Capire lo spionaggio industriale potrebbe salvare la Volkswagen

Altre nuvole nere all’orizzonte per Volkswagen, dopo la scoperta che l’azienda stava truccando le emissioni di gas nelle sue vetture a ‘diesel pulito’. Quasi mezzo milione di auto negli Stati Uniti [e quasi 11 milioni nel mondo] sono coinvolte, e adesso il mondo politico sta muovendosi per raggiungere quello che potrebbe essere un devastante accordo per l’azienda tedesca. Per chi ha tenuto sotto osservazione il caso, è un altro passo dopo le dimissioni dell’Ad e il titolo che è crollato del 30 per cento.

Eppure ci sono ancora speranze per la Volkswagen, secondo Amar Manzoor, esperto di spionaggio industriale ed esperto in formazione manageriale mirata ad affrontare e a prevedere attacchi alle imprese. Secondo Manzoor è improbabile che la situazione si risolva velocemente dato che «l’intero processo è stato colpito», dai costi dei prodotti al morale dei lavoratori. Nel lungo periodo, però, l’azienda potrebbe uscirne fuori. Dopo che una crisi ha colpito, sostiene, la strategia aziendale deve volgere verso un «limitare i danni». «La chiave è mantenere le operazioni commerciali in movimento, perché è il processo vitale di un’azienda», è il commento di Manzoor. Ora come ora, la Volkswagen ‘è attaccata al respiratore’  e, per continuare a vivere finanziariamente deve tagliare i costi ovunque sia possibile.

La compagnia sta anche perdendo sangue sotto forma di flusso di cassa, e stabilizzarsi richiede ricucire la zona che è stata ferita. Per la Volkswagen, il trauma maggiore è stato sofferto dalla credibilità e guarirlo significa trovare un modo di riconquistare la fiducia. Se le persone non credono nel prodotto non compreranno le auto, l’azienda perderà azionisti fino a quando non ne rimarrà niente.

Dopo aver posto grande importanza sulla fiducia, il prossimo passo, secondo Manzoor, sarà di riguadagnarla. Quando i consumatori inizieranno a credere nuovamente nel prodotto avranno bisogno di un incentivo per procedere all’acquisto – il che molto probabilmente significherà un abbassamento del prezzo. «Devono vendere, anche se portasse profitti limitati», ha detto Manzoor. Infine, devono trovare il modo di riprendersi la fiducia degli azionisti, mostrando aumenti negli incassi – anche se fossero dei miglioramenti limitati – il che dovrebbe essere il risultato naturale di aver percorso i passi precedenti. Una volta che gli azionisti vedranno il titolo in crescita è probabile che torneranno, la prospettiva è quella di tornare a macinare profitti.

IL PRE-CRISI

Anche se è troppo tardi per i ‘se’ e per i ‘ma’, ci sono comunque diverse cose che la Volkswagen avrebbe dovuto fare prima, o immediatamente dopo, che lo scandalo diventasse di pubblico dominio. Alcune semplici strategie avrebbero potuto cambiare nettamente il risultato: «avrei fatto l’avvocato del diavolo, esponendo i potenziali problemi in anticipo», ha detto Manzoor, [riferendosi a quella che nei Paesi anglosassoni è definita pratica del ‘Red Team’: lanciare attacchi simulati per identificare le proprie debolezze, ndt]

Agire in quel modo avrebbe permesso alla Volkswagen di controllare in modo più efficace la crisi: avrebbero potuto gestire la situazione in modo più capillare, oltre a formare dei gruppi operativi per investigare e risolvere problemi mentre il pubblico ne veniva a conoscenza. Se le cause e gli effetti fossero stati identificati abbastanza presto, la criticità sarebbe rimasta sotto controllo.
Anche se rendere pubblico il problema in anticipo difficilmente avrebbe evitato accordi di risarcimento, avrebbe infatti ridotto notevolmente il colpo sofferto dalla fiducia, di conseguenza limitando la caduta delle vendite e del valore azionario, e avrebbe anche reso più facile rimettersi in sella.

Un problema, secondo Manzoor, è che le aziende spesso non hanno programmi di sicurezza come parte delle loro strategie aziendali, un servizio che la sua compagnia, 7Tao, propone ai propri clienti. Riuscire a giocare un po’ d’anticipo, sostiene, può permettere a un’azienda di evitare sfracellarsi contro gli scogli durante una tempesta. «Prima che una corporation di 300 mila persone scompaia in un buco nero, vale la pena mettere sul piatto i punti deboli, ed essere in grado di capire cosa potrebbe succedere». Osserva. «Vorrei che tutte le debolezze venissero esposte internamente, prima che possano danneggiare la compagnie. Questo è quello che in essenza sto cercando di fare», conclude Manzoor.

UNA DURA LEZIONE

Da un’altra prospettiva, le controversie che ruotano attorno alla Volkswagen non sono altro che un accenno di quello che sta accadendo nell’incontrollabile mondo dello spionaggio industriale. La realtà del mercato odierno è infatti che alcune aziende stanno giocando sporco: che sia una compagnia cinese che sottrae proprietà intellettuali attraverso gli hacker, un’azienda tecnologica che vende i dati dei propri clienti in cambio di denaro o una casa automobilistica che trucca i dati delle emissioni.

«Il problema è piuttosto facile da riconoscere se si guarda da vicino», spiega Manzoor, facendo notare che nel caso della Volkswagen, chi produce automobili deve creare veicoli che piacciano ai clienti, riuscendo a superare i test richiesti sulle emissioni, in un mercato che è diventato estremamente competitivo. Gli azionisti, poi, aumentano la pressione, secondo Manzoor, e questo ambiente così competitivo ha «rivelato le debolezze sottostanti delle aziende automobilistiche».

«Gli ingegneri tedeschi sono molto probabilmente andati al risparmio, aggiungendo il valore delle azioni all’equazione per risolvere il problema». E «Le aziende tedesche stanno affrontando quello che ogni singola azienda deve affrontare nel mondo: una crisi finanziaria che continua a espandersi, oltre a un aumento dei concorrenti che stanno lottando per prendere una fetta di un mercato che è in contrazione», è il commento di Manzoor. «Non tutti i concorrenti agiranno nello stesso modo», ha aggiunto. «C’è chi userà l’arte dello spionaggio industriale per rubare le analisi di crescita dei propri concorrenti».

Un esempio tipico è che, dopo il caso Volkswagen sulle emissioni, il quotidiano britannico The Guardian ha riportato come anche BMW, Mercedes e General Motors potrebbero stare facendo la stessa cosa. Manzoor ha anche detto che «le corporation stanno probabilmente correndo dappertutto per essere sicure di aver ‘messo tutti i puntini sulle i’».

Anche se le altre Case automobilistiche potrebbero avere tempo a sufficienza per attenuare la crisi, la Volkswagen è ora il capro espiatorio. Sembra che ai piani alti fossero da tempo a conoscenza dello scandalo, eppure non sono stati in grado di pensare a una risposta d’emergenza in caso la storia fosse resa pubblica. Manzoor conclude che la Volkswagen «è stata colpita duramente da qualcosa di cui avrebbe dovuto però essere stata a conoscenza».

 

 
Articoli correlati