Allarme in America per i pannelli “spia” cinesi

di redazione eti/ Frank Fang
9 Giugno 2025 14:58 Aggiornato: 9 Giugno 2025 14:58

Due senatori repubblicani degli Stati Uniti hanno sollecitato il ministero del Commercio ad avviare senza indugio un’indagine sui prodotti solari di fabbricazione cinese, poiché esiste il fondato timore che il regime comunista cinese possa sfruttarli per minacciare la sicurezza nazionale.

Il 4 giugno, Rick Scott e Marsha Blackburn, rispettivamente il senatore della Florida e del Tennessee, hanno inviato una lettera al vice ministro del Commercio per l’Industria e la Sicurezza, Jeffrey Kessler, richiamando l’attenzione su documenti che segnalano componenti sospetti negli inverter solari cinesi.

«Risulta allarmante che la Cina comunista possa disporre di un “interruttore” [il cosiddetto “kill switch”, ndr] celato nei pannelli solari attivi negli Stati Uniti — ha affermato Rick Scott giovedì scorso sulla piattaforma X. — Mentre il presidente Donald Trump si impegna per contrastare la Cina comunista e tutelare la sicurezza nazionale, è indispensabile condurre un’indagine approfondita sul controllo cinese sulla rete elettrica e adottare ogni misura necessaria per neutralizzarlo».

Gli inverter solari trasformano la corrente continua, prodotta dai pannelli solari che catturano la luce solare, in corrente alternata, immessa poi nelle reti elettriche per alimentare prese domestiche e apparecchi come frigoriferi o lavatrici. Dotati spesso di connessione Wi-Fi, questi dispositivi consentono il monitoraggio delle prestazioni tramite applicazioni o software. Ma questa caratteristica, li espone a vulnerabilità informatiche, con il rischio che hacker disattivino gli inverter, causando blackout, o accedano alle reti Wi-Fi collegate.

«Recenti articoli hanno destato preoccupazione, rivelando che la Cina comunista ha compromesso l’integrità degli inverter collegati alla rete elettrica statunitense — hanno scritto i parlamentari. — Questi dispositivi contengono apparecchiature di comunicazione non identificate, capaci di trasmettere dati sensibili all’estero». Hanno aggiunto che tali componenti, prodotte sotto il controllo del Partito comunista cinese, consentono accesso remoto, estrazione non autorizzata di dati e persino interruzioni operative.

La lettera richiama casi documentati di spionaggio informatico attribuiti al regime cinese contro gli Stati Uniti, tra cui apparecchiature di telecomunicazione della società Huawei, la raccolta di dati tramite l’applicazione TikTok, di proprietà cinese, e le attività di gruppi informatici cinesi come Volt Typhoon, Flax Typhoon e Salt Typhoon, che hanno preso di mira infrastrutture critiche e reti di telecomunicazione statunitensi. «Da anni si avverte che i prodotti realizzati o venduti da aziende con sede nella Cina comunista possono essere usati contro gli Stati Uniti», hanno sottolineato i senatori. Che hanno poi evidenziato come ogni azienda con base in Cina risponda al segretario generale del Pcc, Xi Jinping, il quale sarebbe in grado di disattivare, compromettere o manipolare le infrastrutture statunitensi, privando i cittadini di elettricità, comunicazioni, acqua e trasporti. Le leggi cinesi, come la Legge sull’intelligence nazionale del 2017 e la Legge sulla sicurezza dei dati del 2021, conferiscono a Pechino l’autorità di acquisire dati da entità commerciali cinesi. I parlamentari hanno accusato il regime di ignorare gli accordi internazionali e di aggirare le regole per accedere e controllare dati sensibili a livello mondiale.


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