Filmati di pipistrelli nel laboratorio di Wuhan alimentano dubbi sulle sue ricerche

Di Eva Fu e Frank Yue

Nuovi dubbi e polemiche sull’Istituto di Virologia di Wuhan: filmati ufficiali di alcuni anni fa mostrano dei pipistrelli all’interno del laboratorio.

Un video promozionale del 2017 pubblicato sul sito web dell’Accademia cinese delle scienze (Cas), un importante istituto di ricerca statale cinese che amministra il laboratorio di Wuhan, mostrava pipistrelli vivi tenuti in gabbia all’interno del laboratorio. Un ricercatore che indossava guanti chirurgici blu teneva in mano un pipistrello e lo nutriva con un verme.

Il video è stato realizzato nella primavera del 2017, dopo che l’istituto di ricerca è diventato il primo laboratorio cinese a ottenere la designazione P4, il più alto livello di biosicurezza a livello internazionale. Nel filmato si vedono anche pipistrelli in una gabbia all’interno del laboratorio, mentre la voce di sottofondo spiegava che i ricercatori del laboratorio di Wuhan avevano raccolto più di 15 mila campioni dai pipistrelli di varie parti della Cina e dell’Africa.

Alcuni media stranieri in lingua cinese avevano citato il video l’anno scorso in articoli che sollevavano preoccupazioni sul laboratorio, ma ultimamente il video è tornato alla ribalta per via della teoria – sempre più popolare – secondo cui il virus potrebbe essere fuoriuscito dal laboratorio cinese.

Pipistrelli in una gabbia presso l’Istituto di virologia di Wuhan a Wuhan, nella provincia centrale cinese di Hubei, in un video del 2017. (Immagine dello schermo)

L’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) ha depositato almeno due brevetti relativi all’allevamento di pipistrelli; il primo, risalente al giugno del 2018, brevettava una gabbia per l’allevamento di pipistrelli con una porta in vetro, un gancio, un’apertura per il mangime e un tubo per l’acqua, una struttura progettata per garantire ai pipistrelli «una crescita sana e l’allevamento in condizioni artificiali». Il secondo, dello scorso ottobre, istruisce i ricercatori su come allevare pipistrelli selvatici per migliorarne la riproduzione e il tasso di sopravvivenza.

Una descrizione del Wiv su una pagina web affiliata al Cas afferma che l’istituto ha tre «strutture recintate» che contengono animali da laboratorio, per una superficie totale di quasi 4 chilometri quadrati, in cui ci sono 12 gabbie per pipistrelli.

Le prove dell’allevamento di pipistrelli vivi al Wiv contraddicono le dichiarazioni rilasciate dallo zoologo statunitense Peter Daszak, uno dei principali esperti del team dell’Organizzazione mondiale della sanità che si è recato nella città di Wuhan per studiare l’origine del virus all’inizio di quest’anno.

Peter Daszak, membro del team dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha indagato sulle origini del Covid-19, parla ai media al suo arrivo presso l’Istituto di virologia di Wuhan, nell’Hubei, il 3 febbraio 2021. (Hector Retamal/Afp via Getty Images)

In un tweet dello scorso dicembre, che ha poi cancellato, Daszak ha contestato un articolo del The Independent affermando: «c’è un serio errore in questo pezzo. Nessun pipistrello è stato inviato al laboratorio di Wuhan per le analisi genetiche dei virus raccolti sul campo. Non è così che funziona questa scienza. Raccogliamo campioni di pipistrelli, li inviamo al laboratorio. Noi rilasciamo i pipistrelli dove li catturiamo!».

Inoltre, ha poi precisato che l’articolo in questione «parla del lavoro che ho diretto e dei laboratori con cui ho collaborato per 15 anni. Li non ci sono pipistrelli vivi o morti. Non ci sono prove che ciò sia accaduto. È un errore che spero venga corretto».

Tuttavia, secondo documenti interni recentemente rilasciati, l’EcoHealth Alliance di Daszak, un’organizzazione no profit con sede a New York che conduce ricerche sanitarie globali, ha contribuito a incanalare oltre 800 mila dollari di sovvenzioni federali statunitensi verso il laboratorio di Wuhan, al preciso scopo di studiare i coronavirus dei pipistrelli.

Ad ogni modo, Daszak ha ammesso il primo luglio – una settimana dopo la diffusione di un resoconto dei servizi segreti americani sull’argomento – che il team dell’Oms non ha chiesto al Wiv, durante l’indagine sull’origine del Covid, se avesse ospitato pipistrelli vivi.

Cambiando quindi la sua posizione, il ricercatore ha aggiunto: «Non sarei sorpreso se, come molti altri laboratori di virologia, stessero cercando di creare una colonia di pipistrelli».

Dubbi sulla sicurezza

Un pipistrello appeso al cappello di un ricercatore dell’Istituto di virologia di Wuhan, in un video del 2017. (Immagine dello schermo)

Uno screenshot dello stesso video mostra un pipistrello che penzola dal cappello di un ricercatore, il quale indossava solo un paio di occhiali e una normale maschera chirurgica mentre raccoglieva campioni di pipistrelli in natura. La scena ha sollevato ulteriori domande sulle misure di sicurezza adottate dal laboratorio.

Altre immagini di un servizio trasmesso nel 2017 dall’emittente statale Cctv mostrano delle bolle sul braccio di un ricercatore del Wiv, che erano state causate dai morsi di un pipistrello durante il loro studio sul virus della Sars (sindrome respiratoria acuta grave).

I pipistrelli «possono riuscire a  morderti le mani attraverso il guanto», ha dichiarato in quell’occasione il ricercatore del Wiv, Cui Jie, alla Cctv, descrivendo la sensazione come simile a «essere trafitti da un ago». In altri filmati, datati 28 dicembre, ma senza l’anno, un altro ricercatore del Wiv teneva in mano un pipistrello all’aperto, con entrambe le mani scoperte.

Un ricercatore dell’Istituto di virologia di Wuhan mostra le bolle dopo essere stato morso da un pipistrello. (Schermata tramite Cctv)

Nel 2018, alcuni funzionari statunitensi che hanno visitato la struttura di ricerca hanno scritto a Washington segnalando gli scarsi standard di sicurezza del laboratorio. Dopo aver visto il messaggio, due funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti hanno affermato – secondo quanto riferito dal Washington Post – che il laboratorio aveva una «grave carenza di tecnici e ricercatori adeguatamente formati, necessari per gestire in sicurezza questo laboratorio ad alto contenimento».

Problemi di trasparenza

Il laboratorio di Wuhan è nato come un progetto di collaborazione tra Cina e Francia nel 2004, per studiare le malattie infettive emergenti a seguito dell’epidemia di Sars, che si era diffusa dalla Cina in oltre venti Paesi. La costruzione del laboratorio P4 è stata completata nel 2015. Nel 2017, l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve ha fatto del laboratorio la sua prima tappa a Wuhan, e ha partecipato alla cerimonia del taglio del nastro. Il piano all’epoca era di portare 50 ricercatori francesi nel laboratorio entro cinque anni, ma non si è mai realizzato.

Gli scienziati francesi sono stati rapidamente messi da parte. Il Comitato franco-cinese sulle malattie infettive emergenti, un gruppo creato per la cooperazione tra le due parti, ha tenuto la sua ultima riunione nel 2016, secondo l’emittente radiofonica statale France Bleu.

Il video del laboratorio di Wuhan del 2017 menziona brevemente la collaborazione sino-francese, osservando che le due parti avevano avuto «più di un decennio di intensi scontri a causa delle differenze di background culturali e ideologici», e che il laboratorio P4 «contribuirà sicuramente alla salute pubblica e alla pace nel mondo» e sottolineando che sarebbe diventato un «centro di condivisione della tecnologia globale su larga scala».

Tuttavia, i dati grezzi del Wiv sono rimasti inaccessibili all’Oms e agli altri esperti internazionali. A settembre 2019, la struttura ha messo off-line il suo database principale di campioni e sequenze virali. La sua banca dati era la più grande dell’Asia nel 2018, secondo un comunicato pubblicato sul sito web del Wiv.

La virologa cinese Shi Zhengli all’interno del laboratorio P4 di Wuhan, il 23 febbraio 2017. (Johannes Eisele/Afp via Getty Images)

Shi Zhengli, direttrice del centro di ricerca del Wiv per le malattie infettive attualmente al centro delle controversie sul virus, ha sostenuto che l’istituto è sempre rimasto aperto a indagini esterne. Durante una recente intervista con il New York Times, ha infatti definito le accuse secondo cui il laboratorio avrebbe trattenuto i dati come delle «speculazioni radicate nella totale diffidenza».

Un documento informativo pubblicato a gennaio dal Dipartimento di Stato americano, sotto l’amministrazione Trump, afferma che i ricercatori del Wiv hanno iniziato a condurre nel 2016 esperimenti che coinvolgevano il virus RaTg13, identificato per avere la somiglianza genetica più vicina al virus del Covid-19. Il documento afferma che oltre a impegnarsi nella ricerca sul «guadagno di funzione» per progettare virus chimerici, il Wiv si è impegnato in esperimenti su animali da laboratorio per conto dell’esercito cinese almeno dal 2017. La ricerca sul guadagno di funzione implica la creazione di virus artificiali aggiungendo capacità nuove o aumentate, allo scopo di studiare quali nuovi agenti patogeni potrebbero emergere e come proteggersi da essi.

 

Articolo in inglese: Footage of Bats Kept in Wuhan Lab Fuels Scrutiny Over Its Research

 

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