A 'legittimare' l'invasione russa sarebbe un referendum in realtà nullo
Putin ribadisce: la colpa della guerra è tutta di Kiev
Intervista dello Zar alla stampa indiana: Putin ribadisce i diritti russi sul Donbas e usa i toni del vincitore

Vladimir Putin in India. Foto da screenshot da video Reuters.
Vladimir Putin ieri, 4 dicembre, ha definito il suo incontro con Steve Witkoff e Jared Kushner molto utile. Ma in un’intervista rilasciata il 3 dicembre a India Today (di cui l’agenzia di stampa del regime russo Tass ha diffuso un estratto) Zar Vladimir ha precisato che raggiungere un consenso sulle questioni trattate nel piano di pace attualmente in discussione sarà «difficile».
«Portare due fazioni in conflitto a un accordo non è affatto semplice – ha detto Putin – Ma sono certo che il presidente Trump sta cercando sinceramente di farlo».
«Portare due fazioni in conflitto a un accordo non è affatto semplice – ha detto Putin – Ma sono certo che il presidente Trump sta cercando sinceramente di farlo».
L’incontro al Cremlino tra Witkoff, Kushner, Putin e alcuni stretti collaboratori del presidente russo è durato cinque ore, dalla sera del 2 dicembre fino alle prime ore del mattino moscovita del 3 dicembre. Putin ha spiegato che la lunghezza della riunione è stata dovuta alla necessità di esaminare punto per punto i 28 punti del piano di pace proposto dagli Stati Uniti.
«Quanto ci hanno presentato i nostri colleghi americani si basa, in un modo o nell’altro, sui nostri accordi raggiunti durante il mio incontro con il presidente Donald Trump in Alaska» ha detto Putin facendo riferimento all’incontro dello scorso agosto col presidente degli Stati Uniti alla base dell’aeronautica americana di Anchorage.
«Quanto ci hanno presentato i nostri colleghi americani si basa, in un modo o nell’altro, sui nostri accordi raggiunti durante il mio incontro con il presidente Donald Trump in Alaska» ha detto Putin facendo riferimento all’incontro dello scorso agosto col presidente degli Stati Uniti alla base dell’aeronautica americana di Anchorage.
Rispetto alle due regioni ucraine del Donbas – Donetsk e Luhansk – Putin ha ricordato che Mosca aveva proposto a Kiev di ritirare le proprie forze armate dalla zona prima dello scoppio dell’invasione russe, sostenendo che questa volontaria cessione di territorio da parte dell’Ucraina avrebbe potuto evitare la guerra. Se c’è la guerra – è ragionamento, senz’altro interessante, di Vladimir Putin – la colpa è solo della nazione che sta subendo l’invasione, non di quella che ha attaccato per prima invadendo una nazione sovrana.
«Noi avevamo detto subito all’Ucraina: “la gente non vuole vivere con voi”, avevano votato un referendum e avevano scelto l’indipendenza» ha poi argomentato Putin, facendo riferimento al referendum del 11 maggio 2014 organizzato da separatisti filorussi in violazione della Costituzione (che richiede un voto nazionale per ogni cambiamento territoriale) e della legge sui referendum dell’Ucraina. Data l’illegalità del “referendum” Kiev aveva dichiarato illegale e nullo il voto. L’Occidente, a sua volta, aveva riconosciuto la mancanza di legittimità del voto (su cui comunque c’erano seri sospetti di brogli) e persino l”Assemblea Generale ONU, con la risoluzione 68/262, aveva riaffermato l’integrità territoriale ucraina, invalidando di fatto il “referendum” di secessione del Donbas.
Ma tutto questo non ha importanza per un regime oligarchico e per il suo frontman: «Ritiratevi e non ci sarà azione militare» era stato il magnanimo avvertimento della Russia; ma gli ucraini «hanno preferito combattere» commenta Putin, concludendo poi: «ora ne hanno avuto abbastanza».
La linea di Putin, dopo quasi un anno di purtroppo inutili trattative, resta quindi sempre la stessa: «O liberiamo questi territori con la forza delle armi, oppure le truppe ucraine si ritirano da queste zone e smettono di combattere».
A Washington, Donald Trump ha dichiarato il 3 dicembre di aver parlato con Witkoff e Kushner dell’incontro con Putin, e di essere convinto che la Russia voglia porre fine alle ostilità. Ma evidentemente, visti termini dell’ultima esternazione di Putin, si tratta di un pio desiderio.
Anche dal lato ucraino, la linea rimane sempre la stessa: nessuna concessione territoriale all’invasore russo. In un discorso pronunciato il 3 dicembre all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa a Vienna, il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha affermato che Kiev vuole «una pace reale, non una pacificazione».
«Ricordiamo ancora i nomi di coloro che hanno tradito le generazioni future a Monaco. Questo non deve mai più ripetersi. I principi devono essere intangibili, e abbiamo bisogno di una pace reale, non di una pacificazione», ha detto Sybiha riferendosi all’accordo del 1938 con cui Francia e Gran Bretagna permisero alla Germania nazista di annettere la regione dei Sudeti, allora parte della Cecoslovacchia. «L’Europa ha avuto troppi accordi di pace ingiusti nel passato. Tutti hanno portato solo a nuove catastrofi».
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