A fronte della «crescita esplosiva» della domanda legata all’intelligenza artificiale, proveniente dagli Stati Uniti e da altri mercati internazionali, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) ha annunciato il 17 luglio di aver anticipato di diversi trimestri l’avvio della produzione nel proprio stabilimento americano in Arizona.
Il contesto in cui si colloca questa scelta è quello di una competizione internazionale sempre più serrata per il controllo delle tecnologie avanzate. L’annuncio, destinato ad avere un impatto sui mercati finanziari, giunge a quasi quattro mesi dall’incontro alla Casa Bianca tra il presidente Trump e l’amministratore delegato dell’azienda, C.C. Wei. In quell’occasione era stato reso noto un investimento da 100 miliardi di dollari da parte del gruppo taiwanese per la produzione di chip negli Stati Uniti, il maggiore investimento estero diretto nella storia del Paese.
Successivamente, l’impegno economico è stato incrementato a oltre 165 miliardi di dollari. Il piano prevede sei stabilimenti produttivi in Arizona, due impianti per il confezionamento dei chip, un centro di ricerca e sviluppo, oltre a ulteriori strutture specializzate in Giappone e Germania. Parallelamente, è stata ampliata anche la capacità produttiva a Taiwan. Nel secondo trimestre del 2025, il primo impianto in Arizona ha già raggiunto la produzione su larga scala, utilizzando tecnologie comparabili a quelle in uso a Taiwan.
La costruzione del secondo stabilimento, basato su nodi produttivi ancora più avanzati, risulta già completata. Secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato C.C. Wei, l’azienda sta ora lavorando per anticipare ulteriormente i tempi di entrata in funzione, sulla base delle richieste dei principali clienti statunitensi, soprattutto nei settori degli smartphone, dell’intelligenza artificiale e del calcolo ad alte prestazioni.
Riguardo alle prospettive internazionali, Wei ha affermato che i recenti sviluppi pongono la Tsmc in una posizione favorevole per soddisfare la domanda mondiale a lungo termine nel settore dell’Ia. Pur ammettendo che eventuali dazi statunitensi rappresentano un’incognita, ha indicato che l’impatto sarebbe comunque temporaneo, data la natura strategica della domanda di semiconduttori.
Il gruppo guarda inoltre con interesse ai futuri mercati dei robot umanoidi e dei taxi autonomi, stimando che entro il 2030 sarà in grado di produrre milioni di chip destinati a questi comparti, i quali — secondo le proprie previsioni — potrebbero generare ricavi annuali per mille miliardi di dollari. Un orizzonte industriale ambizioso, che tuttavia richiede un livello di sofisticazione tecnologica e di affidabilità ancora da consolidare, trattandosi di dispositivi chiamati a interagire direttamente con l’essere umano. «Si tratta di un processo estremamente complesso, che non riguarda solo la componente cognitiva. Occorre infatti integrare numerose tecnologie sensoristiche — per immagini, pressione, temperatura — che devono inviare feedback continui alla Cpu. È un sistema altamente sofisticato che, interagendo direttamente con l’essere umano, richiede il massimo livello di cautela», ha spiegato Wei.
Sul piano economico, i dati parlano chiaro: la Tsmc, con la sua capacità di anticipare i cicli industriali e adattarsi a nuove filiere, si conferma l’ingranaggio essenziale di questa macchina, chiudendo il secondo trimestre con ricavi superiori ai 30 miliardi di dollari e utili netti oltre i 12 miliardi, superando le attese di mercato. Le previsioni per il trimestre successivo indicano una crescita ulteriore, a conferma di un ciclo positivo che sembra ancora lontano dall’esaurirsi.