Dominio del 5G, la nuova guerra fredda che Pechino vuole vincere

Nella mitologia nordica, Odino, il dio guercio, controllava ogni sera l’operato del genere umano ascoltando i resoconti dei suoi due corvi, Pensiero e Memoria. Un corvo gli sussurrava tutte le azioni che aveva visto, mentre l’altro ne spiegava il significato.

Entro una decina d’anni, la Cina di oggi potrebbe ottenere l’equivalente tecnologico delle capacità di Odino: la possibilità, cioè, di conoscere tutte le attività degli esseri umani, dalle più banali alle più sporadiche, e per giunta in tempo reale.

Per creare questa estesa rete di dati, il Partito Comunista Cinese dovrà controllare le infrastrutture della rete telefonica di quinta generazione (5G), che diverrà onnipresente nel mondo entro i prossimi 5 anni. Per questo ha annunciato di voler investire oltre 196 miliardi di dollari nel 5G entro il 2025.

Oggi il 5G è il punto focale della competizione per la supremazia globale, è il terreno in cui si combatte la nuova guerra fredda: la corsa agli armamenti nucleari è stata rimpiazzata dalla guerra per le informazioni che viaggiano nello spettro elettromagnetico.
Al centro dell’offensiva c’è il gigante delle telecomunicazioni Huawei, che recentemente ha intentato causa contro il governo statunitense per opporsi alla legge di bilancio del Ministero della Difesa, che impedisce alle agenzie governative di usare le apparecchiature di telecomunicazione prodotte da Huawei.

Così, la competizione per diventare costruttori delle reti 5G e commercializzare questa tecnologia nel mondo sta diventando sempre più feroce.

Guerra digitale senza limiti

Gli approcci senza remore adottati dalla Cina per conseguire l’egemonia globale hanno le loro radici nella dottrina della ‘guerra senza limiti’, postulata per la prima volta in un libro dal medesimo titolo, scritto da due colonnelli appartenenti all’Esercito popolare di liberazione (Epl) nel 1999. Il libro mostra la mappa di 26 campi di battaglia, che spaziano dagli ambiti militari, come la guerra digitale e quella del contrabbando, sino alle battaglie non militari, come quelle che si ‘combattono’ nel commercio, nella stampa, nella finanza e in altre aree che possono causare destabilizzazione. E osservando le armi intelligenti le tattiche impiegate dall’esercito statunitense durante la prima guerra del golfo, i colonnelli dell’Epl hanno scoperto che le informazioni sono la chiave per ottenere una vittoria totale e rapida.

«L’Epl ha passato oltre un decennio a studiare le pubblicazioni dell’esercito statunitense inerenti alla guerra digitale e l’evoluzione della dottrina americana della guerra delle informazioni […] Nei Balcani e con la prima guerra del Golfo, l’Epl ha visto l’effetto delle moderne operazioni informatiche sul campo di battaglia e nell’arena internazionale» ha scritto Larry M. Wortzel in una pubblicazione dell’Army War College del 2014 intitolata L’esercito popolare di liberazione e la guerra delle informazioni.
Se Wortzel aggiornasse oggi il suo studio, potrebbe analizzare la tripla guerra portata avanti dal Partito Comunista Cinese (Pcc) contro i mussulmani uiguri. Per prendere il controllo della provincia dello Xinjiang, abitata da circa 12 milioni di persone indigene, il Pcc ha utilizzato la terribile trinità di guerra legale, guerra dell’opinione pubblica e guerra psicologica. Il risultato che è riuscito a conseguire è stato un sostanziale silenzio della stampa e un annichilimento dell’opinione pubblica riguardo i crimini contro l’umanità, persino nel mondo mussulmano.

La sperimentazione del 5G nella ‘guerra’ contro gli uiguri

Dal 2017 la Cina ha costruito diversi campi di concentramento, dove ha imprigionato oltre un milione di persone appartenenti alla minoranza etnica uigura, spogliandoli dei loro diritti umani e della propria identità religiosa. Migliaia di dissidenti sono spariti. Ma il vero strumento per il dominio totale risiede nel pervasivo sistema di spionaggio basato sulla rete 5G, che sta schiavizzando digitalmente gli uiguri, senza nemmeno il bisogno dei campi di prigionia.

In ogni singolo momento, infatti, gli uiguri sono tracciati dai propri smartphone e seguiti nei villaggi e nelle città da migliaia di telecamere dotate della tecnologia di riconoscimento facciale. Inoltre vengono osservati, perquisiti e interrogati presso i posti di blocco. La polizia prende loro campioni di Dna e le impronte biometriche, mentre le app e le foto sui loro cellulari vengono ispezionate in cerca di contenuti illegali. Il flusso di informazioni viene poi trasmesso alle banche dati dei servizi segreti.

L’arido e polveroso Xinjiang è cosi importante per il Pcc perché si trova sul tracciato dell’antica Via della Seta, e presto questa terra leggendaria collegherà il Pakistan alla Cina tramite la Nuova Via della Seta, che dovrebbe poi attraversare il Medio Oriente e giungere in Europa. Lo scopo finale è tagliare fuori gli Stati Uniti e i loro alleati in Europa occidentale dal nuovo paradigma commerciale. Oltre a costruire condotti e infrastrutture per i trasporti, le reti 5G costruite dalla Cina tracceranno le spedizioni e le catene di approvvigionamento, e faranno si che nessun individuo o partner della Nuova Via della Seta si discosti dalla visione e dalle politiche del Pcc.

Ci si può fidare della Cina come leader del 5G?

Con velocità di download che saranno 200 volte più veloci dell’attuale tecnologia 4G, il 5G fornirà alle intelligenze artificiali i dati raccolti da centinaia di miliardi di sensori integrati in persone, dispositivi, robot, transazioni, registri blockchain e contratti. L’intelligenza artificiale 5G rafforzerà la comunicazione tra macchine nell’ambito dei droni, dei veicoli e delle armi, trasformando il mondo analogico in un enorme internet delle cose.

In questo futuro iperconnesso, ci saranno oceani di dati che confluiranno quotidianamente nelle banche dati per poi essere analizzati ed elaborati in tempo reale.

Oltre ai rischi che le radiazioni 5G rappresentano per la salute umana – come sostenuto da moltitudini di fisici e scienziati – ci sono altre tre questioni relative alla rete 5G che dovrebbero preoccupare i leader occidentali. La prima è l’esportazione degli strumenti di sorveglianza del regime cinese nel resto del mondo, la seconda è la possibilità di sfruttare le falle nella sicurezza informatica, e la terza sono le applicazioni militari.

Al centro del caos sul 5G c’è Huawei, fondata nel 1987 da Ren Zhengfei, un veterano dell’Elp che ha scalato i ranghi dell’esercito come ricercatore informatico. Tuttavia, negli ultimi tempi, l’azienda cinese ha subito duri attacchi dalla stampa e dagli organi giuridici di vari Paesi.
Recentemente, per esempio, Huawei è finita sotto inchiesta per il furto di proprietà intellettuale relativo al robot usato dalla T-Mobile per testare gli smartphone. Inoltre l’arresto della direttrice finanziaria Meng Wanzhou, figlia di Zhengfei nonché probabile erede, per presunte violazioni delle sanzioni contro l’Iran, ha rincarato le critiche da parte della stampa.

Relativamente alla strumentazione tecnologica, il gigante cinese è stato accusato di aver creato delle backdoor che permettono al Pcc di acquisire i flussi di dati e di spiare così le persone di tutto il mondo mentre sono in casa o a lavoro. Sembra comunque che siano necessarie ulteriori indagini per accertare queste potenziali minacce per la sicurezza.

Ad ogni modo se la strumentazione di Huawei venisse integrata in tutto quello che è ‘smart’, dai contatori agli elettrodomestici, sino alle automobili e alle reti elettriche delle città intelligenti, la Cina potrebbe essere in grado di spegnere qualsiasi parte del sistema in ogni momento, potrebbe causare cali di tensioni a centrali nucleari e ospedali, o permettere agli hacker di ficcare il naso nella vita delle persone e rubare i segreti commerciali delle imprese.

Poiché la rete 5G sarà sia ‘terrestre’ che basata su satelliti che orbiteranno intorno alla Terra, l’Esercito Popolare di Liberazione potrà spiare gli utenti anche aldilà della rete Huawei, come ad esempio i Paesi poveri senza un’adeguata infrastruttura delle telecomunicazioni. La vera minaccia, tuttavia, arriverà nel prossimo futuro, con l’utilizzo militare del 5G, la Cina potrebbe bloccare il transito marittimo, aereo e terrestre, comandare a suo piacimento i droni da guerra, o mettere fuori gioco l’intera rete di antenne 5G o quella dei satelliti nello spazio.

Gordon Chang, autore del libro The Coming Collapse of China ha dichiarato durante un evento organizzato dal Partito Conservatore il primo marzo: «La corsa al 5G si deciderà nei prossimi due o tre anni e determinerà realmente il destino del mondo per la prima metà di questo secolo. E sarebbe bene con non sia Huawei a vincerla, se vogliamo essere liberi».

Ci si può fidare della Cina dopo che ha ignorato le sentenze del tribunale internazionale del diritto del mare costruendo basi militari sugli atolli nel Mare Cinese del Sud? Ci si può fidare della Cina dopo che ha soggiogato gli uiguri e altri gruppi etnici per il solo crimine di essere quello che sono? Si può essere certi che le imprese tecnologiche cinesi, come Zte e Huawei, non facciano un uso improprio dei dati?

Le risposte sono no, no e no.

 

James Grundiv, autore di questo articolo, ha scritto ‘Master Manipulator: The Explosive True Story of Fraud, Embezzlement and Government Betrayal at the CDC’. Vive e lavora nella città di New York.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: The 5G Cold War Heats Up

 
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