Un errore fortuito durante un esperimento potrebbe rivoluzionare la chirurgia oculare. Il professor Michael Hill, docente di chimica al Occidental College, stava tentando di modellare della cartilagine con l’elettricità quando, usando una corrente più debole del previsto, ha aperto la strada a un trattamento innovativo. Questa scoperta potrebbe sostituire il Lasik — tecnica che corregge la vista rimuovendo tessuto corneale con un laser — con un metodo più sicuro, capace di rimodellare la cornea senza incisioni, offrendo speranza a milioni di persone con problemi visivi.
La svolta è avvenuta casualmente durante la collaborazione tra Michael Hill e Brian Wong, professore di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale all’Università della California-Irvine. Frustrati dai fallimenti nel rimodellare la cartilagine con i laser, i due ricercatori hanno sperimentato una corrente elettrica. Secondo Wong, si aspettavano che il tessuto ribollisse, ma, toccandolo, hanno constatato che non era caldo, rivelando un effetto inatteso. La corrente, molto più bassa del previsto, aveva alterato il pH della cartilagine, rendendola più malleabile. Unendo le competenze di Hill, chimico fisico, e Wong, medico, i ricercatori hanno compreso che deboli correnti elettriche modificano i legami molecolari del tessuto, rendendolo plasmabile come argilla. «È elettrochimica», ha osservato Wong, sottolineando che la formazione di idrogeno e ossigeno è stata una scoperta del tutto accidentale.
Da questa intuizione è nata la tecnica di rimodellamento elettromeccanico (Emr), che utilizza correnti elettriche deboli per rendere la cornea — la superficie trasparente dell’occhio — più flessibile, consentendone il rimodellamento nella forma corretta. Interrotta la corrente, il tessuto si stabilizza nella nuova configurazione. Test su occhi di coniglio hanno mostrato che il processo, rapido quanto il Lasik, richiede circa un minuto, ma elimina la necessità di incisioni, costose apparecchiature laser o rimozione di tessuto.
La cornea, responsabile di focalizzare la luce sulla retina, causa visione sfocata se malformata. Il Lasik corregge questo difetto bruciando una piccola porzione di tessuto con un laser, un intervento invasivo che può causare secchezza oculare o, in rari casi, complicazioni più gravi. «Il Lasik è una versione raffinata della chirurgia tradizionale», spiega il professor Hill, aggiungendo che resta un’operazione che scolpisce il tessuto, sebbene con un laser. I risultati saranno presentati al meeting autunnale dell’American Chemical Society, previsto ad agosto.
La squadra guidata da Hill ha testato l’Emr su 12 bulbi oculari di coniglio, 10 dei quali simulavano miopia. In ogni caso, il trattamento ha corretto la capacità di messa a fuoco, dimostrando un potenziale per la correzione visiva. Controllando con cura l’acidità del tessuto, i ricercatori hanno garantito la sopravvivenza delle cellule. Inoltre, l’Emr si è rivelato capace di ridurre alcune opacità corneali da danni chimici, un problema che oggi richiede trapianti di cornea. Gli esperti ritengono che l’Emr possa ridurre significativamente i rischi, evitando incisioni o ablazioni. La minore interferenza con i nervi corneali e l’assenza di lembi da dislocare, osservano, potrebbero limitare i sintomi di secchezza oculare post-chirurgia. Qualora l’Emr risultasse reversibile, sottolineano, offrirebbe un vantaggio di sicurezza cruciale rispetto alle tecniche laser attuali.
Nonostante i risultati incoraggianti, il professor Hill avverte che l’Emr comporta rischi, poiché altera temporaneamente il pH del tessuto. Dati preliminari su campioni ex vivo indicano che la tecnica non danneggia immediatamente la struttura del collagene corneale né causa necrosi cellulare, ma servono studi su animali vivi per valutarne la sicurezza. Gli esperti esprimono cautela sulla stabilità a lungo termine del rimodellamento. La cornea, un tessuto biologicamente attivo, vede la sua struttura di collagene e il livello di idratazione variare con guarigione, invecchiamento o infiammazione. In assenza di dati a lungo termine su soggetti vivi, non è possibile stabilire se l’effetto refrattivo resterà stabile o influirà sulla trasparenza corneale. Durata, stabilità e qualità ottica, osservano, saranno parametri fondamentali per considerare l’Emr un’alternativa valida al Lasik. Potrebbero trascorrere 20 anni, stimano, prima che la tecnica diventi disponibile sul mercato, sempre che ciò avvenga.
Il professor Hill mira a sviluppare una tecnica più sicura e accessibile rispetto ai trattamenti laser attuali. Ma le incertezze di finanziamento hanno temporaneamente rallentato i progressi. Il ricercatore ritiene che il percorso verso l’applicazione clinica sia ancora lungo, sottolineando che il prossimo passo sarà uno studio su animali vivi.
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