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Rojc sul porto franco internazionale di Trieste

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L'intervento di Tatjana Rojc, nel corso delle dichiarazioni di voto ai ddl per la conoscenza delle foibe al Senato, Roma 3 ottobre 2023. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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«E’ venuto il momento di chiederci chi non vuole l’attuazione del porto franco internazionale a Trieste. L’ennesima bocciatura dell’emendamento che ho presentato alla manovra di bilancio getta un’ombra pesante sulle volontà dichiarate dalle forze di maggioranza di dotare lo scalo e tutto il territorio regionale di un forte asset competitivo. Il rilancio del porto di Trieste ha bisogno di un innesco ma a Roma qualcuno rema contro e a Trieste chi governa non lo chiede». Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc (Pd) dopo che al Senato non ha superato l’esame il suo emendamento che introduceva nella legge di Bilancio l’art. 8-ter recante «Operazioni connesse con il traffico internazionale di beni», inteso a «garantire la piena e corretta applicazione della normativa internazionale e comunitaria in materia di libera lavorazione industriale delle merci nei punti franchi del porto di Trieste». «Autorevoli esponenti della maggioranza di governo – annota la senatrice – ripetono che il porto franco è un valore aggiunto nella competizione ancora aperta per lo scalo che sarà effettivo terminale europeo del Corridoio indo-mediterraneo. Ma alla prova del voto calano il silenzio e l’oblio, fino al prossimo convegno. Per il porto franco internazionale di Trieste – continua Rojc – vorremmo si muovesse il sindaco, tutto preso a gettare i soldi dei cittadini in improbabili teleferiche mare-monti. Lo stesso dovrebbe fare il presidente Fedriga, se volesse ascoltare operatori e presidente dell’autorità portuale. Ma nulla si muove». Per la senatrice Pd «non resta che supporre ci siano forze più influenti che si mettono di traverso senza salire alla luce del sole, secondo un metodo che a Trieste abbiamo già conosciuto».

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