Una prospettiva tradizionale sulla pandemia, cause e soluzioni

Di Marco D'Ippolito

Il primo canto dell’Iliade si apre con l’accampamento dei guerrieri achei devastato da una terribile pestilenza. Un’altra delle più celebri opere dell’antica Grecia, l’Edipo Re di Sofocle, ha un incipit simile: i cittadini di Tebe sono afflitti da una malattia contagiosa che sta decimando la popolazione.

Nell’Iliade sarà Calcante, un veggente greco, a rivelare la vera causa della pestilenza: Agamennone, re di tutti i greci, aveva preso con la forza Criseide, figlia di un sacerdote di Apollo, e il dio aveva così punito l’esercito inviando l’epidemia. Il veggente spiegò quindi che la soluzione era rendere Criseide a suo padre e implorare il perdono degli dei.

Nel mito di Edipo, i tebani non riescono a comprendere le cause della pestilenza e chiedono aiuto al loro re, Edipo, che aveva già inviato un parente a chiedere consulto all’oracolo di Delfi. Il responso è più complesso, ma altrettanto circostanziato, rispetto a quello dell’Iliade: tra i tebani è ancora ‘nascosto’ l’assassino dell’uomo che regnava su Tebe prima di Edipo, e per dissipare la pestilenza bisogna scovare il malfattore e punirlo. Il re Edipo avvia prontamente le indagini, che alla fine si risolveranno in maniera del tutto inattesa: era stato proprio lui, Edipo, ad avere ucciso il re Laio in una lite, pur non essendone a conoscenza (peraltro Laio era anche il suo padre naturale, che Edipo però non aveva mai conosciuto in vita). Appresa la tragica verità, il coraggioso Edipo non si tira indietro, si auto-flagella con un coltello, togliendosi la vista, e si auto-condanna all’esilio, abbandonando così tragicamente il trono e la città, ma sistemando la malefatta e dissipando di conseguenza la pestilenza.

‘Edipo e Antigone’, nota anche come ‘La peste di Tebe’; opera di Charles François Jalabert conservata presso il Museo delle belle arti di Marsiglia. Edipo, ormai cieco, si allontana dalla città di Tebe in compagnia di sua figlia Antigone. (Wikimedia/Dominio pubblico)

Storie simili sono presenti anche nella Bibbia, nella letteratura classica cinese e in molte altre opere tradizionali. Il principio che esprimono è chiaro: le epidemie non sono eventi casuali ma sono inviate dal Cielo per punire gli uomini, dare loro la possibilità di vedere e comprendere le proprie malefatte, rimettere a posto le cose (ove possibile), e chiedere il perdono e l’aiuto del Cielo.

Dunque, in quest’ottica, quali sono le vere cause della pandemia che sta sconvolgendo il nostro mondo ormai da oltre un anno? Oggi non abbiamo un Calcante o un oracolo di Delfi a cui chiedere consiglio, ma ci sono alcuni indizi che i più attenti potrebbero già aver notato.

Il virus viene da Wuhan, in Cina, una terra ricca di storia, cultura e tradizioni, che però oggi si trova sotto l’egida di un regime canaglia guidato dal Partito Comunista Cinese, già responsabile della morte innaturale di almeno 60 milioni di cinesi negli ultimi 70 anni.
Non c’è alcun dubbio che il Partito Comunista Cinese (Pcc) abbia nascosto prima l’esistenza e poi la pericolosità del virus, nelle prime fasi dell’epidemia, permettendogli così di diffondersi rapidamente in ogni angolo del pianeta. Inoltre, è ormai sempre più accreditata la teoria secondo cui il virus sarebbe uscito direttamente da un laboratorio cinese controllato dal Pcc, l’istituto di virologia di Wuhan, dove le autorità conducevano da anni controversi esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli. È anche per questi motivi che Epoch Times ha sempre chiamato questo agente patogeno il ‘virus del Pcc’, un nome che esprime con maggiore chiarezza la sua origine e la sua essenza.

Inoltre, gli osservatori più attenti avranno notato che il virus si è diffuso nel mondo attraverso le rotte commerciali con la Cina, in particolare lungo il percorso della Nuova Via della Seta (l’ambiziosa iniziativa geopolitica di Pechino per accrescere la propria influenza in tutto il mondo), colpendo in maniera pesante prima l’Iran e poi l’Italia, che è stato il primo Paese occidentale seriamente colpito dal virus del Pcc. In seguito la pandemia è dilagata in gran parte dell’Europa occidentale e solo poi negli Stati Uniti (che negli ultimi 50 anni hanno svolto un ruolo cruciale nell’ascesa mondiale del Pcc). Sembrerebbe quindi che il virus del Pcc ‘prenda di mira’ i Paesi e le persone che hanno chiuso un occhio per guadagnare denaro e benefici personali facendo affari con il Pcc, arricchendo e rafforzando così una delle dittature più spietate e disumane della storia.

Negli ultimi 70 anni il Pcc ha perseguitato milioni di persone innocenti per la loro fede, o per altre ragioni. Nessun politico o imprenditore può legittimamente affermare di non sapere niente dei campi di lavoro forzato, del genocidio degli uiguri o dell’ormai ventennale persecuzione dei praticanti del Falun Gong. Ovviamente lo stesso si potrebbe dire in misura minore anche dei consumatori di tutto il mondo, che per convenienza acquistano da anni prodotti cinesi a basso costo e di scarsa qualità, senza considerare che potrebbero essere il prodotto di lavoro forzato, e che comunque contribuiscono ad alimentare economicamente il regime del malvagio Partito Comunista Cinese, che per molti aspetti rappresenta ormai la principale minaccia globale all’umanità.

Ebbene potrebbero essere proprio queste le cause, con tutte le dovute sfumature del caso, dell’attuale pandemia: il Cielo è arrabbiato per l’aiuto che le persone di tutto il mondo hanno dato alla manifestazione più tangibile del male in questo mondo: il Partito Comunista Cinese.

In quest’ottica, per risolvere la situazione bisognerebbe riconoscere i propri errori, cercare di sistemarli, e chiedere il perdono e l’aiuto del Cielo: forse solo così potrà veramente risolversi rapidamente questa calamità.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 
Articoli correlati