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Servizi Usa: la Russia non vuole una guerra con la Nato

La guerra in Ucraina divisa tra accordi di pace e propaganda

Donald Trump e Keir Starmer hanno discusso al telefono il 21 dicembre della situazione a Gaza e delle iniziative della Coalizione dei volenterosi volte a sostenere un accordo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina

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Vigili del fuoco lavorano sul luogo degli edifici colpiti durante l'attacco missilistico russo a Zaporizhzhia, Ucraina, 16 settembre 2025

Photo: foto: Press service of the State Emergency Service of Ukraine in Zaporizhzhia region/Handout via REUTERS.

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Tempo di lettura: 3 Min.

Donald Trump e Keir Starmer hanno discusso al telefono il 21 dicembre della situazione a Gaza e delle iniziative della Coalizione dei volenterosi volte a sostenere un accordo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina. In questo contesto si inseriscono anche i colloqui tenuti a Miami tra l’inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin, Kirill Dmitriev, e l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff. Dmitriev ha definito gli incontri «costruttivi», sottolineando come Mosca «apprezzi» gli sforzi degli Stati Uniti per mettere fine al conflitto. Secondo quanto riferito da Witkoff inoltre, le discussioni si sono concentrate in particolare sui «prossimi passi» dell’accordo di pace.
Ma se da un lato diversi Paesi stanno spaccando il capello in quattro per porre fine alla guerra in Ucraina che ormai va avanti da 4 anni, dall’altro la «stampa guerrafondaia» sta portando avanti una vera e propria «propaganda volta a scatenare un’escalation del conflitto». A dirlo è Tulsi Gabbard, direttore dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti. La Gabbard ha pubblicato su X un articolo Reuters che riporta «numerosi avvertimenti» dell’intelligence americana su un’imminente invasione russa dei Paesi Baltici, un tempo parte dell’Unione Sovietica. Affermazioni che il direttore ha bollato come disinformazione e propaganda: «Reuters sta diffondendo volontariamente notizie per conto dei guerrafondai che vogliono sabotare gli sforzi del presidente Trump per porre fine a una guerra che ha causato oltre un milione di vittime».
Ma la vera valutazione dei Servizi segreti statunitensi sarebbe, in realtà, diametralmente opposta: «la Russia non vuole una guerra con la Nato. Infatti al momento non ha nemmeno la capacità di conquistare e occupare tutta l’Ucraina, figuriamoci l’Europa». L’informazione, o meglio disinformazione secondo la Gabbard, sarebbe stata fornita al deputato democratico Mike Quigley, citato nell’articolo dell’agenzia di stampa, che avrebbe appunto sostenuto la tesi dell’invasione russa.
«State pericolosamente promuovendo questa propaganda per ostacolare gli sforzi del presidente Trump e state fomentando isteria e paura tra la popolazione, con l’obiettivo di scatenare un’escalation della guerra», ha dichiarato il direttore della Sicurezza nazionale americana. L’articolo afferma infine che le valutazioni dell’intelligence americana sulle intenzioni russe sarebbero «simili a quelle condivise dai Servizi britannici e di altri Paesi europei».
É evidente quanto la partita della guerra in Ucraina (come è per tutte le guerre) non si giochi quindi solo sul campo militare o diplomatico, ma anche su quello dell’informazione. Oggi il peso delle parole appare infatti più importante che mai, perché può condizionare sia un percorso verso la pace che alimentare nuove tensioni in uno scenario geopolitico già profondamente instabile.

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