Cina, il regime blinda Pechino per le ‘due sessioni’

In occasione del più importante appuntamento annuale della politica cinese, le ‘due sessioni’, il regime ha inasprito drasticamente le misure di sicurezza, ponendo alcune zone della Cina in uno stato di allerta semi-bellico.
Nelle prossime due settimane a Pechino si svolgeranno infatti le sessioni plenarie del parlamento-fantoccio del regime (l’Assemblea Nazionale del Popolo) e del suo organo consultivo (la Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese).

I quasi 3 mila delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il cui ruolo è fondamentalmente cerimoniale, dovrebbero ratificare una serie di leggi approvate in precedenza dal Partito Comunista Cinese (Pcc).

Ogni anno, la macchina del Partito implementa pesanti restrizioni in tutta la Cina, in particolare a Pechino, al fine di sradicare il dissenso e mantenere il controllo sociale durante le ‘due sessioni’.

Restrizioni da ‘periodo bellico’

La Taiwan Central News Agency ha pubblicato il 26 febbraio la copia di un documento interno alla Commissione per gli Affari Legali e Politici del Pcc della città di Yingyang, nella provincia di Henan, che chiedeva alla città di azionare ‘meccanismi da periodo bellico’ durante il periodo delle due sessioni.
Il documento ordina alla polizia di inasprire la sorveglianza e i controlli, e di fornire loro resoconti giornalieri circa il proprio operato. In questo periodo, anche i viaggiatori diretti a Pechino sono sottoposti a controlli di sicurezza straordinari.

Xinhua, l’organo di stampa portavoce del Partito, ha scritto che tutti i passeggeri dei treni diretti o in transito per Pechino tra il 26 febbraio e il 17 marzo dovranno essere sottoposti a due controlli di sicurezza prima di salire a bordo del treno, per poi essere controllati nuovamente a Pechino quando scendono dal treno.

Anche il servizio postale nazionale ha implementato controlli doppi – o tripli – su tutte le lettere e i pacchi spediti a Pechino nel periodo delle due sessioni.

Come è successo anche negli anni passati, gli abitanti di Pechino etichettati come ‘dissidenti’ sono stati rinchiusi in centri di detenzione extralegali, o costretti ad abbandonare la città prima dell’inizio delle ‘due sessioni’; e generalmente non viene permesso loro di tornare a casa prima della fine di tutte le riunioni.

Rallentamenti di Internet

Dal 2 marzo gli utenti cinesi di numerose province hanno iniziato a segnalare sui social media che le connessioni a internet dei propri cellulari erano diventate improvvisamente più lente.
«Il mio internet è passato da 4G a 3G, e poi a 2G negli ultimi giorni. Non so veramente cosa dire»: questo è quello che Zhang Liang, un assicuratore del Sichuan, ha postato il 3 marzo su Weibo, la versione cinese di Twitter.

Alcuni internauti hanno suggerito che questi rallentamenti potrebbero essere causati da un sistema di ‘sicurezza’ gestito dalla polizia, conosciuto come «recinto elettrico» o «Falso ripetitore».
Secondo gli utenti questo sistema si insinuerebbe tra i cellulari e i ripetitori 4G, e permetterebbe alla polizia di acquisire tutti i messaggi, le chiamate, la cronologia e gli altri dati presenti nel telefono, provocando così un calo della velocità della connessione internet.

I rappresentanti del popolo tenuti ‘in isolamento’

Il 2 marzo l’Hong Kong Economic Journal ha intervistato i funzionari che partecipano alle sessioni, che tra le altre cose hanno dichiarato che né a loro, né al loro staff, è concesso di portare i cellulari all’interno della sala conferenze: per le comunicazioni di emergenza i partecipanti possono usare solamente dei walkie talkie.

Lu Tianming, famoso scrittore pro-Pcc, ha postato su Weibo alcune foto dell’hotel dove alloggiano i rappresentanti delle due sessioni; queste immagini mostrano chiaramente che il perimetro dell’hotel è circondato da recinzioni di filo spinato e che la zona è presidiata abbondantemente dalla polizia.
Il post di Lu è stato rapidamente rimosso, ma altri utenti avevano già scattato degli screenshot che hanno fatto il giro del web.

Lin Heli, un opinionista politico di Hong Kong, ha dichiarato al quotidiano di Hong Kong Apple Daily che tutti i partecipanti delle ‘due sessioni’ sono stati istruiti a «restare in silenzio» e soprattutto a non parlare con la stampa straniera.

Il primo marzo l’attivista cinese per i diritti umani Hu Jia ha invece dichiarato a Voice of America che «oltre un milione, tra militari, poliziotti armati, agenti di sicurezza pubblica e membri della sicurezza sociali, sono stati mobilitati per garantire la sicurezza delle due sessioni».
«Quale genere di Paese… deve spendere cosi tante risorse per tenere un convegno? Ma la Cina lo fa ogni anno, e predispone misure più restrittive negli anni speciali [come in questo caso]».

Il 2019 è stato considerato un anno speciale dal Pcc in quanto segna una serie di ricorrenze controverse. Nei prossimi mesi saranno passati infatti 30 anni dal massacro di piazza Tiananmen, 20 dall’inizio della persecuzione della pratica spirituale del Falun Gong, 100 anni dal Movimento del 4 maggio, e 70 da quando il Pcc ha preso il potere in Cina.

 

Articolo in inglese: Chinese Regime Sets ‘Wartime’ Measures Ahead of Major Political Meeting

 
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