Hegseth all’omologo cinese: noi non cerchiamo la guerra ma voi state lontani dal Pacifico

di Redazione ETI/Dorothy Li
11 Settembre 2025 10:31 Aggiornato: 11 Settembre 2025 10:31

Gli Stati Uniti non cercano la guerra con la Cina comunista, ma difenderanno con fermezza i propri interessi nella regione indo-pacifica. Lo ha dichiarato il ministro della Guerra statunitense Pete Hegseth al ministro della Difesa cinese Dong Jun, durante un incontro “da remoto” avvenuto il 9 settembre.

Gli Stati Uniti «non cercano lo scontro con la Cina, né puntano a un cambio di regime e nemmeno a strangolare la Repubblica Popolare Cinese» ha poi riferito in un comunicato il portavoce del Pentagono, Sean Parnell. Ma gli Stati Uniti «hanno interessi vitali nell’Asia-Pacifico, un teatro prioritario, e li tuteleranno con determinazione» ha aggiunto Parnell. Il portavoce del Pentagono ha descritto lo scambio come «franco e costruttivo».

Secondo un resoconto dell’incontro diffuso dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, la discussione ha affrontato questioni regionali, tra cui Taiwan e il Mar Cinese meridionale. Durante la videochiamata, Dong ha invitato Hegseth a mantenere un atteggiamento aperto, a preservare i canali di comunicazione e a promuovere «un rapporto stabile e positivo tra i due eserciti, fondato sul rispetto reciproco e sulla coesistenza pacifica», dice Xinhua. Il ministro della Difesa del regime cinese ha chiesto di rispettare gli «interessi fondamentali» di Pechino, “avvertendo” gli Stati Uniti rispetto a eventuali interferenze nelle questioni taiwanesi: «Qualsiasi piano o interferenza mirati a “usare la forza militare per sostenere l’indipendenza” o a “sfruttare la questione di Taiwan per contenere la Cina” sarà vanificato», ha dichiarato Dong, tradendo come la questione taiwanese vada ben oltre una presunta “riunificazione” della Cina, ma attenga invece al controllo che il regime cinese intende evidentemente imporre su tutto il Mar Cinese Meridionale, e sul’Oceano Pacifico.

Le tensioni restano infatti elevate nel Mar Cinese meridionale. Ad agosto, una nave da guerra della marina cinese si è scontrata con una propria unità della guardia costiera mentre inseguiva una pattuglia filippina vicino alla Secca di Scarborough, un minuscolo pezzo di mare di grande importanza strategica, che è territorio filippino ma è stata occupata dal regime cinese nel 2012. Il 10 settembre, poche ore dopo il colloquio tra Dong e Hegseth, il Consiglio di Stato cinese ha emesso un avviso annunciando l’approvazione di un piano per istituire una “riserva naturale” allo scoglio di Scarborough. Il regime cinese ha preso il controllo della barriera corallina da oltre dieci anni, sebbene essa si trovi entro la zona economica esclusiva di 200 miglia delle Filippine.
L’espansionismo del regime nel Mar Cinese meridionale è già entrato in conflitto con le zone economiche esclusive di Indonesia, Malesia, Brunei, Vietnam e  appunto Filippine. Una sentenza del 2016 emessa da un tribunale arbitrale internazionale ha concluso che la maggior parte delle rivendicazioni di Pechino in quelle acque siano prive di fondamento, ma il Partito comunista cinese si rifiuta di rispettarla, in spregio delle più elementari regole di “convivenza” fra nazioni.

In un discorso pronunciato lo scorso maggio, Hegseth aveva affermato chiaramente che il regime cinese si sta evidentemente preparando a usare «la forza militare per alterare l’equilibrio di potere nell’Indo-Pacifico». Qualsiasi tentativo del regime cinese di impadronirsi di Taiwan, aveva aggiunto Hegseth, comporterebbe «conseguenze devastanti» non solo per l’Indo-Pacifico, ma per il mondo intero. «Non c’è motivo di edulcorare la realtà: la minaccia posta dalla Cina è concreta e potrebbe essere imminente», aveva dichiarato il capo del Pentagono al summit sulla sicurezza a Singapore.