Putin “sostituisce” Assad con al-Shara per non perdere la Siria

di Redazione ETI/Doron Peskin
16 Ottobre 2025 15:07 Aggiornato: 16 Ottobre 2025 20:28

Il presidente siriano Ahmed al-Shara è arrivato ieri al Cremlino e ha incontrato Vladimir Putin, nel loro primo incontro dopo il crollo del regime di Assad nel dicembre 2024. Entrambi hanno sottolineato la loro volontà di «ridefinire» le relazioni tra i due Paesi.
Al-Shara ha osservato che Damasco «cerca di rimodellare le sue relazioni con la Russia preservando la propria sovranità», mentre Putin ha espresso vivo apprezzamento per le «amichevoli e speciali relazioni » tra i due Paesi e aggiungendo che Mosca «è pronta a promuovere» un nuovo capitolo di collaborazione.

Secondo i giornalisti arabi, l’interesse principale di Damasco nelle relazioni con Mosca in questa fase è di natura militare-istituzionale. Il nuovo regime siriano mira a riabilitare e potenziare l’esercito, a creare una forza professionale e a acquisire supporto per addestramento e consulenza dalla Russia, ma per ora senza acquistare armi in quantità significative.
Sul fronte economico, al-Sharaa è interessato a stabilizzare il sistema energetico. La Russia già fornisce petrolio e grano, e ora Damasco sta cercando di espandere la cooperazione nella gestione delle centrali elettriche, nel ripristino delle linee ferroviarie e delle infrastrutture petrolifere, traducendo il tutto in accordi istituzionali. Putin, da parte sua, ha accennato a un’apertura sulla questione dei progetti energetici e ha sottolineato che Mosca è «pronta a fare tutto ciò che è in suo potere» per promuovere la collaborazione.

Sul piano politico-legale, Damasco vuole che il Cremlino smetta di fornire qualsiasi sostegno ai resti del vecchio regime e che si impegni a contrastare i tentativi dei collaboratori dell’ex presidente Bashar al-Assad di riorganizzarsi dal loro rifugio in Russia. Secondo fonti non ufficiali, al-Shara’a avrebbe persino sollevato con Putin la questione della consegna di Assad alle autorità siriane. Secondo Reuters, poi, nei colloqui di Mosca la Siria ha sollevato l’idea di riportare gradualmente la polizia militare russa nei posti di osservazione lungo il confine con Israele, una mossa volta a “garantire stabilità” nel sud del Paese. Prima del crollo del regime di Assad, le forze russe operavano nelle regioni di Quneitra e Daraa, nell’ambito di un sistema di monitoraggio della zona cuscinetto che impediva – su richiesta di Israele – il dispiegamento di miliziani affiliati all’Iran. Dopo la caduta del regime, le forze russe si sono ritirate dal confine.

Il Cremlino ha un chiaro interesse a rafforzare le relazioni con il nuovo regime siriano: un interesse strategico nel preservare la propria posizione di potenza dominante nel Mediterraneo. Le basi di Khmeimim e Tartus, insieme all’estensione di Qamishli nella Siria orientale, costituiscono delle teste di ponte essenziali per mantenere la presenza militare e l’influenza russa nell’area.

Sul fronte economico, la Russia punta a ripristinare la propria posizione nel mercato siriano onorando i contratti esistenti nei settori dell’energia, delle infrastrutture e dell’agricoltura, e a garantire la continua dipendenza della Siria dalle forniture russe. Un successo iniziale è già stato registrato quando al-Shara’a ha dichiarato di voler onorare gli accordi firmati con Mosca durante l’era di Assad.

A livello di immagine, sembra che il Cremlino voglia tentare di dimostrare che la Russia non ci stia perdendo niente con la caduta di Assad, adottando un approccio smaliziato e pragmatico nei confronti dei nuovi capi siriani, nel tentativo dimostrare una sorta di propria “continuità” di potere in Siria, invece che di perdita di influenza.


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