Miti, la strada verso casa

In questa serie, ‘Miti, la strada verso casa’, James Sale rivela perché i miti, tutt’altro che scontati al giorno d’oggi, rimangano cruciali per comprendere il ruolo degli esseri umani nell’universo, e forse anche per la loro futura sopravvivenza.

Fin dall’Illuminismo, la conoscenza scientifica è stata privilegiata rispetto alla comprensione della realtà attraverso i miti. Un’incisione dell’edizione del 1772 dell'”Enciclopedia”. La verità, in alto e al centro, è circondata dalla luce e ‘svelata’ dalle figure alla sua destra, Filosofia e Ragione. (Dominio Pubblico)

Passo dopo passo, ma inesorabilmente, il mondo moderno ha perso la capacità di comprendere i miti. È stata come un valanga: nel XVII secolo era soltanto un piccolo rivolo, durante l’illuminismo una palla di neve, mentre tra il XX e il XXI è diventata una marea letale, distruttiva per l’anima, che ha sepolto il genere umano. Persino i dizionari attuali sono una testimonianza di questa triste realtà: parole messe lì e congelate nelle pagine, riflettono l’attuale incapacità di comprendere i miti.

In effetti oggigiorno chi sa cosa sono realmente i miti? Perché sono cosi importanti? E, come mai comprenderli porterebbe grandi benefici?

Secondo lo Shorter Oxford English Dictionary, il mito è «una storia di pura fantasia», mentre un altro dizionario sostiene che si tratti di «un insieme di credenze comuni, false, o prive di fondamento». Attualmente questo genere di definizioni sono comuni alla maggior parte dei dizionari. In sostanza il mito viene considerato una storia falsa, che piace alle persone solo perché le persone amano i racconti! In realtà la parola ‘mito’ deriva dal corrispondente termine greco che indicava un racconto o una fiaba.

Dalle definizioni attuali di questa antica parola si possono dedurre due punti: il primo è che i miti non sono importanti perché sono falsi, privi di fondamento e frutto dell’immaginazione; il secondo è che la vera conoscenza risiede in a un altro dominio, quello della ‘scienza’.

Queste deduzioni potrebbero sembrare piuttosto accademiche, perciò vale la pena di riflettere sulle loro implicazioni che, sebbene subconscie, sono piuttosto profonde. È possibile osservarne gli effetti sul sistema educativo, dove le discipline scientifiche vengono considerate sempre più importanti, mentre quelle umanistiche e artistiche stanno passando in secondo piano, e anche i fondi vengono distribuiti di conseguenza. Un’altra manifestazione è lo ‘status’ di cui godono oggigiorno scienziati e ingegneri, mentre gli artisti  ̶  fatta eccezione per le poche star del cinema e gli artisti dei dischi di platino  ̶  non se la passano altrettanto bene. Basti pensare che nel Regno Unito la parola ‘poeta’ viene spesso usata con un’accezione quasi dispregiativa. In effetti, oggigiorno gran parte delle persone non nutre alcun interesse per la poesia!

Tuttavia, non importa cosa pensino le persone moderne, la realtà è un’altra. Il professore Brian Cox una volta ha saggiamente osservato: «La narrazione dovrebbe essere considerata un atto fondamentale della mente». È possibile conoscere la realtà solo attraverso i racconti. Persino la scienza deve ricorrere alla narrazione (anche nota come fiaba, o mito) per spiegare se stessa.

Questo è il caso, ad esempio, del suo racconto più celebre: il Big Bang. Ossia una storia che può essere compresa dalla mente umana. Naturalmente agli scienziati piace pensare che essendo un racconto scientifico debba essere ‘vero’, sebbene in realtà sia mutato diverse volte nel corso del tempo: negli anni ‘90 questa teoria sosteneva che l’universo avesse 15 miliardi di anni; mentre ora sono ‘certi’ che abbia 13,7 miliardi di anni; ma 1,3 miliardi di anni di differenza non sono pochi! Ciononostante, tutto viene spiegato con la parola ‘progresso’ (che verrà affrontata in dettaglio più avanti).

In realtà i miti non sono ‘fiabe’ nel senso che sono falsi, piuttosto sono storie che contengono e veicolano profonde verità. Infatti tutte le verità più importanti sono veicolate dai miti. Quali sono dunque queste profonde verità? E perché oggi vengono ignorate?

In primo luogo è perché le persone non sono più coscienti della loro esistenza, hanno perso la capacità di ‘vedere’ dentro i miti, e d’altronde la verità stessa è invisibile. In effetti, riflettendoci bene, tutte le cose più importanti sono invisibili. Il pensiero stesso è invisibile. Non si può vedere il pensiero, se non con gli occhi della propria mente, eppure è proprio li che risiedono le verità importanti e profonde. Per fare alcuni esempi: cosa c’è di più importante dell’amore, della bontà, delle idee, o dei nostri valori? Niente di tutto questo è visibile, eppure le persone possono tranquillamente dare la propria vita per essi.

Il volo di Icaro” di Jacob Peter Gowy. Il mito di Icaro dimostra il pericolo dell’hubris. (Dominio Pubblico)

Inoltre, nella tradizione occidentale si parla di Dio: «eterno, immortale, invisibile, e saggio». Nella tradizione orientale del Tao. Citando il primo verso del Tao Te Ching, il Tao va persino oltre l’invisibilità: «Il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao». Invisibile, inudibile e silenzioso.

Perciò i miti rendono visibile quel che è invisibile, di modo che gli uomini possano comprendere meglio la realtà, il Tao o la natura divina, e migliorare di conseguenza se stessi e il proprio comportamento, evitando quella che gli antichi greci chiamavano ‘hybris’ [Superbia, ndr]. Poiché l’hybris è quello che rovina gli esseri umani.

Quindi riuscire a comprendere i miti è di fondamentale importanza, e il nostro stesso futuro dipende da questo. Il Libro dei morti degli antichi egizi afferma: «Tutti i mondi ‘inferiori’ sono stati predisposti e ordinati da fattori superiori; perciò le cose che stanno nei mondi ‘inferiori’ non possono modificare l’ordine dei mondi superiori». Un ottimo promemoria della mortalità, della natura umana e dei sui limiti.

Per rendere l’idea più chiaramente si pensi al ‘mito’ del giardino dell’Eden. Si narra che ci fossero due alberi: l’albero della conoscenza e l’albero della vita. Sfortunatamente l’uomo scelse l’albero della conoscenza. Cosa significa? L’uomo scelse i fatti, i dati, le certezze, insomma il visibile piuttosto che l’albero della vita, che rappresenta l’immaginazione, la fede, l’incertezza, o più in generale l’invisibile.

Adamo ed Eva scelgono i frutti dell’Albero della Conoscenza. Una donna-serpente si attorciglia intorno all’Albero della Conoscenza, mentre Adamo ed Eva si appoggiano ai suoi rami. Incisione su legno di Theodor de Bry (1528-1598) e Jodocus van Winghe (1544-1603). (Pubblico Dominio)

Uno dei messaggi veicolati da questo ‘mito’ è che scegliere la conoscenza significa scegliere la morte. ‘Scienza’ etimologicamente significa ‘conoscenza’, e chi può negare che attualmente l’intero pianeta stia barcollando inesorabilmente verso la distruzione proprio a causa della scienza? Questo genere di conoscenza ha inquinato il pianeta, prodotto armi biologiche e nucleari, e molto altro ancora. Mentre Stati uniti, Corea del Nord, Russia, per non parlare della Cina, competono tra loro con ogni mezzo (non è per dare la colpa a qualcuno), ci si può benissimo rendere conto dell’imminente pericolo che si prospetta dinnanzi all’umanità.

La cosa ironica è che la scienza ha ormai creato i suoi miti (sebbene molti scienziati non considerino le proprie storie come miti) per sancire la propria supremazia, evitare un’attenta analisi critica e sfuggire alle proprie responsabilità. Tra questi, il più pernicioso è esattamente il mito del progresso.

Gli antichi ritenevano che l’umanità avesse attraversato un’Età dell’Oro, mentre i moderni hanno rinnegato questa visione definendola ‘superstizione’, e l’hanno rimpiazzata con l’idea che l’Età dell’Oro verrà raggiunta in futuro grazie al progresso. Tutti l’attendono ma non arriva mai, naturalmente. Insieme al progresso scientifico, sono apparse anche le politiche ‘progressiste’, che consistono nel promuovere un clima di anarchia generale dove tutto è concesso.

Persino Gengis Khan sarebbe rimasto impressionato dalla brutalità e distruzione provocate dalla Seconda Guerra Mondiale. Una statua di Gengis Khan presso Ulan Bator, capitale della Mongolia. (CC BY 2.0)

Inoltre si è affermata una visione progressista della storia, secondo cui l’umanità sarebbe migliorata costantemente con il progresso della storia, senza considerare, ad esempio, le due grandi guerre mondiali o altre tragedie moderne che sarebbero state inimmaginabili in passato. Persino Alessandro Magno o Gengis Khan sarebbero rimasti impressionati dalle brutalità e dalla distruttività della seconda guerra mondiale, che è stata provocata proprio da uomini che condividevano il concetto di ‘progresso’, di ‘guerra che fermerà tutte le guerre’, e di ‘mai più’.

Non comprendere i miti può avere dunque conseguenze piuttosto profonde, per questo esplorarne alcuni e discutere le loro implicazioni può permettere di arrivare a comprendere meglio il mondo in cui viviamo.

 

James Sale è un uomo d’affari inglese, fondatore di Motivational Maps, che è attiva in 14 Paesi. Sale è autore di oltre quaranta libri pubblicati da importanti editori internazionali, come Macmillan, Pearson, and Routledge on management, education, and poetry.

Articolo originale: Myths: Mapping Our Way Home

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