Boston nel dicembre 1818.
In ogni caso, in qualunque periodo dell’anno venga cantato, il coro dell’Hallelujah ci fa alzare in piedi in segno di giubilo, le note della tromba risuonano come un richiamo all’esultanza, un chiaro invito di Handel alla gioia: verso la metà della cantata, il coro si può dire che sale in un crescendo verso il cielo, con successive esclamazioni delle parole Re dei Re e Signore dei Signori.
Il Messia compie quest’anno 283 anni. È un ottimo motivo per esclamare Alleluia!
 
 

Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times

Articoli attuali dell'autore