La pandemia di Covid-19 viaggia lungo la Nuova Via della Seta

Invece dello sviluppo economico, i grandi piani del regime cinese hanno gettato un potenziale disastro sul mondo intero.

Di James Gorrie

Sotto le spoglie della Via della Seta, che nei tempi antichi collegava l’Impero cinese con il resto dell’Asia e persino con l’Europa, il progetto della Nuova Via della Seta intrapreso dal regime cinese sta ripercorrendo quelle storiche rotte con risultati però del tutto inaspettati.

Proprio come i regnanti mongoli del tredicesimo secolo, i leader del Pcc sperano che la Nuova Via della Seta (conosciuta a livello internazionale come Belt and Road Initiative) possa aiutarli a realizzare una loro grande ambizione: estendere la propria influenza politica e commerciale in tutta l’Asia e l’Europa.

Ma non è tutto. Secondo gli esperti, grazie agli enormi investimenti all’estero, la Nuova Via della Seta potrebbe certamente dare alla Cina l’opportunità di spingersi oltre, estendendo l’influenza economica e politica di Pechino fino all’Europa occidentale, all’Africa e alle Americhe.

L’idea è quella di trasformare la Cina nel centro del commercio, della tecnologia e della produzione mondiale. Ma per avere successo il grande piano di Pechino deve trasferire il centro di gravità dell’economia globale dagli Stati Uniti alla Cina.

La pandemia si propaga lungo la Nuova Via della Seta

In realtà, invece dello sviluppo economico e del trionfo politico, i grandi piani del regime cinese hanno gettato un potenziale disastro sul mondo intero.

Attualmente il Covid-19 continua a diffondersi in tutto il globo. La sua diffusione è stata paragonata a quella della peste nera verso la metà del 14esimo secolo, ed in effetti i paralleli tra le due epidemie sono a dir poco sorprendenti.

Per esempio, proprio come la pandemia di Peste nera anche quella di coronavirus è iniziata in Cina. Inoltre, come la Peste anche questo nuovo agente patogeno mortale sta viaggiando da oriente verso occidente, seguendo strettamente il percorso della Nuova Via della Seta, passando per l’Iran (Persia) fino a giungere in Europa attraverso i porti italiani.

Basso tasso d’infezione nei paesi vicini alla Cina

Come nel caso della peste, il commercio con la Cina rappresenta un importante vettore del contagio, sebbene di certo non sia l’unico. Attualmente, i Paesi più duramente colpiti dall’epidemia hanno tutti strette relazioni economiche e strategiche con Pechino. D’altra parte alcuni dei partner commerciali geograficamente più vicini alla Cina sono riusciti ad evitare alti tassi d’infezione e di mortalità.

Per fare un esempio, Giappone e Corea del Sud hanno entrambi profonde relazioni commerciali con la Cina; ciononostante al 12 marzo il Giappone dichiara appena 542 infezioni, sebbene le industrie giapponesi abbiano molte fabbriche situate in Cina. Mentre in Corea del Sud, sebbene i casi confermati siano oltre 7 mila e 500, la percentuale di nuovi contagi sta diminuendo costantemente ormai da cinque giorni, senza che la penisola abbia adottato misure di quarantena drastiche.

Ma i casi più significativi sono quelli di Taiwan e Hong Kong. Entrambi Paesi fermamente anticomunisti situati geograficamente molto vicini alla Cina continentale. La cosa incredibile è che Taiwan sta continuando a mantenere uno dei tassi di infezione più bassi al mondo, con meno di 50 casi confermati.

Ciò è imputabile in gran parte alle tempestive misure adottate dal governo di Taiwan, che ha rapidamente imposto il blocco dei viaggi da Cina, Hong Kong e Macao, come anche il divieto di esportazione di mascherine chirurgiche al fine di preservarne una riserva nazionale, il Paese ha inoltre attuato avanzate misure di coordinamento sanitario al fine di identificare rapidamente i potenziali vettori.

Anche a Hong Kong, che si trova proprio nelle fauci del regime cinese, la situazione è abbastanza simile: i casi confermati sono in tutto 132, mentre sono solo quattro le persone decedute a causa del virus.

Senza dubbio l’antipatia della città nei confronti del governo comunista ha contribuito a contenere il numero dei viaggi, il che ha a sua volta minimizzato l’esposizione al virus. Ma forse è stata soprattutto l’esperienza maturata da Hong Kong durante l’epidemia di Sars del 2002 a rivelarsi di importanza cruciale. L’igiene scrupolosa e le mascherine facciali fanno parte della vita quotidiana di Hong Kong molto più che nel resto del Mondo.

L’Iran è stato colpito duramente dal virus

Al contrario, i Paesi che hanno stabilito un partenariato sia politico che commerciale sembrano essere quelli dove il virus ha avuto modo di diffondersi meglio. In Medio Oriente, il partenariato strategico tra Iran e Cina ha comportato una maggiore esposizione al Covid-19, e quindi tassi d’infezione e di mortalità ben più elevati.

Con centinaia di lavoratori cinesi in Iran, l’impatto della pandemia è arrivato fino ai vertici della leadership iraniana; attualmente sono almeno 23 i membri del parlamento, ovvero il 10 percento dei parlamentari iraniani, ad essere stati infettati dal virus.

Tra i membri della leadership iraniana che sono deceduti a causa della malattia c’è Mohammad Mirmohammadi, uno stretto confidente e consigliere del leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei. Inoltre, sono deceduti anche l’ecclesiastico Hadi Khosrowshahi, ex ambasciatore iraniano in Vaticano, e un membro del Parlamento recentemente eletto.

Mentre ai vertici del regime iraniano sono stati contagiati Iraj Harirchi, il vice ministro della salute, e Masoumeh Ebtekar, vicepresidente per le donne e gli affari familiari, come anche Mojtaba Zolnour, presidente della commissione per la sicurezza nazionale e gli affari esteri del parlamento iraniano. In effetti la leadership iraniana sta continuando a pagare un prezzo elevato per aver scelto di viaggiare con il Pcc.

L’Italia ancora una volta, punto d’ingresso in Europa

In Europa, l’Italia è un esempio simile, per una serie di diverse ragioni. In qualità di membro in difficoltà del Gruppo Europeo dei Sette (G-7), l’Italia ha visto negli investimenti diretti di Pechino la possibilità di rinnovare alcune infrastrutture necessarie per il Paese. La sua economia è stata gradualmente appesantita dall’invecchiamento della popolazione, dagli eccessivi oneri fiscali e burocratici, come anche dai livelli d’indebitamento astronomici, oltre ad essere stata paralizzata dalle divisioni politiche.

Per queste ragioni, l’Italia è stato il primo (e unico) Paese del G-7 ad accogliere con entusiasmo gli investimenti proposti dalla Cina per i porti di Genova e altre località, nell’ambito della Nuova Via della Seta.

Tuttavia, alcuni ritengono che l’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta, e il conseguente viavai di cittadini cinesi in Italia, siano la causa del repentino arrivo del virus e dell’alto livello di contagi e mortalità, il più alto al di fuori della Cina continentale. Fino al 12 marzo l’Italia ha infatti confermato oltre 15 mila casi di infezione e mille decessi, con un tasso di mortalità che supererebbe il 6 percento; un tasso notevolmente più elevato rispetto alla media mondiale del 3,4 percento calcolata dall’Organizzazione Mondiale della Salute.

I lavoratori cinesi della Nuova Via della Seta potrebbero essere una delle cause degli alti livelli di infezioni e decessi in Italia. Ma verosimilmente la causa più probabile risiede nella significativa immigrazione clandestina di cittadini cinesi in Italia e nelle altre nazioni europee. Questi due fattori, combinati con l’invecchiamento della popolazione italiana, sono risultati in un numero di contagi e decessi inusuale nell’epidemia di coronavirus. Ora, con una sorprendente dimostrazione di determinazione, l’intera nazione si trova in quarantena.

La Francia, che confina proprio con le regioni italiane più colpite dal virus, ha confermato sinora circa 2 mila e 600. Ed ora, a fronte degli oltre 60 decessi sta rinforzando le misure preventive. In Germania le infezioni confermate si sono moltiplicate rapidamente negli ultimi giorni, arrivando a superare le 3 mila unità, mentre i decessi confermati sono appena 8.

Invece di guidare lo sviluppo dell’economia mondiale, sembra proprio che il Partito Comunista Cinese e la sua Nuova Via della Seta la stiano in realtà distruggendo. In Italia anche le fabbriche stanno iniziando a serrare i battenti, mentre tutte le città sono sottoposte a una rigida quarantena che durerà diverse settimane e prevede la chiusura di ogni sorta di attività commerciali.

Sembra come se le nazioni disposte a chiudere un occhio sulla natura del Pcc e sulle sue atrocità in nome del profitto economico, alla fine raccoglieranno quello che hanno seminato. Attualmente il sogno del Pcc di dominare il mondo si è trasformato in un incubo per coloro che si sono alleati con i leader comunisti cinesi.

Le conseguenze della pandemia globale che il regime cinese ha portato sul mondo hanno appena iniziato a farsi sentire. Le aziende stanno fuggendo dalla Cina ancora più velocemente di prima. I divieti di viaggio verso la Cina sono diventati una cosa comune, e il commercio con la Cina è drasticamente rallentato rispetto a poche settimane fa.

In breve, il mondo che la Cina sperava di conquistare e dominare sta cambiando rapidamente, e non è più cosi entusiasta di ascoltare le parole del Pcc.

James Gorrie è uno scrittore e relatore con sede nel sud della California. È l’autore di «The China Crisis».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di The Epoch Times.

 

Articolo in inglese: China’s Belt and Road Initiative Leads to Global Pandemic

 
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