Se esisteva un modo per rappresentare il caos attraverso la musica, Haydn è riuscito nell’impresa.
Il compositore austriaco Franz Joseph Haydn (1732-1809) è considerato il Grande Vecchio della musica classica, nel corso della sua carriera ha attraversato il declino dello splendore barocco, l’apice dell’arguzia rococò e le prime istanze del Romanticismo. Nato da un’umile e numerosa famiglia, da piccolo ascoltava il padre cantare accompagnandosi con l’arpa; si appassionò così alla musica e a sei anni suonava già il clavicembalo e il violino. Ma la sua formazione musicale fu esclusivamente da autodidatta, più tardi negli anni disse: «Ho più udito che studiato». Dall’età di ventisette anni e fino al 1795, compose oltre cento sinfonie, guadagnandosi il soprannome di “padre della sinfonia”, ma nella sua vasta produzione sono compresi quartetti per archi, concerti, sonate per tastiere e divertimenti. Amico di Mozart oltre che suo mentore, e insegnante di Beethoven, Haydn è considerato la figura centrale del periodo della musica colta propriamente definito classico (1750-1820).
Si potrebbe forse pensare che sia facile da ascoltare, tuttavia non è così, e non perché le sue opere siano difficili o arcane, ma perché componeva per orecchie molto diverse da quelle degli ascoltatori di oggi. Prima del XVIII secolo, gli strumenti potevano emettere una sola tonalità senza necessità di regolazioni: un corno in Fa poteva suonare solo in Fa, quindi quando un compositore scriveva in Mi bemolle, era necessario un corno in Mi bemolle. Anche gli archi, che potevano produrre tutte le note, dovevano in realtà regolare leggermente l’intonazione quando suonavano in tonalità diverse, perché a quei tempi la frequenza variava leggermente da una tonalità all’altra. Ad esempio, la nota Re in Re maggiore non era la stessa del Re in Do maggiore o La minore.
Solo con l’avvento della scala ben temperata a metà del XVIII secolo l’intonazione divenne uniforme in tutte le tonalità. Anche se oggi può essere difficile da capire, la soluzione introdotta col temperamento equabile nella storia della musica è stato un processo piuttosto complesso e molto graduale, e fu una vera rivoluzione: improvvisamente, un Re era un ‘Re’ era un “Re”, e ora era possibile cambiare tonalità senza sforzo. L’armonia era libera di vagare dove non era mai arrivata prima.

Haydn mette in pratica questa possibilità nel comporre i primi otto minuti del suo oratorio La creazione, spingendosi così lontano dal punto di vista armonico da chiamare il risultato Caos. L’ouverture di quest’opera, che si ispira ai libri della Genesi, dei Salmi e del poema di John Milton Paradiso perduto, è caratterizzata da cambiamenti armonici così bruschi e decisamente discordanti che, al pubblico della prima nel 1799, ricordava il caos che doveva aver preceduto la creazione dell’universo da parte di Dio. Qui, Haydn fa eseguire agli strumenti la nota Do all’unisono.
Probabilmente, l’orecchio del XVIII secolo si sarà aspettato che poi seguissero determinati eventi armonici, accordi in tonalità di Do maggiore o minore, mentre Haydn aveva invece creato dissonanze a tal punto intense che il suo pubblico deve essere rimasto stupito e disorientato: l’essenza stessa del caos. La prima, andata in scena a Vienna nel 1799, impressionò il pubblico, e un amico del musicista scrisse: «Nel momento in cui la luce si manifestò per la prima volta (dal Caos), si sarebbe detto che raggi prorompessero dagli occhi luminosi del compositore. L’incanto dei viennesi elettrizzati era così grande che l’orchestra per alcuni minuti non riusciva a continuare a suonare»
Purtroppo, noi non sentiamo quelle dissonanze come le sentiva il pubblico di Haydn. In oltre duecento anni di musica, ogni possibile strada armonica è stata percorsa innumerevoli volte, tuttavia il risultato è che in una tipica colonna sonora di un film sentiamo molte più dissonanze che nel Caos di Haydn, ma ci sfuggono, inosservate.
Abbandonate per un momento quelle scontate aspettative sonore e tornate indietro al 1799 per la prima del capolavoro La creazione di Haydn: il Do iniziale, suonato da un’orchestra insolitamente grande per l’epoca, sembra pieno di promesse, ma quello che sentiamo dopo ci porta lontano dalla tonalità di Do maggiore o minore, verso una serie di note sorprendentemente discordanti. I picchi dissonanti più evidenti si verificano in vari momenti nei primi cinque minuti e, alla fine, un cantante baritono entra in scena per dirci: «In principio Dio creò il cielo e la Terra» e prosegue fino a che un coro emerge dal nulla per annunciare: «E Dio disse: Sia la Luce, e la Luce fu».
Sulla parola Luce – al minuto 7:52 – Haydn fissa l’esplosione di Do maggiore più brillante e audace che si possa immaginare, dissipando il caos che l’ha preceduta.
Caos resta uno dei più grandi esempi di pittura tonale in musica mai composti.



