Hamas e gli jhadisti si sentono traditi dalle nazioni arabe

di Redazione ETI/Epoch Israele
13 Ottobre 2025 16:49 Aggiornato: 13 Ottobre 2025 16:49

Il quotidiano libanese Al-Akhbar, considerato il portavoce dell’organizzazione terroristica Hezbollah, ha pubblicato pochi giorni fa un articolo in cui accusa i Paesi arabi e l’Islam sunnita di «aver venduto la Palestina molto tempo fa e ora si preparano a firmare i certificati di resa, passo dopo passo». L’articolo afferma che il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è una cospirazione e che «i Paesi arabi e islamici stanno promuovendo l’accordo di Gaza come un successo diplomatico, mentre la loro mossa, che è coerente con quella di Washington e Tel Aviv, nasconde il tentativo di eliminare il ruolo della resistenza armata».

L’articolo afferma inoltre che gli Stati che hanno partecipato alla copertura mediatica dell’accordo di Gaza – Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Pakistan e Indonesia – hanno presentato il cessate il fuoco come un «trionfo della diplomazia» a scapito del principio di resistenza a oltranza, ignorando le clausole dell’accordo che ledono significativamente i diritti dei palestinesi, attraverso cui Israele è riuscito a portare la Striscia di Gaza a una situazione così disastrosa che «fermare il massacro è diventata la richiesta suprema, al di sopra di qualsiasi altra richiesta». L’articolo prosegue accusando queste nazioni arabe di aver contribuito al raggiungimento di questo risultato per i palestinesi e Hamas, prima astenendosi dall’esercitare una vera pressione su Israele e gli Stati Uniti affinché fermassero la guerra prima di tutte le uccisioni e i sabotaggi, poi favorendo persino l’azione israeliana e infine facendo pressione su Hamas affinché accettasse l’accordo, dopo che era stato presentato come l’unica scelta per porre fine ai combattimenti.
Inoltre, l’articolo del quotidiano libanese afferma che questi Stati arabi “traditori” della causa starebbero agendo in piena sintonia con la visione americana e israeliana, come si evince dal piano di Trump, che intende presentare l’accordo come un passo oltre un semplice cessate il fuoco e creare una nuova dinamica in Medio Oriente, con la clausola centrale che consiste nel tentativo di eliminare il ruolo della resistenza militare come mezzo per liberare i territori occupati.

Secondo alti funzionari militari israeliani sentiti da Epoch Israele, sebbene l’articolo rappresenti la linea sciita di Hezbollah e dell’Iran, riflette anche lo stato d’animo presente nella popolazione della Striscia di Gaza. Fin dall’inizio della guerra, gli abitanti della Striscia di Gaza hanno accusato i Paesi arabi e islamici di vendersi a Israele, nonostante la loro potenza militare e le enormi risorse finanziarie, con cui avrebbero potuto esercitare pressioni su Israele affinché fermasse la guerra.
L’idea prevalente nella Striscia di Gaza, è che il piano di pace americano accettato dai Paesi arabi, rappresenti uno sviluppo senza precedenti nel conflitto arabo-israeliano e che, oltre allo sforzo di distruggere Hamas e tutte le fazioni della resistenza, abbia anche l’obiettivo di rafforzare le istituzioni di governo nei Paesi arabi “moderati”. A questo proposito, l’operazione terroristica del 7 ottobre 2023, aveva fatto saltare il processo di normalizzazione già in atto tra Israele e Arabia Saudita, ma ora si prevede che la fine della guerra permetterà di riprendere percorso. E questo ai fondamentalisti islamici, agli jihadisti e a ai terroristi, non piace affatto.

I dirigenti di Hamas nella Striscia di Gaza criticano anche la Turchia, che ha esercitato forti pressioni su Hamas affinché accettasse il piano di Donald Trump, dopo che quest’ultimo avrebbe promesso in cambio il controllo della Siria e un ruolo economico nella ricostruzione della Striscia. I capi di Hamas si sentono traditi dalla Turchia e dagli altri Paesi arabi.


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times