La guerra della Cina contro le religioni

Per chi professa una religione in Cina, le cose stanno andando rapidamente di male in peggio; il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha reso chiaro che la sua campagna di ‘sinizzazione’ – che consiste nel trasformare le chiese in uno strumento dello Stato – è appena iniziata.

L’attuale ondata di persecuzioni ha avuto inizio a febbraio del 2018, con l’attuazione di nuove severe restrizioni delle attività religiose; da allora la situazione è peggiorata costantemente, e molte chiese e moschee sono state distrutte o deturpate.

I fedeli cattolici sono stati uno dei bersagli principali: numerosi vescovi e preti sono stati arrestati e alcuni dei più famosi santuari cinesi sono stati rasi al suolo. Come ha dichiarato recentemente un prete della chiesa clandestina, «il cattolicesimo sta attraversando una grossa calamità in Cina».

Le altre confessioni cristiane se la passano poco meglio. La Chiesa della Prima Pioggia dell’Alleanza, ad esempio, è stata attaccata il 9 dicembre scorso: oltre 160 membri della congregazione sono stati arrestati, assieme al loro pastore, Wang Yi, accusato di aver «incitato alla sovversione del potere dello Stato».

Anche i cinesi mussulmani sono sotto assedio, in particolare le minoranze di lingua turca che popolano le regioni più occidentali. Durante lo scorso anno, oltre un milione tra uiguri e kazaki – la cui popolazione complessiva ammonta a circa 10 milioni – sono stati spediti nei ‘campi di rieducazione’. In questi luoghi viene richiesto loro di parlare solo cinese, vengono costretti a mangiare carne di maiale e a bere alcool, e inoltre viene ripetuto loro in continuazione che tutte le religioni non sono altro che superstizione.

Anche la persecuzione dei tibetani e dei praticanti del Falun Gong sta raggiungendo nuove vette. Persino la piccola comunità ebraica cinese, concentrata principalmente nella città di Kaifeng, non è scampata all’ira delle autorità. Con un operazione inquietantemente analoga alla notte dei cristalli, le autorità hanno fatto a pezzi la loro sinagoga di fortuna (ed è stato proibito loro di costruirne un’altra), strappato le scritture ebraiche che erano appese alle pareti e riempito il mikveh (bagno rituale) con pietre e terriccio.

È importante comprendere che il Partito Comunista non sta reprimendo i credenti perché si oppongono attivamente all’ideologia di Stato del ‘socialismo con caratteristiche cinesi’: la grande maggioranza di essi non si oppone affatto al regime comunista. Vogliono solo che sia concesso loro di praticare in pace la propria fede: un diritto teoricamente garantito dalla Costituzione della Repubblica Popolare Cinese.

Il Pastore della Chiesa della Prima Pioggia dell’Alleanza, ad esempio, ha dichiarato apertamente che in base alla Bibbia lui accetta e rispetta «il fatto che Dio abbia concesso a questo regime comunista di governare temporaneamente». Questo però non è bastato a farlo uscire di prigione.

La Chiesa Cattolica si è spinta ben oltre nei suoi tentativi di compiacere il governo cinese, stipulando a settembre un accordo ancora segreto con il Partito Comunista sulla nomina dei vescovi. Ma la guerra del Partito contro le religioni non si è fermata.

Infatti, poco dopo l’accordo tra Vaticano e Cina, le statue del grande santuario dedicato a Maria Addolorata, nella provincia dello Shanxi, sono state rimosse. Un funzionario locale del Partito ha spiegato che hanno dovuto farlo perché il santuario aveva «troppe statue»: un affermazione ridicola se si considera che la Cina è letteralmente piena zeppa di statue che ritraggono i leader comunisti del passato. Piuttosto, per le autorità erano le statue in sé a essere sbagliate. Raffiguravano angeli e santi, invece che grandi compagni come Mao Zedong o Deng Xiaoping. Perciò bisognava distruggerle.

Ancora peggio, il santuario della Madonna della Neve, nella provincia dello Yunnan è stato completamente raso al suolo.

Perché il governo è cosi determinato a deturpare o distruggere simili centri della devozione cattolica?

La questione è che decine di migliaia di pellegrini ogni anno giungono da tutta la Cina per visitare questi santuari, rendendo omaggio alla ‘Madre di Dio’. Ma una tale manifestazione pubblica di lealtà verso qualcosa di diverso dal Partito e dai suoi leader è in contrasto con il programma di sinizzazione, e deve perciò essere fermata.

Alcuni occidentali sembrano ancora convinti che questa ‘sinizzazione’ sia intesa semplicemente a liberare la cristianità cinese e le altre religioni dalle influenze estere. In realtà si tratta di una estesa campagna politica volta a trasformare tutte le religioni presenti in Cina in strumenti che favoriscano il controllo dello Stato.

È per questo che il Pcc ha imposto una nuova serie di restrizioni sulle attività religiose all’interno dei confini cinesi, ed è per questo che lo Stato sta invadendo aggressivamente i santuari e le chiese a cui ha permesso di esistere.

Le autorità stanno nominando i leader religiosi, inclusi i vescovi cristiani, che devono giurare apertamente di essere fedeli in primo luogo al Parito, e solo in seguito alla propria fede. Persino la Bibbia sta venendo riscritta sotto la supervisione del Partito per dare maggiore enfasi al concetto di lealtà nei confronti dello Stato. Ai pastori e ai preti viene ordinato di appendere bandiere della Rpc e ritratti dei leader comunisti sopra i propri altari. Coloro che oppongono una qualsiasi forma di resistenza agli abusi dello Stato vengono accusati, come il pastore Wang, di voler ‘sovvertire lo Stato’.

Ma non è la prima volta che accade qualcosa di simile.

Dopo aver preso il potere nel 1933, Hitler avviò la cosiddetta ‘nazificazione’. Per assoggettare le chiese allo Stato, veniva ordinato ai pastori e ai preti di appendere svastiche attorno ai propri altari, e di esporre ritratti del Führer in bella vista. Vennero anche reclutati dei teologi per ritradurre la Bibbia in modo che si conformasse al pensiero nazista. E coloro che opponevano resistenza a questi abusi venivano arrestati e accusati di tradimento.

Lo scopo ultimo della nazificazione era quello di promuovere l’adorazione del Terzo Reich e del suo leader, Adolf Hitler.

 

Le opinioni in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Stewen W.Mosher è presidente del Population Research Institute e autore di del libro Bully of Asia: Why China’s Dream is the New Threat to World Order.

Articolo in inglese: China’s War on Religion

 
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