Il piano in 28 punti non piace all’Europa e lascia tiepido Putin

di Giovanni Donato
23 Novembre 2025 11:06 Aggiornato: 23 Novembre 2025 11:37

L’amministrazione Trump definisce un quadro pragmatico di riferimento per chiudere la guerra la proposta in 28 punti per la risoluzione del conflitto in Ucraina, e sottolinea che il piano prevede solide garanzie di sicurezza e incentivi economici destinati a consentire sia alla Russia sia all’Ucraina «guadagni superiori ai sacrifici richiesti».

Kiev e l’Europa in generale ritengono che la proposta costringerebbe l’Ucraina a concessioni gravose, ne indebolirebbe la capacità difensiva e di fatto premierebbe l’aggressione russa.
In una dichiarazione rilasciata il 22 novembre al vertice del G20 in Sudafrica, i rappresentanti dell’Ue, assieme a Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, hanno riconosciuto il fatto che la bozza preveda «elementi essenziali per una pace giusta e durevole» ma hanno precisato come si tratti solo di una mera «base di partenza», da migliorare secondo il principio che «i confini non debbano mai essere alterati con la forza» e evidenziando che porre un limite massimo al numero di militari che l’Ucraina possa avere, «esporrebbe Kiev a nuove aggressioni» da parte della Russia. Due osservazione obiettivamente più che condivisibili.

Dall’altra parte dell’oceano, diversi parlamentari statunitensi hanno fatto eco esprimendo seria preoccupazione per il piano prodotto dall’amministrazione Trump, dichiarando che «fare a Putin una serie di concessioni» così favorevoli rischia di «compromettere irrimediabilmente la capacità di difesa ucraina». Il deputato repubblicano Don Bacon ha persino paragonato la proposta in 28 punti agli accordi di Monaco del 1938, in riferimento al contesto che spalancò a Hitler la strada verso l’invasione di mezza Europa.

Vladimir Putin dal canto suo ha (ovviamente) accolto positivamente la proposta, ma meno di quanto si potrebbe immaginare. Le concessioni americane, evidentemente, alla Russia non bastano. Il tono di Putin è stato tiepido: Zar Vladimir ha definito la proposta in 28 punti solo «una base» di partenza che potrebbe permettere di arrivare a «una soluzione pacifica definitiva». Il tono generale del Cremlino è quello di una cauta apertura priva di entusiasmo, e con il chiaro intento di esercitare pressione sugli Stati Uniti e sull’Ucraina, presentandosi come disponibile al dialogo ma insoddisfatta della fase attuale dei negoziati. Una condotta che non fa che confermare – per l’ennesima volta – quanto siano fondati i “sospetti” europei che la Russia voglia tutta l’Ucraina e non solo alcune regioni, come dichiara. E che, da lì, poi abbia in progetto di tentare di conquistare l’intera l’Europa.

Venendo al promotore della proposta in 28 punti, Donald Trump rispondendo ai giornalisti ieri, 22 novembre, ha chiarito che si tratta solo di una proposta, e non di un “ultimatum” (come invece avvenuto nei mesi scorsi): «non è la mia offerta finale» ha puntualizzato il presidente degli Stati Uniti, ribadendo che l’obiettivo «è la pace» e che «in un modo o nell’altro, occorre arrivare a una chiusura». Una posizione che fa capire come, al di là delle enunciazioni di principio, l’amministrazione Trump non sia interessata tanto a una vittoria dell’Ucraina quanto a fermare al più presto possibile la guerra. Perfino a costo di “premiare” l’aggressione russa.

Ed è qui che le visioni sulle due sponde dell’Atlantico non combaciano: Kaja Kallas ha ribadito davanti alla stampa a Bruxelles come l’Ue continui a volere «una pace giusta» e definitiva, sottolineando però come l’intenzione europea sia quella di «indebolire la Russia sostenendo l’Ucraina». E non, quindi, quella di finire la guerra al più presto possibile, costi quel che costi. Obiettivo, quello europeo, d’altra parte comprensibile, visto l’ormai più che evidente intenzione del Cremlino di “andare avanti” dopo l’Ucraina. «La nostra posizione resta invariata – ha poi puntualizzato la Kallas – qualsiasi piano di pace deve avere l’approvazione di Kiev e dell’Europa».
Quanto al diretto interessato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando alla nazione venerdì 21, ha fotografato la situazione dicendo che l’Ucraina si trova ora di fronte a un tragico dilemma: «o la perdita della dignità, o il rischio di perdere un partner fondamentale».

In ogni caso, i giochi restano ancora tutti aperti. Oggi si terrà a Ginevra un incontro tra i negoziatori di Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania. Questo mentre le capitali europee  – ha detto Zelensky stesso — stanno preparando delle proposte alternative e Kiev cerca una formula che garantisca una pace che sia basata su «sicurezza e giustizia», ossia condizioni che non solo siano accettabili per la nazione vittima dell’aggressione ma che, anche e soprattutto, tutelino l’Ucraina da «una terza invasione russa e ulteriori aggressioni».


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