Hong Kong, arresti di massa durante il 22esimo fine settimana di proteste

Di Frank Fang

Il 3 novembre la popolazione di Hong Kong ha organizzato una serie di proteste in sette quartieri della città, per condannare l’uso della violenza contro i manifestanti da parte delle forze di polizia.

Dal canto suo, la polizia si è premurata di effettuare arresti e disperdere la folla ancor prima che alcuni degli eventi in programma iniziassero.

Le proteste del 3 novembre sono arrivate un giorno dopo che la polizia locale ha arrestato più di 200 persone per reati quali assemblea illegale, danneggiamento di proprietà, e per essersi coperte il volto durante un assemblea illegale. Secondo la stampa locale, è stato uno dei giorni con il più alto numero di arresti dall’inizio delle proteste ad oggi. Tra gli arrestati figurano anche alcuni candidati politici in corsa per le elezioni del consiglio distrettuale previste per fine mese, arrestati dalla polizia durante un raduno pacifico nel Victoria Park.

Inizialmente il tema dell’evento doveva essere la ricerca del sostegno della comunità internazionale. Ma dopo che la questura ha deciso di non autorizzare l’evento, i candidati lo hanno riclassificato come raduno elettorale, una tipologia di evento per cui non è richiesta l’approvazione preventiva della polizia.

Purtroppo la giornata del 2 novembre si è conclusa con la polizia che esplodeva gas lacrimogeni in diversi quartieri, inclusa la Baia di Causeway e Wan Chai, e i manifestanti che lanciavano molotov, issavano barricate, e prendevano d’assalto la sede locale della più importante agenzia di stampa del regime comunista cinese, Xinhua, distruggendone le finestre e la vetrata d’ingresso.

Con queste premesse, il 3 novembre la polizia ha effettuato un numero ancora maggiore di perquisizioni e di arresti; le forze dell’ordine si sono infatti recate preventivamente nei punti di raduno annunciati dai manifestanti online, come il Tamar Park del quartiere Admirality e il Municipio del quartiere Sha Tin.

Secondo l’emittente radiofonico locale Rthk, almeno cinque persone sono state arrestate in un parco nei pressi del Municipio di Sha Tin.

Sempre nel quartiere di Sha Tin, la polizia ha sparato gas lacrimogeni ed effettuato numerosi arresti all’interno del centro commerciale New Town Plaza, secondo la stampa locale, dopo che i manifestanti avevano dato vita a un sit-in pacifico all’interno del centro commerciale stesso.

Rthk ha anche dichiarato che la polizia ha chiuso al pubblico il Tamar Park, dopo aver condotto fuori le persone che erano già al suo interno prima che iniziasse il raduno.

Inoltre, le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanti che avevano formato una catena umana all’interno del centro commerciale Cityplaza di Tai Koo Shing, ed effettuato diversi arresti dopo che, secondo la stampa locale, un ristorante all’interno del centro commerciale sarebbe stato danneggiato dai manifestanti.

Hong Kong media Stand News ha riferito che anche uno dei suoi fotoreporter che stava conducendo interviste all’interno del Cityplaza Mall è stato arrestato dalla polizia.

Come se non bastasse, nel pomeriggio c’è stato un piccolo spargimento di sangue all’interno del centro commerciale, in un incidente apparentemente scollegato dalle proteste. Secondo Rthk, un uomo di lingua mandarina avrebbe ferito diverse persone con un coltello in seguito ad una lite con alcuni clienti su questioni di ‘differenze politiche’. L’accoltellatore ha poi morso l’orecchio del consigliere comunale del Partito Democratico Andrew Chiu, che stava cercando di impedire all’uomo di fuggire. A quel punto si è radunata una folla furiosa che ha malmenato l’uomo prima che la polizia arrivasse sul posto.

La censura a Hong Kong

Il 31 ottobre, la Corte suprema di Hong Kong, su richiesta del segretario di Giustizia, ha emesso un’ordinanza provvisoria che vieta alle persone di diffondere qualsiasi informazione che «promuove, incoraggia o incita all’uso della violenza» tramite il popolare forum Lihkg (simile a Reddit) e sull’app di messaggistica Telegram.

In risposta, sette importanti organizzazioni, tra cui la Freedom House di Washington e l’organizzazione internazionale senza scopo di lucro Access Now, hanno inviato una lettera congiunta al leader di Hong Kong, Carrie Lam, condannando l’ordinanza del tribunale.

La lettera sostiene che «un simile linguaggio, vago e sopra le righe, offende i principi consolidati del diritto internazionale che proteggono le libertà di opinione e di espressione. Un linguaggio così vago lascia spazio alle autorità di esercitare un’ampia discrezionalità nell’applicazione della legge, che potenzialmente potrebbe essere usata per raffreddare illegalmente il dibattito e scoraggiare i manifestanti».

Il parlamentare pro-democratico Charles Mok, che il 31 ottobre ha rilasciato un comunicato stampa in cui criticava il divieto, ha espresso su Twitter il proprio apprezzamento verso la lettera congiunta.
Ha inoltre aggiunto che limitare la libertà di parola su Telegram e Lihkg spinge Hong Kong «pericolosamente vicino alla censura cinese del grande firewall».

Di fatto anche la lettera congiunta delle organizzazioni internazionali sottolinea che in ultima istanza l’ordinanza porterà il governo di Hong Kong a stringere la propria presa sul mondo del web: «Temiamo che questa inquietante forma di censura rappresenti un passo verso la fine della piena operatività di internet a Hong Kong, e che possa minare l’apertura e la sicurezza di internet a Hong Kong e in altri luoghi».

Carrie Lam a Pechino

Il 6 novembre l’attenzione sarà tutta su Pechino, quando Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, dovrebbe incontrare il vice premier cinese Han Zheng, secondo un comunicato ufficiale del governo di Hong Kong.

Lam è attesa il 5 novembre al Cina International Import Expo di Shanghai, poi dovrebbe incontrare Han la mattina seguente e infine partecipare nel pomeriggio al terzo meeting plenario del Leading Group for the Development of the Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area, un organizzazione istituita dal Consiglio di Stato della Cina nel 2018 per ‘collaborare’ meglio con le regioni autonome di Hong Kong e Macao.

Il meeting capita proprio nel mezzo delle speculazioni della stampa secondo cui Pechino potrebbe rimpiazzare Lam entro marzo del prossimo anno; sebbene la stessa Lam e il Ministero degli Affari Esteri cinese abbiano negato l’esistenza di tali piani.

L’incontro potrebbe anche far luce sui nuovi piani di Pechino per Hong Kong, poiché un recente conclave politico del Partito Comunista Cinese si è concluso con un riferimento al «perfezionamento del sistema legale e dell’apparato di sicurezza» di Hong Kong e Macao.

Han è il funzionario di Pechino più importante per quanto riguarda Hong Kong, in qualità di capo del Leading Group e capo del Central Coordination Group per gli affari di Hong Kong e Macau, un gruppo di coordinamento delle politiche interne diretto da Pechino.

Questo sarà il primo incontro tra Han e Lam dall’inizio delle proteste di massa in giugno. Infatti, secondo la stampa statale cinese, l’ultimo incontro tra i due era avvenuto in occasione della seconda riunione plenaria del Leading Group, tenutasi a Pechino lo scorso marzo.

 

Articolo in inglese: Hong Kong Police Shut Down Protests, Make Mass Arrests During 22nd Straight Weekend of Unrest

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