Anche il Messico ora impone dazi al regime cinese
Il 10 dicembre la Camera dei deputati messicana ha approvato una nuova normativa che prevede l’applicazione di dazi fino al 50% su oltre 1.400 prodotti provenienti principalmente dalla Cina. I settori più colpiti saranno tessile, acciaio, ferro, componenti per auto e plastica

Container cinesi alla China Shipping Holding Company Ltd. nel porto di Los Angeles a Wilmington, California, 4 febbraio 2025. Foto: REUTERS/Mike Blake.
Il 10 dicembre la Camera dei deputati messicana ha approvato una nuova normativa che prevede l’applicazione di dazi fino al 50% su oltre 1.400 prodotti provenienti principalmente dalla Cina. I settori più colpiti saranno tessile, acciaio, ferro, componenti per auto e plastica.
La nuova legge fa parte del cosiddetto Plan México, un programma politico presentato dall’amministrazione Sheinbaum per accelerare lo sviluppo industriale e aumentare la competitività economica del Paese, riducendo al tempo stesso la dipendenza dalle importazioni di prodotti a basso costo (oltre che scadenti) cinesi. Negli ultimi dieci anni infatti il commercio tra Messico e Cina è esploso, ma a senso unico: nel 2024 il deficit commerciale messicano con la Repubblica Popolare Cinese ha raggiunto i 120 miliardi di dollari.
La nuova legge fa parte del cosiddetto Plan México, un programma politico presentato dall’amministrazione Sheinbaum per accelerare lo sviluppo industriale e aumentare la competitività economica del Paese, riducendo al tempo stesso la dipendenza dalle importazioni di prodotti a basso costo (oltre che scadenti) cinesi. Negli ultimi dieci anni infatti il commercio tra Messico e Cina è esploso, ma a senso unico: nel 2024 il deficit commerciale messicano con la Repubblica Popolare Cinese ha raggiunto i 120 miliardi di dollari.
Come da prassi quando i suoi interessi vengono colpiti, il regime cinese ha reagito duramente. L’11 dicembre, il ministero del Commercio cinese ha ufficialmente richiesto al Messico di fare marcia indietro perché i nuovi dazi «danneggerebbero gravemente gli interessi della Cina e degli altri partner commerciali».
Il provvedimento messicano arriva alla vigilia della revisione dell’Accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, prevista per il 2026. Diversi funzionari e rappresentanti dell’industria statunitense accusano da tempo la Cina di sfruttare la triangolazione commerciale in Messico per aggirare le barriere doganali. Anche le autorità canadesi hanno espresso preoccupazioni simili, denunciando che il Messico stava ormai diventando una “porta di servizio” per i prodotti cinesi all’interno della zona di libero scambio nordamericana.
Negli ultimi anni, infatti, numerose aziende cinesi hanno spostato i propri centri di assemblaggio nel Paese. Questo “trucco” adottato dalla dittatura comunista cinese permetteva ai prodotti cinesi di essere etichettati come Made in Mexico, e di aggirare così i dazi americani. Il presidente della Commissione Economia del Senato messicano, Emmanuel Reyes, ha accolto con favore l’approvazione della riforma. Secondo Reyes, i nuovi dazi contribuiranno a «proteggere i posti di lavoro» nei settori fondamentali del Paese, a sostenere la crescita delle piccole e medie imprese e a «rafforzare» complessivamente il mercato interno del Paese.
La Repubblica Popolare Cinese dovrà ora quindi fare i conti, oltre ai dazi statunitensi, europei e canadesi, anche con quelli messicani, che vanno a sommarsi ai già gravi problemi interni come la crisi immobiliare, la debole domanda interna e un rallentamento complessivo dell’intera economia, che stano mettenso sempre più in crisi la dittatura comunista.
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