Europa e America sempre più decise nel sostenere l’Ucraina

di redazione eti/Victoria Friedman
17 Luglio 2025 9:15 Aggiornato: 17 Luglio 2025 14:48

Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Donald Trump, che ha ventilato l’introduzione di nuovi dazi contro i partner commerciali della Federazione Russa, aprono un nuovo scenario per pressare Mosca e ottenere un accordo di pace con Kiev entro cinquanta giorni. Il piano prevede l’introduzione di cosiddetti “dazi secondari” nei confronti di quei Paesi che intrattengono rapporti economici con la Russia, provvedimento che si affiancherebbe a una proposta legislativa volta a colpire le importazioni di energia russa con dazi fino al 500 per cento (un provvedimento del Parlamento, a evidenziare, su questo tema, l’identità di vedute tra il presidente e il potere legislativo).
In passato, Washington ha già adottato un regime simile nei confronti di Paesi importatori di petrolio dal Venezuela. Intervenendo alla Casa Bianca accanto al Segretario generale della Nato Mark Rutte, il presidente statunitense ha dichiarato di essere «deluso» da Putin, affermando di aver creduto possibile un accordo già da due mesi. Commentando il 15 luglio le dichiarazioni del capo della Casa Bianca, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha commentato laconico: «serve tempo per analizzare quanto detto a Washington. Se e quando il presidente Putin lo riterrà opportuno, formulerà un commento».

Negli ultimi giorni, le città ucraine sono state colpite da un’ondata di attacchi per via aerea di straordinaria violenza: centinaia di droni e numerosi missili. In risposta, l’amministrazione Trump ha annunciato anche l’intenzione di aumentare il sostegno militare a Kiev, con la fornitura di nuovi sistemi missilistici Patriot. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato Trump, la Germania e la Norvegia per il supporto nella fornitura dei Patriot, sottolineando la necessità di interrompere ogni forma di finanziamento alla guerra russa, compresa la fornitura di componenti utili all’industria bellica, e la propria volontà di fermare la guerra: «L’Ucraina è pronta a compiere tutti i passi onesti ed efficaci verso la pace, una pace duratura e una sicurezza concreta. È la Russia a non essere pronta. È la Russia che va costretta».
Il portavoce del Cremlino, riferendosi indirettamente agli accordi per la fornitura di armi all’Ucraina, ha osservato che «le decisioni prese a Washington, nei Paesi della Nato e in particolare a Bruxelles, vengono percepite da Kiev non come segnali di pace, ma come incentivi a proseguire la guerra», confermando la disponibilità a riprendere i negoziati con l’Ucraina, in attesa di un’indicazione da parte di Kiev sui prossimi passi. Il rimpallo continua, insomma.

E mentre gli alleati europei continuano a sostenere il colossale sforzo bellico ucraino, Bruxelles si prepara a varare un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca: il 15 luglio, il commissario europeo agli Affari esteri Kaja Kallas ha confermato che la Commissione ha avanzato una nuova proposta sanzionatoria: «Resta da verificare se sarà possibile superare il veto posto da uno Stato membro. Ma ci stiamo lavorando». Il piano prevede, tra le altre misure, il divieto per qualsiasi operatore europeo di effettuare – direttamente o indirettamente – transazioni legate ai gasdotti russi Nord Stream.


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