La musica classica regola la pressione arteriosa

di Redazione ETI/George Citroner
9 Settembre 2025 17:40 Aggiornato: 9 Settembre 2025 17:40

La musica classica, da sempre apprezzata per il suo impatto positivo sull’umore, si rivela un’alleata d’eccezione anche per la salute fisica, in particolare nella regolazione della pressione arteriosa. Una recente ricerca dimostra che alcuni brani, grazie a strutture frasali prevedibili, si sincronizzano con i ritmi fisiologici del corpo, favorendo una gestione più efficace dei valori pressori. Questi risultati, presentati al Congresso 2025 della Società Europea di Cardiologia, aprono prospettive per l’uso della musica come terapia personalizzata per il benessere cardiaco.

Lo studio, condotto su 92 partecipanti, con un’età media di 42 anni e composto da 60 donne e 32 uomini, ha monitorato in tempo reale la pressione arteriosa durante l’ascolto di nove esecuzioni pianistiche. Guidata da Elaine Chew, docente di ingegneria al King’s College di Londra, l’analisi ha mostrato che le variazioni di volume e tempo nei brani generano modelli frasali che si allineano ai valori pressori. Un esempio emblematico è l’interpretazione del pianista Harold Bauer della trascrizione di Franz Liszt della Serenata di Franz Schubert, distinta per la sua struttura melodica altamente prevedibile.

Alla base del fenomeno vi è l’“entrainment”, la capacità del corpo di adattare i propri ritmi fisiologici a stimoli esterni. I valori pressori rispondono con maggiore intensità alle variazioni di volume rispetto a quelle di tempo; tuttavia, quando le melodie risultano prevedibili, gli ascoltatori anticipano meglio i cambiamenti, rafforzando la sincronizzazione. Questo allineamento, secondo i ricercatori londinesi, ottimizza la regolazione della pressione. Sebbene l’indagine si sia focalizzata su composizioni classiche per pianoforte, scelte per la loro struttura controllabile, il metodo potrebbe estendersi a qualsiasi genere con chiari segnali frasali. Le melodie attivano le vie cerebrali della ricompensa, migliorando il benessere psicofisico, come confermato da studi precedenti che hanno evidenziato una sincronizzazione tra respiro, frequenza cardiaca e pattern musicali regolari. Per misurare tali effetti, i ricercatori hanno adottato il metodo statistico Earth Mover’s Distance, che valuta la corrispondenza tra i modelli pressori e le strutture melodiche ascoltate. Questi risultati sottolineano il potenziale delle composizioni come approccio non farmacologico per la funzione cardiaca, prospettando terapie su misura per prevenire o mitigare le patologie cardiovascolari.

Nisha I. Parikh, cardiologo e direttore del programma per la salute cardiaca femminile presso Northwell Health a New York, non coinvolto nello studio, ha accolto con entusiasmo la possibilità di utilizzare la musica contro l’ipertensione. Ha proposto un monitoraggio accurato dei pazienti — ad esempio tramite bracciale ambulatoriale e diario — per valutare eventuali riduzioni dei farmaci. La forza dello studio, a suo avviso, risiede nell’analisi di brani specifici con fraseggi prevedibili e volumi appropriati, che potrebbero costituire una terapia efficace. La prospettiva di offrire un trattamento non farmacologico, come l’ascolto di melodie selezionate, è vista con favore dagli specialisti, che considerano questa scoperta una frontiera innovativa per la salute del cuore.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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