Temu e Pinduoduo: cosa sono, i pericoli e cosa devi sapere

Temu, il mercato di accessori per casa, auto e in più vestiti, sta esportando il modello della sua gemella Pinduoduo in Cina, facendosi conoscere non solo per le pubblicità, ma anche per i prezzi bassi, ottenuti grazie ad una serie di strategie.

Temu e Pinduoduo sono di proprietà della PDD Holdings Inc, che ha incorporato la sua sede legale nelle isole Cayman, anche se prima la sua sede era a Shanghai.

Temu vuol dire «uniamoci per ridurre i prezzi» (Team Up, Price Down). Questo riflette la filosofia della compagnia di ridurre i prezzi dei suoi prodotti più popolari: più persone acquistano un articolo, più il suo venditore ne produrrà; il che a sua volta riduce il prezzo per tutti.

Secondo Temu, inoltre, i suoi prezzi vengono raggiunti grazie anche a profonde connessioni di soci in ambito logistico e un affermato ecosistema di fornitori.

Su Trustpilot e Sitejabber, Temu ha un punteggio di 3.4 (senza contare gli altri Paesi) al momento della stesura dell’articolo.

Invece, Temu ha un punteggio di 2.55/5 su Better Business Bureau (Bbb) – un’organizzazione senza scopo di lucro, che si occupa di verificare l’affidabilità delle aziende, per una maggior fiducia nei consumatori – oltre a reclami e insoddisfazioni da parte della clientela. È insolito che una società così nuova riceva così tanti reclami, in così poco tempo, come dichiara Melanie McGovern, direttrice delle pubbliche relazioni e dei social media della Bbb a Time.

«Promettono consegne e le persone non ricevono i loro prodotti quando dovrebbero», aggiunge la signora Melanie McGovern.

Vi sono anche opinioni più a favore. Come ad esempio un commento su come acquistare su Temu contribuisca all’ambiente. Tuttavia, è raro incontrare questi fenomeni: la gente è più propensa a commentare quando è insoddisfatta del servizio, secondo Steve Chou, commerciante e presentatore del canale ‘MyWifeQuitHerJob Ecommerce Channel’.

Pinduoduo – che ha sviluppato l’app Temu – è stata creata, similmente, per collegare rivenditori (primariamente agricoltori) e consumatori facendo leva sugli acquisti di gruppo (social shopping), risultando in prezzi economici.

In breve, senza intermediari, effettuano ordini abbondanti dello stesso prodotto, richiesti dalle masse, a prezzi ridotti.

Pinduoduo vende servizi pubblicitari alla sua rete di fornitori e non molti prodotti fisici. I venditori possono acquistare keywords (parole chiave, di ricerca) che corrispondono agli articoli in lista e appaiono come inserzioni nella piattaforma di Pinduoduo. In più, l’azienda addebita una commissione per ogni articolo venduto tramite la sua piattaforma.

Nel 2022, gran parte del ricavato di Pinduoduo è riconducibile a servizi di online marketing, non da e-commerce.

L’online marketing services ha generato il 78.7 % del reddito di Pinduoduo, le commissioni sui pagamenti (Transaction Services) il 21,2% e le merci lo 0,2% e secondo i recenti dati si possono rilevare tendenze simili.

I 5.480.379 milioni di dollari delle entrate totali si dividono in $ 3.967.096 milioni derivanti dal marketing, mentre $ 1.513.283 milioni dalle transazioni, senza contare che vi sono anche guadagni dai cambi valute e investimenti. Gli altri guadagni (Other income), inoltre, sono stati di $ 178.741.

Temu, nella sua strategia di marketing, offre premi di affiliazione a chi consiglia l’app, facendola installare. Questa tattica porta al fatto che molto spesso i prodotti sono gratis, rendendo l’applicazione sempre più popolare e presente.

Il canale ‘MyWifeQuitHerJob Ecommerce Channel’ riporta (4:55) come gli siano stati offerti 10 mila dollari per promuovere l’app e 100 dollari per un breve video (rifiutati).

In altre parole, Temu sta effettuando una campagna pubblicitaria tale da rendere il suo nome ‘di casa’.

Juozas Kaziukėnas, imprenditore, ha twittato un grafico sulle visite registrate per la piattaforma. E negli Usa superano quelle di Shein (altra nota compagnia di abbigliamento spedito dalla Cina). Ma, si chiede, fin quando questa crescita è sostenibile, considerando l’aggressiva attività di marketing svolta.

In un altro post, indica che parte dei motivi per cui le persone trascurano la qualità, è perché negli ultimi anni, Amazon ha normalizzato e abituato il pubblico (o meglio i clienti) a questo tipo di merci, e come venivano poste in ‘vetrina’.

«Temu e Shein stanno devastando il noioso mercato dell’e-commerce statunitense più di chiunque altro», dichiara Juozas Kaziukėnas; che aggiunge come sia impossibile che Temu svolga affari, al dettaglio, redditizi. Considerando, oltretutto, i costi di trasporto coinvolti.

Ogni ordine spedito negli Usa reca una perdita di $30 in media a Temu. E tra i $588 milioni ai $954 milioni ogni anno. Ma perché dovrebbe farlo? Stanno aprendosi un varco nel mercato americano, attirando i clienti dalla concorrenza. E, almeno nel breve termine, potrebbe permettersi di sostenere questa strategia. Stanno comprando porzioni di mercato, sperando che negli anni a venire, permanga.

Un altro motivo per cui Temu può offrire, anche negli Usa, prodotti a basso costo è lo sfruttare una lacuna nelle leggi d’importazione statunitensi. Infatti, tutto quello che costa meno di $800, non è soggetto al dazio. Questo include la spedizione, che incentiva Temu ad offrire consegne gratuite.

Temu non è tanto una compagnia di e-commerce, quanto una orientata ai dati, seguendo le orme della sua gemella Pinduoduo in Cina.

Riguardo la qualità dei prodotti – anche se a volte soddisfacenti per le loro possibili vaste conoscenze di fornitori – non si possono dimenticare le possibili condizioni con cui vengono fabbricati, da lavoratori spesso, o sempre, mal pagati e in stati di salute estremi, almeno secondo alcune inchieste dei media; che possono portare a decessi.

In particolare, Pinduoduo è stata accusata di far lavorare per 380 ore al mese. Solitamente, in un’azienda, si lavora circa 8 ore al giorno 5 volte a settimana e quindi 160 ore al mese. In base a questo dato, non sorprende che i costi siano bassi.

Temu e Pinduoduo possono inoltre raccogliere informazioni come i contatti nella rubrica, foto, anche del profilo, almeno secondo il sito web Komando.com; i dati legati agli account social con cui ci si collega alle app e potenzialmente la posizione (Gps); in più il sistema operativo, l’indirizzo IP, le sessioni e le ricerche, le attività e il tempo di permanenza sul sito.

Recentemente (marzo 2023), Google ha rimosso dal Play Store l’applicazione di Pinduoduo, poiché una sua versione pubblicata al di fuori della piattaforma Google è stata scoperta essere un veicolo di codice malevolo, ponendo tra l’altro un rischio per la privacy. E tra le altre cose, l’app aveva il potenziale di disinstallare altre applicazioni, oltre a sapere quali erano installate e cosa si trova nello smartphone.

Sono state rilevate, inoltre, delle difese nei confronti delle scansioni antivirus.

Una persona che lavora per Pinduoduo avrebbe dichiarato anonimamente come l’azienda abbia stabilito, nel 2020, un gruppo di 100 ingegneri e product manager, con l’obiettivo di individuare delle vulnerabilità nei telefoni android, così come modi per sfruttarle traendone profitto. Il 7 marzo dello stesso anno, il team sarebbe stato sciolto. Molti membri del gruppo, tuttavia, hanno reso noto che sarebbero stati trasferiti a lavorare per Temu; ma un nucleo operativo di 20 persone rimarrebbe. Questo è quanto riportano svariati media.

Ma perché queste app dovrebbero spiare i dispositivi in cui vengono installate? Uno dei principali motivi è di avere un vantaggio verso i concorrenti e aumentare le vendite. Infatti tramite questi dati si possono individuare le abitudini, gli interessi e le preferenze degli utenti. Di conseguenza migliorando il suo modello di apprendimento (un sistema per la gestione automatica, con il minimo intervento umano), per offrire notifiche e pubblicità personalizzate, attirando gli utenti ad aprire l’applicazione ed effettuare ordini d’acquisto.

Gli spazi pubblicitari di Pinduoduo e i suoi servizi hanno, quindi, una gestione ed efficacia facilitata dall’analisi comportamentale non solo degli utenti, ma potenzialmente anche tramite quella delle altre persone e dispositivi.

«Non abbiamo mai visto un’applicazione diffusa come questa che cerca di espandere i propri privilegi per ottenere l’accesso a cose a cui non dovrebbe», dichiara Mikko Hyppönen, responsabile della ricerca a WithSecure, compagnia finlandese di sicurezza informatica.

Sebbene non vi siano prove evidenti di furto di dati che vengano poi forniti al regime cinese, questo non può essere escluso, dal momento che vi sono leggi atte a imporre la consegna dei dati da parte delle compagnie in Cina.

Le informazioni in possesso del regime, poi, vengono adoperate per svariati fini, tra cui anche le violazioni sui diritti umani. Le cui ripercussioni si manifestano anche qui, oltreoceano.

In tal senso, Temu e Shein sono state indagate su possibili violazioni dei diritti umani e sullo sfruttamento del lavoro. Quanto riportato dalla Commissione scelta sul Pcc svela come i due colossi del fast-fashion siano privi di garanzie sullo sfruttamento nella loro filiera. E Temu, secondo il rapporto della Commissione, ha dichiarato che i suoi prodotti arrivano anche dallo Xinjiang, dove gli uiguri vengono sfruttati con il lavoro forzato.

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