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L'Europa deve apprezzare la critica costruttiva di Trump

La strategia di sicurezza nazionale americana è un appello per l’Europa

Il ministro degli Esteri lettone Baiba Braze afferma che la nuova strategia dell'amministrazione Trump sia un amichevole richiamo al rinnovamento europeo, non l'insulto che diversi esponenti dell'Ue hanno scelto di leggervi

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epa12466634 Latvian Minister for Foreign Affairs Baiba Braze speaks to the media before the meeting of the Foreign Affairs Council in Luxembourg City, Luxembourg, 20 October 2025. EU Foreign Affairs Ministers will discuss the Russian aggression against Ukraine, the situation in the Middle East in the light of the latest developments. EPA/OLIVIER HOSLET

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Tempo di lettura: 4 Min.

In un’intervista esclusiva alla nostra consociata Epoch Times Usa, il ministro degli Esteri lettone Baiba Braze ha affermato che la nuova strategia di sicurezza nazionale di Donald Trump non dovrebbe far sentire l’Europa abbandonata a sé stessa, ma essere uno stimolo a rafforzare le proprie difese e la propria competitività.
Il documento, sostiene il ministro lettone, «è piuttosto solido», aggiungendo che si dovrebbe evitare di concentrarsi su frammenti estrapolati dal contesto e condivisi sui social. L’Europa è descritta come afflitta da tensioni strutturali, come migrazione di massa, invecchiamento della popolazione, polarizzazione politica, e avverte che, a meno che queste tendenze non vengano invertite, il continente rischia la prospettiva di una cancellazione della civiltà.
La strategia critica anche le restrizioni anti-democratiche sulle libertà fondamentali in alcuni Paesi europei: «L’America incoraggia i suoi alleati politici in Europa a promuovere questa rinascita dello spirito, e la crescente influenza dei partiti patriottici europei dà effettivamente motivo di grande ottimismo». Ma non tutti i capi di governo europei sono d’accordo con il documento firmato dal presidente degli Stati Uniti. Il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, ad esempio, ha detto che vi sono delle parti inaccettabili e che la strategia dimostra solo che l’Europa deve diventare molto più indipendente dagli Stati Uniti in termini di politica di sicurezza.
Il Presidente del Consiglio europeo António Costa, invece, ha approvato la descrizione dell’Europa come alleato contenuta al suo interno, ma ha affermato che «gli alleati non minacciano di interferire nelle reciproche scelte di politica interna». Gli Stati Uniti, ha aggiunto, non possono sostituire i cittadini europei nella scelta di quali siano i partiti buoni o quelli cattivi.
Parlando in un intervento dell’8 dicembre a un evento ospitato dall’Hudson Institute, Baiba Braze ha ribadito il suo consenso alla strategia americana, sottolineando la necessità dell’Europa di compiere ancora diversi passi in avanti per essere più competitivi e più forti su molti temi, come le nuove tecnologie o i rapporti con la Cina. Gli europei hanno «troppe inibizioni a livello nazionale» che devono essere abbandonate. Non c’è motivo, ad esempio, per cui obiettivi come spendere il 5% del prodotto interno lordo per la difesa non possano essere raggiunti.
Braze ha sottolineato che la risposta della regione baltica è quella di avvicinarsi, e non di prendere le distanze, da Washington, per poi continuare raccontando la linea filo-americana che la regione nord-baltica e lei stessa seguono sin dal secondo dopoguerra. Una posizione che affonda le radici nell’esperienza storica della Lettonia, ricordando che gli Stati Uniti si rifiutarono di riconoscere l’occupazione sovietica degli Stati baltici durante la Guerra Fredda.
Oggi, Riga cerca un impegno americano ancora più profondo. La Lettonia ospita già forze della Nato guidate dal Canada e contingenti alleati multipli, ma Braze ha suggerito che la presenza di truppe statunitensi nella regione avrebbe un effetto deterrente unico contro le minacce (russe). Lo Stato baltico è uno degli esecutori principali delle sanzioni occidentali, in particolare negli sforzi per soffocare la flotta ombra di petroliere obsolete che spostano il petrolio russo e per chiudere le lacune nei regimi di controllo delle esportazioni dell’Ue.
 

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