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Il Partito comunista cinese è al centro del racket internazionale dei trapianti di organi

Parlamentari da tutto il mondo contro il prelievo forzato di organi in Cina

Un panel di esperti sul prelievo forzato di organi perpetrato nella Repubblica Popolare Cinese, è intervenuto a un vertice a Bruxelles, per sensibilizzare i parlamentari di 28 nazioni rispetto a questo crimine contro i diritti umani perpetrato dalla dittatura comunista cinese

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Wayne Jordash, presidente del Global Rights Compliance, parla al quinto summit annuale della Inter-Parliamentary Alliance on China a Brussels, 7 novembre 2025. Foto Inter-Parliamentary Alliance on China

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Un panel di esperti sul prelievo forzato di organi perpetrato nella Repubblica Popolare Cinese, è intervenuto a un vertice a Bruxelles, per sensibilizzare i parlamentari di 28 nazioni rispetto a questo crimine contro i diritti umani perpetrato dalla dittatura comunista cinese. L’Alleanza interparlamentare sulla Cina (Ipac), che riunisce centinaia di parlamentari di tutto il mondo, ha ospitato il suo quinto summit annuale nel novembre scorso, dedicando ampio spazio alla prevenzione del prelievo forzato e del traffico di organi umani. Wayne Jordash, presidente della fondazione internazionale di diritto Global Rights Compliance, ha sottolineato davanti ai parlamentari il «dovere giuridico» sancito dal diritto internazionale di impiegare i poteri esecutivi, legislativi e giudiziari per «prevenire, limitare e sanzionare» questi crimini, sia a livello nazionale che internazionale: «La trasparenza va resa obbligatoria, le indagini penali imprescindibili, la collaborazione massima» ha detto Wayne Jordash ai politici occidentali, usando anche toni duri, quando ha definito la loro risposta a questo orrendo crimine «una prova della vostra spina dorsale morale collettiva».
Ormai da decenni, il Partito comunista cinese è al centro del racket internazionale dei trapianti di organi, che vengono prelevati con la forza a prigionieri di coscienza (spesso mentre sono ancora in vita) per essere venduti e trapiantati sul mercato nero.
Nel 2020 il China Tribunal, tribunale popolare indipendente con sede a Londra, ha stabilito che il regime cinese perpetri da anni il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza, sopratutto ai danni dei praticanti della via di coltivazione spirituale di scuola buddista chiamata Falun Gong. Il tribunale ha esaminato prove come telefonate sotto copertura a ospedali cinesi, in cui il personale medico rendeva disponibili gli organi in pochi giorni perché «quegli organi provenivano da persone vive al momento delle chiamate», ha precisato il presidente del trbunale Geoffrey Nice ai parlamentari Ipac. Il tribunale ha inoltre ravvisato nei prelievi sistematici crimini contro l’umanità.​
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale fondata sui valori universali di verità, compassione e tolleranza, barbaramente perseguitata dal Partito comunista cinese dal 1999. I credenti del Falun Gong vengono imprigionati in campi di lavoro forzati e centri di rieducazione dove subiscono torture di ogni genere e lavaggio del cervello. Quelli che non vengono uccisi durante le torture, spesso subiscono il prelievo dei propri organi.
Quest’anno in Cina si sono ancora registrati tali esami clinici privi di giustificazione medica inflitti con la violenza ai prigionieri di coscienza, e coerenti con gli accertamenti necessari ai trapianti. Lo ha riferito ai parlamentari Ipac Matthew Robertson, giornalista e ricercatore sulla Cina alla Victims of Communism Memorial Foundation. Uno studio di Robertson del 2022, pubblicato sull’American Journal of Transplantation e frutto di analisi di 71 articoli scientifici cinesi, ha evidenziato prelievi forzati di cuori e polmoni senza verifica di morte cerebrale, a conferma che i pazienti venivano uccisi a causa del prelievo forzato.
Al termine del summit Ipac i parlamentari hanno concordato sulla volontà di proporre nuove leggi per evitare nei propri Stati la complicità di persone, ospedali e governi in questa pratica «abominevole», vietando il “turismo dei trapianti”.
Sean Lin, direttore del Consilium Institute ha commentato come «significativo» il pronunciamento Ipac, che conferma le conclusioni del China Tribunal: «Ora i risultati del tribunale sono riconosciuti formalmente dai parlamentari di tanti Paesi». Ora che Ipac fornisce un quadro legislativo condiviso, «basterà che i parlamentari presentino dei disegni di legge perché l’onda d’urto si propaghi nel mondo medico e trapiantologico». E questo sarà «un duro colpo» al racket dei trapianti di organi gestito dalla dittatura comunista cinese.
 

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