Le cose per noi più vere e care sfuggono alle parole. Chi può davvero definire o spiegare la vita, l’amore o la bellezza… ma chi può negare la loro esistenza? La cosa più enigmatica di tutte è l’anima.
Definire o descrivere l’anima è impossibile, ma grandi poeti e compositori sembra siano riusciti a farlo meglio di scienziati e filosofi, per quanto grandi. Virginia Woolf nel racconto A Summing Up scrisse che «[Sasha] era consapevole di un movimento dentro di sé di una creatura che batteva… intorno a lei e cercava di fuggire e che lei chiamava anima». Forse non riusciremmo a dire meglio.
Quando neanche le parole più belle ci riescono, a volte la musica può trasportarci più lontano. Pensiamo alle suite per violino solo di Johann Sebastian Bach, o ai dialoghi tra l’anima e il suo Creatore di Ludwig van Beethoven, che si possono percepire nei movimenti lenti delle sue ultime sonate per pianoforte e nei quartetti per archi.

Quando, però, le parole incontrano la musica di Bach o di Schubert, nasce la meraviglia, la certezza e, anche per un solo momento, ci viene svelata la visione di un mondo superiore che istintivamente sappiamo avere a che fare con quella che chiamiamo la nostra anima.
DA BACH A STRAUSS

«La mia anima loda ed esalta la grazia di Dio» scrive Bach. Questo essere misterioso sembra provare un desiderio urgente di celebrare il suo creatore: i suggestivi toni lirici della melodia si accompagnano ai passi sicuri e costanti del ritmo, come se qualcuno procedesse col cuore alleggerito; le parole e le frasi musicali si ripetono, spesso riecheggiate da un violino, un flauto, un oboe. Sono pensieri felici e ricorrenti di una vita costruita sulla fede.
Il grande poeta Johann Wolfgang von Goethe descrive l’anima nel Canto degli spiriti sulle acque:
L’anima dell’uomo,
è come l’acqua.
Dal cielo viene,
al cielo sale,
e, ritornando di nuovo
alla terra,
muta continuamente.
Come un’onda, si infrange contro le scogliere, come un lago è così calma, così tranquilla che riflette le stelle, come un fiume, scorre dolcemente attraverso le verdi valli. Anima dell’uomo,/ Come le acque,/ Destino dell’uomo,/ Come il vento!

L’ambientazione musicale di Schubert rende più intensa l’espressività delle parole di Goethe: pioggia, mari e fiumi si rivelano nei ricchi suoni degli archi dai toni bassi, non ci sono violini, ma solo viole, violoncelli e contrabbassi. E un coro di uomini, gli spiriti sopra le acque, si libra sopra gli archi col suo canto.
L’anima spesso ci appare più chiaramente quando ci troviamo di fronte alla sorprendente bellezza della natura. Nella canzone di Robert Schumann Mondnacht (Notte di luna), un uomo si trova in un campo a guardare le stelle: Sembrava che i cieli/ avessero baciato silenziosamente la terra. L’eterea frase iniziale del pianoforte scende per incontrare una linea vocale che sale per accoglierla. Quando si uniscono, il poeta canta e la mia anima ha spiegato/ le sue ali, / è volata verso l’alto attraverso terre silenziose/ come se stesse tornando a casa.
L’anima potrebbe rivelarsi anche alla fine di una vita ben vissuta, quando una profonda sonnolenza si posa su di essa, stanca dell’andirivieni del mondo. Beim Schlaffgehen (Tempo di dormire), una delle «Quattro ultime canzoni» di Richard Strauss, coglie la bellezza e il mistero di quel momento: Ora il giorno mi ha stancato/ … Mani, lasciate ogni lavoro,/ Mente, dimentica ogni pensiero/ Tutto il mio essere/ vuole sprofondare nel sonno.
Le parole tacciono per un intervallo: a un violino solo è affidato il compito di descrivere l’anima che lascia il mondo. Sicuramente in tutta la musica occidentale questo è uno dei passaggi più sublimi. La voce riprende: E l’anima, incustodita,/ vuole librarsi liberamente in volo, /per vivere intensamente mille volte/ nell’incantesimo della notte.
L’ANIMA CONTINUA A VIVERE

Questa canzone, scritta poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, racchiude un grande significato: è un’eco dell’età d’oro della canzone che fiorì nella cultura tedesca durante il XVIII e il XIX secolo, che è stato il periodo culminante della nostra tradizione musicale occidentale.
Perché ha avuto una vita così breve? In parte è dipeso dal fatto che il concetto, il discorso sull’anima col passare degli anni è stato abbandonato. Non lo si trova in nessun ambito delle produzioni mediatiche ampiamente pubblicizzate di oggi. Il pubblico, spesso “ammaliato” dall’intrattenimento travestito da arte, non è interessato a temi spirituali come l’anima: è stata sepolta dal rumore del materialismo e dai discorsi volubili, scientifici e filosofici del nostro tempo.
Eppure, l’anima c’è. Quando, a volte, le luci delle nostre città si spengono, appaiono immediatamente le stelle e ci rendiamo conto che quegli astri splendenti sono sempre stati lì. Quando la mente è al riparo dal luccichio della vita moderna – la vita delle città, quella della televisione, quella degli iPhone – l’anima, l’anima eterna e immortale, si presenta. Esisterà, come sempre è esistita, anche quando gli iPhone non ci saranno più e anche quando il sole si spegnerà.