Martedì 22, Donald Trump ha annunciato la possibilità di recarsi presto in Cina, in un momento di crescenti tensioni commerciali e militari, in quello che sarebbe il suo secondo viaggio da presidente, dopo la visita di Stato del 2017. Parlando ai giornalisti dallo Studio Ovale della Casa Bianca, Trump ha rivelato di aver ricevuto l’invito del Segretario generale del Pcc, Xi Jinping, commentando: «decideremo a breve» se accettare o meno. L’annuncio è giunto mentre la tregua sui dazi tra Washington e Pechino si avvicina alla scadenza del 12 agosto. Nella stessa giornata, il ministro del Tesoro, Scott Bessent, ha anticipato una probabile proroga, in vista dei colloqui con la controparte cinese previsti a Stoccolma all’inizio della prossima settimana.
Subito dopo, con una nota di poche righe, l’autorità cinese per la regolamentazione del mercato ha annunciato la sospensione dell’indagine antitrust avviata ad aprile contro DuPont China Group, controllata della multinazionale chimica statunitense DuPont, accusata dal regime cinese di condotta monopolistica.
A Stoccolma, Bessent discuterà anche delle importazioni cinesi di petrolio russo, che è sottoposto a sanzioni. Lo scorso 14 luglio, incontrando a Washington il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, Trump ha preannunciato dazi del 100% ai Paesi che acquistino energia russa, a meno che il Cremlino non accetti entro 50 giorni un accordo di pace per l’Ucraina. Rutte ha evidenziato l’impatto devastante di queste misure su Cina, India e Brasile, principali acquirenti di petrolio russo, invitando i loro leader a premere su Vladimir Putin per un negoziato. In precedenza, il Senato degli Stati Uniti aveva già iniziato a lavorare autonomamente a un disegno di legge che introdurrebbe dazi fino al 500% sui Paesi che sostengono la Russia nel conflitto ucraino. Bessent ha previsto un’approvazione unanime dei dazi al 100% contro gli importatori di petrolio russo, annunciando nuove sanzioni contro Mosca «nelle prossime settimane».