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La centrale elettrica di enorme importanza sia per Kiev che per Mosca

La centrale di Zaporizhzhia al centro dei negoziati per la pace tra Russia e Ucraina

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, rappresenta uno dei nodi più complessi nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina

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Soldato russo monta la guardia davanti alla Centrale Nucleare di Zaporizhzhia, 15 giugno 2023. Foto REUTERS/Alexander Ermochenko

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La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, rappresenta oggi uno dei nodi più complessi nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina. Compare al dodicesimo posto tra i venti punti elencati nel piano di pace presentato da Zelensky, che proprio questa domenica incontrerà Trump in Florida per cercare di completare l’accordo, ormai quasi del tutto finalizzato.
Le recenti dichiarazioni di Zelensky indicano proposte divergenti tra Kiev e Washington. La proposta americana suggerisce una gestione trilaterale che coinvolga Ucraina, Russia e Stati Uniti, con quote paritetiche in una joint venture guidata da un dirigente americano. Al contrario, la controproposta ucraina prevede un accordo bilaterale esclusivo tra Ucraina e Stati Uniti in cui l’energia prodotta verrebbe divisa in modo equo: una metà resterebbe all’Ucraina, mentre l’altra metà verrebbe gestita autonomamente dagli Stati Uniti per le proprie necessità o per la distribuzione internazionale. Sebbene la Russia abbia mostrato interesse per una co-gestione con gli americani, come riportato dal quotidiano Kommersant, Kiev si oppone fermamente a qualsiasi forma di cooperazione diretta con Rosatom.
La centrale, situata a Enerhodar, dispone di sei reattori di progettazione russa con una capacità totale di 5,7 gigawatt. Attualmente, tutti i reattori si trovano in uno stato di “cold shutdown” – ossia provvisoriamente spenti – ma la situazione tecnica rimane estremamente critica. Nel dicembre 2025, l’ente regolatore russo Rostekhnadzor ha rilasciato una licenza decennale per l’esercizio del primo reattore, ma il ministero dell’Energia ucraino ha definito l’atto illegale e nullo, denunciando un tentativo di legittimare l’occupazione e mettendo in guardia contro il rischio di un incidente nucleare. Inoltre, solo nel mese di dicembre, la centrale ha subito gravi interruzioni della fornitura elettrica esterna a causa dei combattimenti. Il direttore generale della Iaea, Rafael Grossi, ha confermato che la stabilità della rete elettrica ucraina è al suo livello più basso dall’inizio del monitoraggio, costringendo spesso l’impianto a fare affidamento sui generatori diesel di emergenza per mantenere il raffreddamento del combustibile. A questo si aggiunge la carenza idrica seguita alla distruzione della diga di Kakhovka nel 2023, con bacini di raffreddamento con livelli in costante calo. I tecnici stimano che le riserve siano sufficienti per gestire al massimo due reattori in funzione.
Per la Russia, la centrale è fondamentale per colmare il deficit energetico nelle regioni meridionali del proprio territorio. Per l’Ucraina, il recupero della Znpp è vitale per porre fine ai blackout che la affliggono. Il deficit energetico ucraino è di circa 4 gigawatt, esattamente la potenza che quattro dei sei reattori di Zaporizhzhia potrebbero fornire se tornassero operativi. Tuttavia, Oleksandr Kharchenko, direttore dell’Energy Research Centre di Kiev, avverte che, anche in caso di riconquista, occorrerebbero almeno tre anni di ispezioni e riparazioni prima di poter riavviare l’impianto in sicurezza.
Un ulteriore elemento di discussione emerso su Kommersant riguarda l’ipotesi di utilizzare parte dell’energia prodotta per attività di mining nel campo dei bitcoin, una possibilità che aggiunge un ulteriore livello di complessità economica alle trattative sulla creazione di una zona economica speciale nella regione.
 

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