L'esecutivo deciderà anche le date del referendum sulla riforma della Giustizia
In Consiglio dei ministri il decreto per l’invio di armi all’Ucraina
Via libera al sostegno militare a Kiev ma solo a patto di aumentare gli aiuti ai civili. È l'intesa raggiunta tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini sul dl armi, che approda oggi in Cdm. All'ordine del giorno anche il referendum sulla magistratura, sulle cui date l'esecutivo potrebbe trovare oggi l'accordo

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti durante la conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, Roma, 17 ottobre 2025. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Mentre l’Aula di Montecitorio è impegnata nel rush finale per l’approvazione della Manovra, l’attività del Governo non rallenta. Nel pomeriggio di oggi, alle ore 15, il Consiglio dei Ministri è chiamato a sciogliere due nodi politici di primaria importanza che segneranno l’agenda del 2026: il rinnovo del sostegno militare e civile all’Ucraina e la definizione della data per il referendum costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati.
Il primo dossier riguarda la proroga per tutto il 2026 dell’invio di forniture militari all’Ucraina. Il decreto legge che approda oggi in Cdm è il risultato di una lunga mediazione tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il segretario della Lega, Matteo Salvini. Dopo settimane di lavoro condotto dai rispettivi sherpa, l’intesa è stata confermata anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Per superare le perplessità del Carroccio, il testo ha subito alcune modifiche e aggiunte. Sebbene l’impianto dei rifornimenti militari rimanga solido – in continuità con i dodici pacchetti già inviati in questi quattro anni – il nuovo decreto pone un accento marcato sugli aiuti alla popolazione civile. Il supporto italiano sarà dedicato dunque in modo esplicito alla logistica, all’assistenza sanitaria e, soprattutto, al ripristino della rete elettrica ucraina, pesantemente colpita dal conflitto.
La Lega ha rivendicato questo cambio di passo come un segno di discontinuità necessario. Il senatore Claudio Borghi ha scritto sui social che «Si cercano compromessi ma tutti devono sapere che non si possono superare certe linee rosse». Dal canto suo, Matteo Salvini continua a sottolineare l’insensatezza di un massacro che nessuna delle due parti sembra poter vincere sul campo e guarda con favore ai recenti movimenti diplomatici del presidente americano Donald Trump, che domenica ha incontrato Zelensky.
REFERENDUM SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, IL VOTO A MARZO
Il secondo grande tema del Cdm odierno riguarda la separazione delle carriere dei magistrati. L’esecutivo è intenzionato a fissare la data del referendum il prima possibile. L’orientamento emerso nelle ultime ore punta al weekend del 1 e 2 marzo 2026.
La macchina organizzativa per il “Sì” è già in moto. Il comitato promotore, che riunisce avvocati, docenti universitari e magistrati sotto la guida dell’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, ha scelto come sede simbolica Piazza Cavour, a pochi passi dalla Corte di Cassazione.
La macchina organizzativa per il “Sì” è già in moto. Il comitato promotore, che riunisce avvocati, docenti universitari e magistrati sotto la guida dell’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, ha scelto come sede simbolica Piazza Cavour, a pochi passi dalla Corte di Cassazione.
L’accelerazione impressa dal Governo ha scatenato la reazione immediata dei leader delle minoranze, preoccupati che un voto così ravvicinato possa impedire una corretta informazione dei cittadini. Giuseppe Conte e Elly Schlein denunciato sui social un tentativo di «accelerare i tempi» per soffocare il dibattito.
Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, affida a un post Instagram il pensiero della maggioranza sul referendum: il voto servirà a mettere fine alla «politicizzazione della magistratura» e all’uso politico della giustizia.
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