Logo Epoch Times
Oltre il 70 per cento dei fondi deviato verso Hamas o organizzazioni affiliate

L’indagine che ha portato all’arresto di Hannoun

La Digos di Genova ha arrestato ieri nove persone con l’accusa di aver finanziato Hamas attraverso una rete di associazioni benefiche operanti in Italia. L’indagine rivela un'esteso sistema di deviazione di donazioni destinate ad aiutare il popolo palestinese, che finivano invece nelle mani di organizzazioni terroristiche islamiche. La Procura di Genova ha precisato che gli indagati sono accusati di «appartenere a e di finanziare» Hamas

top-article-image

Il presidente dell’Associazione palestinese in Italia, Mohammad Hannoun, brandisce una bandiera palestinese durante uno sciopero generale, indetto dalla USB, in solidarietà con Gaza e contro il governo e il suo piano di aumentare la spesa militare. Roma, 29 novembre 2025. Foto REUTERS/Remo Casilli

author-image
| Aggiornato alle
Condividi articolo

Tempo di lettura: 5 Min.

La Polizia ha arrestato ieri nove persone con l’accusa di aver finanziato Hamas attraverso una rete di associazioni benefiche operanti in Italia.
L’indagine – svolta in coordinamento tra la Direzione Distrettuale Antimafia e la Digos (la divisione antiterrorismo della Polizia di Stato) di Genova, insieme alla Guardia di Finanza – rivela un’esteso sistema di deviazione di donazioni destinate ad aiutare il popolo palestinese, che finivano invece nelle mani di organizzazioni terroristiche islamiche. La Procura di Genova ha precisato che gli indagati sono accusati di «appartenere a» e «di finanziare» Hamas.
L’operazione della Polizia di Stato di ieri è il risultato di un’indagine di due anni, e – specifica la Polizia – oltre il 7o per cento dei fondi raccolti dalle associazioni sarebbe stato deviato verso Hamas o organizzazioni affiliate. Gli inquirenti affermano che il denaro sia stato utilizzato per finanziare Hamas, fornire assistenza alle famiglie dei kamikaze e aiutare individui detenuti per reati legati al terrorismo; l’operazione, denominata “Domino”, ha portato al sequestro di beni per un valore di circa 8 milioni di euro, e gli indagati sono accusati di aver finanziato attività legate a Hamas per un totale di circa 7 milioni. La polizia descrive l’indagine come la scoperta di un «complesso sistema di raccolta fondi» operante attraverso organizzazioni benefiche, aggiungendo che più di due terzi delle donazioni umanitarie risultano essere state dirottate nelle casse di Hamas.
Secondo le ricostruzioni di procura e polizia, i fondi non erano solo inviati direttamente a Gaza ma anche tramite organizzazioni “ponte” con sede in altri Paesi europei e in Medio Oriente, con schemi di triangolazione bancaria e utilizzo di conti correnti di comodo.
L’inchiesta era stata avviata poco dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, partendo dall’analisi di transazioni finanziarie sospette per poi allargarsi grazie alla cooperazione con le autorità olandesi e altri Paesi dell’Unione europea, in coordinamento con Eurojust, l’agenzia giudiziaria dell’Ue.
La polizia ha riferito che diversi degli arrestati risultano appartenere alla rete estera di Hamas, incluso un soggetto accusato di essere il capo della cellula italiana dell’organizzazione terroristica jihadista; tre ulteriori indagati sono accusati di aver fornito supporto esterno all’organizzazione terroristica.
Gli inquirenti hanno indicato che alcuni degli coinvolti mantenevano collegamenti con individui basati in Turchia, che fungevano da intermediari per trasferire denaro a Gaza: «Le comunicazioni intercettate facevano esplicito riferimento alla jihad e a ruoli e compiti degli indagati, con espressioni di approvazione per la violenza compiuta in attacchi terroristici. Documenti recuperati dai server degli indagati mostravano prove di addestramento militare di studenti e la celebrazione del “martirio”» ha dichiarato la polizia in un comunicato.
Gli arresti hanno provocato una reazione decisa da parte della Rete di solidarietà con i prigionieri palestinesi Samidoun, che ha così condannato in un comunicato l’operazione delle forze dell’ordine e della magistratura: «Gli arresti di oggi sono solo l’ultimo atto di complicità e coinvolgimento diretto con il genocidio sionista in Palestina da parte dello Stato italiano, che continua deliberatamente ad agire per assediare, affamare e criminalizzare il popolo palestinese e la sua stessa esistenza».
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso grande apprezzamento per l’operazione, definendola «particolarmente complessa e importante» e ringraziando le forze dell’ordine e i servizi di intelligence per aver smantellato una rete di finanziamento terroristico camuffata da aiuti umanitari: «Desidero esprimere il mio apprezzamento e la mia soddisfazione per l’operazione particolarmente complessa e importante, che ha portato all’arresto di nove individui accusati di aver fornito a Hamas oltre 7 milioni di euro di finanziamento attraverso una serie di cosiddette associazioni benefiche», ha infatti dichiarato la Meloni in un comunicato, specificamente nominando Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, che gli inquirenti hanno descritto come «membro del ramo estero dell’organizzazione terroristica Hamas» e capo della cellula italiana di Hamas. Hannoun si definisce non affiliato ma simpatizzante di Hamas.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato su X: «Nel pieno rispetto della presunzione di innocenza, che deve sempre valere in questa fase, è stato squarciato il velo su condotte che, dietro lo schermo di iniziative a favore della popolazione palestinese, nascondevano sostegno e partecipazione a organizzazioni con autentici scopi terroristici islamisti».
 
Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times