Un esercito di account Twitter falsi diffonde la propaganda cinese

Di Frank Fang

La Cina sta usando migliaia di account Twitter falsi e hackerati per fare disinformazione sul virus. Lo rivela il giornale no-profit newyorkese ProPublica, che ha rintracciato oltre 10 mila account di questo tipo, coinvolti, fin dall’agosto 2019, «in una campagna d’influenza coordinata» legata al regime cinese. Molti di questi account, che in precedenza avevano preso di mira i dissidenti politici e le proteste di Hong Kong, hanno ora iniziato a pubblicare propaganda e disinformazione sull’epidemia da coronavirus.

I diecimila account non hanno agito in modo indipendente: utilizzando programmi informatici, ProPublica ha scoperto che fanno parte di una rete interconnessa di oltre 2 mila account. Tuttavia «la vera scala della campagna d’influenza è probabilmente molto più grande – avverte il giornale Il nostro tracciamento suggerisce che gli account identificati comprendano solo una parte dell’operazione».

La tattica degli account Twitter falsi per la propaganda

ProPublica spiega che i falsi account cercano di diffondere «particolari narrazioni dei fatti». In primo luogo, gli account principali, con «storie dall’aspetto più verosimile», pubblicano dei post accattivanti. Poi, altri account, probabilmente falsi, interagiscono con i post, per esempio nel ri-pubblicizzare o nel lasciare commenti positivi. Che si trattasse delle proteste di Hong Kong o dell’attuale epidemia da virus, questi post hanno utilizzato gli hashtag più influenti per «ottenere visibilità per gli account che avevano pochi seguaci», in modo da farli entrare nella rete di Twitter.

Lo studio elenca diversi account noti hackerati, come quello di un professore in North Carolina, di uno studente universitario della University of Nebraska Omaha, di un web designer nel Regno Unito e di un analista in Australia.
«Non è chiaro se gli attuali titolari di account falsi abbiano violato gli stessi o li abbiano acquistati».

In seguito, alcuni degli account esaminati da ProPublica sono stati sospesi da Twitter.

Legami con il regime cinese

ProPublica ha dimostrato che Pechino ha influenza su numerosi di questi account. Per esempio, il 29 gennaio, sei giorni dopo che le autorità avevano imposto un blocco a Wuhan a causa dell’epidemia da coronavirus, la rete d’influenza «ha cambiato improvvisamente il tema dei messaggi per focalizzarsi sull’epidemia di coronavirus».

Lo stesso giorno, OneSight, una società d’internet marketing con sede a Pechino e connessa al regime cinese, ha annunciato il lancio di una nuova applicazione per tracciare le informazioni relative al virus e aiutare a «trasmettere le giuste indicazioni dalla Cina» al mondo. L’amministratore delegato della società aveva precedentemente  lavorato presso il Dipartimento di Propaganda Estera di Pechino. Tra i suoi clienti vi sono i media statali e le aziende amiche del regime, come Huawei e Alibaba.

L’anno scorso, ProPublica ha ottenuto una copia di un contratto vinto da OneSight per incrementare i seguaci su Twitter dell’agenzia di stampa statale China News Service. Secondo la Jamestown Foundation, l’agenzia di stampa gestisce anche «segretamente, le organizzazioni dei media d’oltreoceano». Quest’agenzia è il braccio internazionale dei media dell’Ufficio degli Affari Esterni Cinesi, un ufficio incaricato di influenzare i cinesi d’oltremare, a sua volta gestito dal Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, un organo del Partito Comunista dedicato alla diffusione dell’agenda di Pechino all’interno e all’esterno della Cina.

«Il nostro studio sul gruppo di account interconnessi – afferma ProPubblica – ha mostrato che questa attività è legata a OneSight».

Lo studio ha inoltre rilevato che il contenuto e il comportamento degli account falsi erano simili a quelli riscontrati in un rapporto del 2019 dell’Australian Strategic Policy Institute. Ad esempio, i post sono stati spesso pubblicati durante l’orario di lavoro a Pechino. Molti dei post che esprimono approvazione per Pechino sono stati pubblicati da account falsi, utilizzando lo stesso testo pubblicato dai media statali cinesi: «I testi dei commenti sono stati spesso copiati parola per parola dagli editoriali di Stato, che per lungo tempo sono serviti da ‘stella polare’ politica per agenzie governative e funzionari di Partito». I resoconti sono diventati «cheerleader del governo, e invitano i cittadini a unirsi per sostenere gli sforzi nel combattere l’epidemia, sollecitandoli a “eliminare le dicerie online”».

Denaro

ProPublica ha scoperto che in alcuni casi, persone che si sospetta possano essere agenti segreti cinesi avrebbero offerto dei soldi agli utenti di Twitter di lingua cinese dotati di una certa influenza,  in cambio della pubblicazione di messaggi favorevoli a Pechino. Lo studio ha evidenziato il caso di Badiucao, vignettista politico cinese che vive in Australia, che ha riferito di essere stato contattato da un account che dichiarava di essere una «società di scambio internazionale», che gli offriva 1.700 yuan (circa 200 euro) per twittare contenuti specifici in ogni post. Durante le finte trattative con la società, Badiucao ha ricevuto un campione di quello che gli sarebbe stato chiesto di twittare: un filmato di propaganda di 15 secondi, che mostrava che: «Pechino ha sconfitto il coronavirus e tutto è tornato alla normalità».

Tuttavia alla fine, la società non ha fornito a Badiucao un contratto, con la motivazione che «in seguito alla revisione del cliente, il suo stile di pubblicazione non si adatta a questo argomento promozionale».

 

Epoch Times chiama il nuovo coronavirus ‘virus del Pcc’ perché l’insabbiamento e la mala gestione del Partito Comunista Cinese (Pcc) hanno permesso al virus di diffondersi in tutta la Cina e di creare poi l’attuale pandemia globale.

Articolo in inglese: China Uses Fake and Hijacked Twitter Accounts to Spread Propaganda About Pandemic: Study

 
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