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Hegseth: «Questo non è l'inizio di una guerra, è una dichiarazione di vendetta»

Gli Stati Uniti colpiscono l’Isis dopo l’uccisione di soldati americani in Siria

Il ministro della guerra statunitense dichiara: «Chi colpisce gli americani, in qualunque parte del mondo, passerà il resto della propria breve e ansiosa esistenza sapendo che gli Stati Uniti gli daranno la caccia, lo troveranno e lo uccideranno senza pietà»

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Tempo di lettura: 2 Min.

L’esercito americano ha bombardato infrastrutture e armamenti appartenenti all’Isis in Siria.
Nel pomeriggio del 19 dicembre, gli Stati Uniti hanno dato il via all’operazione Hawkeye Strike. «Questo non è l’inizio di una guerra: è una dichiarazione di vendetta» ha scritto il ministro della Difesa Pete Hegseth in un post su X. L’attacco ordinato da Donald Trump ha colpito oltre 70 obiettivi in diverse località della Siria ed è considerato fondamentale per prevenire futuri attacchi terroristici, come confermato dal Pentagono in una nota.
L’offensiva è una risposta all’imboscata del 13 dicembre compiuta a Palmira, in Siria, da un attentatore isolato dell’Isis e costata la vita a due soldati dell’esercito statunitense e a un interprete civile.
Nell’operazione sono stati impiegati numerosi mezzi d’attacco, come caccia ed elicotteri, oltre a guided bombs, ordigni di ultima generazione dotati di sistemi di guida a distanza. Le forze armate giordane, inoltre, hanno fornito supporto aereo alle operazioni.
Hegseth, nello stesso post X, ha dichiarato: «chi colpisce gli americani, in qualunque parte del mondo, passerà il resto della propria breve e ansiosa esistenza sapendo che gli Stati Uniti gli daranno la caccia, lo troveranno e lo uccideranno senza pietà». Dal giorno dell’attacco, le forze statunitensi, col supporto di Paesi alleati, hanno condotto dieci operazioni in Siria e Iraq, portando all’uccisione o alla cattura di 23 terroristi. Il numero di azioni militari sale a più di 80 se si prendono in considerazione gli ultimi sei mesi.
Donald Trump ha partecipato alla cerimonia per il ritorno in patria dei soldati caduti nell’imboscata; in un post su Truth Social si è poi congratulato per il successo del contrattacco americano, ribadendo l’intenzione di dare inizio a «una durissima rappresaglia, come promesso, ai terroristi responsabili». I parlamentari repubblicani hanno espresso pieno sostegno all’operazione ordinata dal presidente.
 
 

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