I nuovi piani di Pechino per Hong Kong

Di Nicole Hao

Pechino ha dato segno di avere dei piani per sedare le proteste di Hong Kong; nel frattempo la polizia locale ha intensificato le proprie azioni contro i manifestanti, in particolar modo durante l’ultima settimana.

Il 13 novembre Geng Shuang, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, ha dichiarato durante una conferenza stampa che i manifestanti pro-democrazia di Hong Kong sono «nemici del popolo […] che hanno spinto Hong Kong in una situazione critica intraprendendo attività violente su larga scala». Una descrizione dei manifestanti simile a quella postulata da Carrie Lam durante la conferenza stampa dell’11 novembre.

Geng ha dichiarato: «La priorità numero uno per Hong Kong è porre fine alla violenza e ripristinare l’ordine. Il governo centrale cinese incoraggia con forza il governo, la polizia e la magistratura di Hong Kong ad adottare misure efficaci che puniscano severamente le attività illegali e criminali».

Questa è la prima volta che Geng utilizza l’espressione «priorità numero uno». In precedenza aveva usato espressioni come il compito «più importante» o semplicemente «importante».

La sera del 13 novembre diversi alti funzionari di Hong Kong hanno partecipato a una riunione notturna presso la residenza ufficiale del capo dell’Esecutivo di Hong Kong, secondo quanto riferito dal media locale Rthk. I funzionari sono rimasti in riunione fin oltre la mezzanotte, inoltre la stampa ha aggiunto che durante la riunione la polizia antisommossa è rimasta dislocata all’esterno dell’edificio, cosa insolita.

Il meeting notturno ha spinto la stampa a ipotizzare che il capo dell’Esecutivo, Carrie Lam, abbia convocato la riunione di emergenza per affrontare l’escalation delle proteste.

Di fatto il giorno precedente è stato uno più violenti sin dall’inizio delle proteste in giugno. La polizia ha assediato un campus universitario, sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma, mentre gli studenti hanno eretto barricate e lanciato mattoni e bombe molotov.

All’inizio della settimana, un giovane manifestante è stato ferito da un proiettile sparato a distanza molto ravvicinata da un agente della polizia, cosa che ha scatenato la rabbia dell’opinione pubblica e la condanna della comunità internazionale. Si tratta del terzo manifestante che viene ferito da un proiettile della polizia dall’inizio delle proteste.

Il sostegno di Pechino

Mentre l’azione della polizia si è intensificata negli ultimi giorni, il regime cinese non ha nascosto il proprio sostegno verso le azioni intraprese dalle autorità di Hong Kong per sedare le proteste.

L’organo più potente del Partito Comunista Cinese (Pcc), l’Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese, ha reagito alla notizia del terzo manifestante colpito da un proiettile della polizia pubblicando un post su Wechat, che affermava: «Se [la polizia di Hong Kong, ndr] non avesse sparato in quel momento, allora a cosa servirebbe la pistola? A cosa servirebbe la polizia?»

Il Global Times, un importante giornale statale cinese, ha avvertito in un commentario pubblicato il 13 novembre che Pechino potrebbe ricorrere a un «intervento diretto» giustificato anche dalla Basic Law, la mini costituzione di Hong Kong, al fine di «proteggere» Hong Kong.

L’articolo ha precisato che «il luogo dove i rivoltosi scatenano il caos è a poca distanza dalla stazione più vicina della polizia armata di Shenzhen [la città della Cina continentale più vicina a Hong Kong, ndt], ed ancora più vicino alla guarnigione dell’Esercito di liberazione del popolo stazionata a Hong Kong».

Infine il Global Times ha aggiunto che «l’azione diretta dello Stato sarà inevitabile» se le azioni dei «rivoltosi» si intensificassero causando «un disordine più grave e più diffuso».

Il prossimo passo

È in programma per il 15 novembre la visita a Hong Kong di Zhang Xiaoming, direttore dell’Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao all’interno del Consiglio di Stato cinese. Tuttavia, il media locale Hk01, citando una fonte anonima, ha dichiarato il 13 novembre che la visita di Zhang è stata improvvisamente cancellata, ma al momento né Pechino, né il governo di Hong Kong hanno confermato la cancellazione.

L’articolo citava una fonte vicina a Pechino, la quale avrebbe dichiarato che il regime cinese prenderà nuovi provvedimenti per sedare le proteste in corso a Hong Kong.

Dal canto suo, il commentatore cinese Tang Jingyuan ha dichiarato: «È probabile che il governo cinese non voglia gestire direttamente la situazione a Hong Kong». Piuttosto, ritiene probabile che il governo di Hong Kong promulghi provvedimenti più restrittivi servendosi dell’Ordinanza sui regolamenti di emergenza. Poiché la legge dell’era coloniale conferisce al leader della città ampi poteri per emanare nuovi provvedimenti durante lo stato di emergenza.

La Lam ha già fatto ricorso a questa legge di epoca coloniale per vietare agli hongkonghesi di indossare maschere che coprano il volto durante i raduni pubblici.

Secondo Tang, i segnali provenienti da Pechino indicano che il governo centrale potrebbe aver dato ordine al governo di Hong Kong di usare tattiche più aggressive. Tuttavia, il commentatore non crede che Pechino invierà soldati, ma piuttosto che continuerà a sostenere il governo di Hong Kong nella gestione più dura proteste.

In ogni caso, Tang ritiene probabile che il governo di Hong Kong continuerà a usare le forze di polizia per reprimere i manifestanti.

 

Articolo in inglese: Beijing Signals Tougher Tactics on Hong Kong as City Government Convenes Emergency Meeting

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