Come saranno utilizzati i capitali russi congelati dopo l’invasione dell’Ucraina?

di Redazione ETI/Reuters
25 Ottobre 2025 15:19 Aggiornato: 25 Ottobre 2025 20:25

L’Unione Europea sta cercando una soluzione per finanziare la difesa e la ricostruzione dell’Ucraina nei prossimi due anni utilizzando gli asset della Banca Centrale Russa immobilizzati in Occidente dopo l’invasione di Mosca. In base al diritto internazionale, i beni sovrani non possono essere confiscati, pertanto la Commissione Europea ha presentato un piano che consentirebbe ai Governi Ue di utilizzare fino a 185 miliardi di euro – la maggior parte, quindi, dei 210 miliardi di euro di asset sovrani russi attualmente congelati in Europa – senza confiscarli.

All’inizio del conflitto russo in Ucraina, Euroclear deteneva obbligazioni per conto della Banca Centrale Russa. Alla scadenza di tali obbligazioni, il contante risultante è rimasto bloccato in Euroclear a causa delle sanzioni Ue contro Mosca. Euroclear investe ora tale liquidità presso la Banca Centrale Europea (Bce). L’idea è che la stessa società investa invece in obbligazioni zero-coupon emesse dalla Commissione Europea. L’Ue utilizzerebbe quindi tale liquidità per emettere un Prestito per Riparazioni a favore dell’Ucraina, in diverse fasi e in base alle necessità. Il prestito verrebbe poi ripagato dall’Ucraina solo una volta che avrà ricevuto i risarcimenti dalla Russia in seguito a un accordo di pace. Ciò consentirebbe di fatto all’Ucraina di spendere il denaro immediatamente, anziché attendere il pagamento da parte di Mosca.

Circa 257 miliardi di euro di asset sovrani russi sono congelati a livello mondiale, secondo diverse istituzioni, inclusa la Commissione Europea. Questo dato non include eventuali patrimoni congelati degli oligarchi russi. Di questi, 210 miliardi di euro sono detenuti in Europa, di cui 185 miliardi di euro sono presso Euroclear. Circa 176 miliardi di euro degli asset russi in Euroclear si sono ormai convertiti in contante, mentre i restanti 9 miliardi di euro in titoli sono destinati a maturare tra il 2026 e il 2027.
L’Ue avrebbe pertanto circa 185 miliardi di euro con cui lavorare se decidesse di finanziare il prestito per riparazioni basandosi esclusivamente sugli asset detenuti da Euroclear. Poiché l’Ue potrebbe dover rimborsare prioritariamente un prestito di 45 miliardi di euro al G7 concesso all’Ucraina lo scorso anno, l’importo effettivo disponibile per ora è più vicino a 140 miliardi di euro. Finora sono stati erogati all’Ucraina 25,3 miliardi di euro del prestito totale di 45 miliardi.

La Commissione ha sottolineato che, oltre ai fondi Euroclear, rimangono 25 miliardi di euro di capitale russo in altre giurisdizioni Ue, principalmente Francia e Lussemburgo, che potrebbero anch’essi essere utilizzati nel meccanismo, ma l’idea richiede ulteriori approfondimenti.

La Commissione ha affermato che attenderà una valutazione del Fondo Monetario Internazionale sulle esigenze finanziarie dell’Ucraina nel 2026 e 2027 prima di decidere l’entità del prestito. Finlandia e Svezia stimano l’ammontare del fabbisogno finanziario dell’Ucraina durante quei due anni a 130 miliardi di euro. La Russia, in questo modo, manterrebbe il diritto di rivendicare i suoi 185 miliardi di euro detenuti in Euroclear, e il depositario di titoli belga avrebbe come capitale l’equivalente importo in obbligazioni Ue per coprire tale passività. L’unica differenza rispetto alla situazione attuale per Euroclear sarebbe che investirebbe il contante russo in obbligazioni della Commissione con rating tripla A, anziché in depositi tripla A della Bce.

La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che il rischio sarebbe condiviso collettivamente. Il primo ministro belga Bart De Wever ha affermato che il suo Paese non accetterebbe il meccanismo se la Commissione non presentasse una solida base legale, se gli altri Governi Ue non condividessero pienamente i rischi e se altri Paesi detentori di asset russi non si unissero. L’operazione dovrebbe essere garantita a tutti gli effetti dagli Stati membri dell’Ue. La Commissione preferirebbe che tutti i ventisette Stati membri e i Paesi non europei del G7 aderissero, in misura proporzionale alle dimensioni delle loro economie.

Canada e Regno Unito hanno espresso interesse, al contrario di Stati Uniti e Giappone. La Commissione è inoltre consapevole che l’Ungheria, vicina a Mosca, potrebbe non voler garantire il Reparations Loan ed è pronta a andare avanti anche solo con gli altri ventisei Governi Ue, poiché la dimensione economica dell’Ungheria, e quindi la sua quota nelle garanzie, è limitata.

Il rischio per i Governi Ue è considerato molto esiguo, poiché le loro garanzie verrebbero attivate solo se si decidesse di sbloccare gli asset russi prima che la Russia paghi i danni di guerra all’Ucraina.

Per eliminare ulteriormente il rischio di un accidentale sblocco degli asset russi in caso di mancata unanimità semestrale per il rinnovo delle sanzioni, la Commissione ha dichiarato di aver trovato un modo per rinnovare le sanzioni unicamente a maggioranza qualificata. Ciò rimuoverebbe il rischio che l’Ungheria possa causare un rilascio inatteso degli asset votando contro il rinnovo.


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