Il regime cinese risponde alle recenti sanzioni europee contro l’alleato russo colpendo due banche lituane: Uab Urbo Bankas e Ab Mano Bankas. Un portavoce del ministero del Commercio del regime cinese ha esortato l’Unione europea a «correggere le condotte errate», lesive «degli interessi della Cina e che minano la cooperazione tra Cina e Ue». D’ora in poi, individui cinesi non potranno effettuare transazioni né intrattenere rapporti di collaborazione con le due banche lituane, quale esplicita ritorsione per le sanzioni imposte da Bruxelles il 18 luglio a due istituti finanziari cinesi.
In una dichiarazione al Financial Times, un portavoce della Commissione europea ha riferito che Bruxelles aveva ricevuto martedì una notifica da Pechino. «Una volta ricevuta formalmente, l’Ue esaminerà nel dettaglio queste misure, prima di decidere eventuali ulteriori passi», si legge nella nota. «L’Ue resta aperta a individuare una soluzione reciprocamente accettabile che possa, in ultima analisi, portare alla rimozione delle banche dall’elenco».
Il 18 luglio il Consiglio d’Europa ha varato il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, colpendo i settori energetico, bancario e militare. Tra gli obiettivi figurano 14 individui e 41 entità, sette dei quali con sede in Cina continentale o a Hong Kong. Per la prima volta, le misure hanno esteso il divieto di accesso ai servizi di messaggistica finanziaria dell’Ue anche a banche di paesi terzi, inclusa la Heihe Rural Commercial Bank e la Heilongjiang Suifenhe Rural Commercial Bank, entrambe nella provincia nordorientale cinese dello Heilongjiang.
La nuova restrizione è entrata in vigore il 9 agosto. L’Unione europea ha dichiarato che procederà con un diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia qualora Mosca non ponga fine alla guerra in Ucraina. «Finché la Russia non avrà accettato un cessate il fuoco pieno e incondizionato, non dovremmo nemmeno discutere di concessioni» ha dichiarato lunedì l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Kaja Kallas, «la sequenza dei passi è importante: prima un cessate il fuoco incondizionato, con un solido sistema di monitoraggio e garanzie di sicurezza vincolanti». A febbraio, Kaja Kallas aveva definito il regime cinese «un fattore chiave dell’offensiva russa in Ucraina», avvertendo che tale sostegno «influisce negativamente sulle relazioni tra Ue e Cina». A luglio, durante un incontro con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, la Kallas aveva sollecitato il regime cinese a cessare ogni supporto materiale al complesso industriale militare russo e a sostenere un cessate il fuoco tra Mosca e Kiev, ma Wang aveva risposto dichiarando che la Cina «non vuole» che la Russia perda la guerra. Fatto più che comprensibile, visto che Repubblica Popolare Cinese e Federazione Russa hanno stretto la cosiddetta “Alleanza senza limiti” nel febbraio 2022, in corrispondenza dell’invasione russa dell’Ucraina. Sia l’Ue che gli Stati Uniti hanno sanzionato diversi soggetti cinesi per la fornitura di componenti militari a Mosca; ma Pechino continua, “inspiegabilmente”, a negare.