La Drug Enforcement Administration, la polizia federale antidroga degli Stati Uniti, lancia l’allarme spaccio via social media: le famiglie devono parlare coi figli di pillole contraffatte, fentanyl e di tutte le «minacce provenienti dai social media non solo una volta all’anno – ha dichiarato Rafael Mattei, agente speciale della Dea – Fate sapere ai vostri ragazzi che possono parlarvi apertamente di quello che vedono a scuola o di quello che viene loro proposto di provare». Il pressante invito alle famiglie è parlarne sempre con i ragazzi, per ricordare loro «il pericolo mortale che queste sostanze rappresentano».
La maggior parte dei primi approcci alla droga da parte dei minori deriva da pressioni tra coetanei, da forme di sperimentazione o da ribellioni verso i genitori. Tutte dinamiche note. Ma ora gli spacciatori di morte arrivano ai ragazzi anche attraverso i social. E la Dea sottolinea il ruolo preponderante dei social media nella vita dei minori e di come i trafficanti ne approfittino. La Dea raccomanda inoltre ai genitori di evidenziare ai più giovani i rischi nell’acquistare pillole di ogni genere online: la Dea sequestra continuamente pillole di fentanyl (una droga cinquanta volte più letale dell’eroina) camuffate da farmaci normali: «Non fidatevi mai dell’aspetto per stabilire se una pillola sia autentica o contraffatta. Gli unici medicinali sicuri sono quelli prescritti da un professionista sanitario di fiducia e venduti da un farmacista autorizzato». Il fentanyl è un oppioide sintetico di elevatissima potenza, spiega l’antidroga americana: «Basta una dose minima di fentanyl, appena due milligrammi, per uccidere. Analisi di laboratorio della Dea hanno rivelato che, su dieci pillole false contenenti fentanyl, cinque presentano una dose mortale.
Organizzazioni criminali come il cartello di Sinaloa e il Cartello Jalisco Nueva Generacion producono fentanyl, lo pressano in pillole false prive di qualsiasi principio attivo; oppure le confezionano in modo che assomiglino a caramelle.
Un documento della Dea, già nel gennaio 2022, avvertiva che le organizzazioni criminali hanno trasformato gli smartphone in un «punto di acquisto» per le droghe: «I trafficanti pubblicizzano su social media come Facebook, Instagram, Snapchat, Tiktok, Twitter e Youtube. Queste inserzioni appaiono in storie che scompaiono dopo ventiquattro ore o in post che vengono pubblicati e rimossi rapidamente». Quando gli utenti dei social media contattano i trafficanti, la conversazione viene spostata su applicazioni di messaggistica crittografata come Signal e Telegram, dove si concludono le vendite. «Il traffico di droga sui social media colpisce tutte le fasce d’età, ma adolescenti e giovani adulti sono particolarmente esposti, data l’elevata frequenza con cui utilizzano queste piattaforme».
In un comunicato del 15 luglio, il ministero della Giustizia americano ha reso noto che la Dea ha sequestrato circa quarantaquattro milioni di pillole di fentanyl, e varie tonnellate di fentanyl in polvere, oltre che di cocaina e metanfetamina, effettuando oltre duemila arresti. «La Dea sta colpendo i cartelli dove fa più male […] Dai laboratori di metanfetamina in California alle pillole di fentanyl camuffate da farmaci», ha dichiarato l’agente Robert Murphy.