Un massacro a Hong Kong sarebbe un disastro per la Cina

Di Art Harman

I primi militari cinesi sono scesi per le strade di Hong Kong e gli studenti cinesi sono stati evacuati dalla provincia ‘ribelle’. Sono segnali molto nefasti: il regime potrebbe avere in serbo un massacro simile a quello di Piazza Tiananmen, o qualche altro genere di operazione militare.

Una risposta brutale da parte del regime era prevedibile fin dall’inizio delle proteste di massa, nel mese di giugno, ma lo è divenuta ancora di più a fronte della notevole resilienza dimostrata dai manifestanti sino ad oggi.

Tuttavia, quello che il Partito Comunista Cinese (Pcc) forse ignora intenzionalmente, o non comprende appieno, è che il Pcc e l’economia cinese pagherebbero un prezzo devastante nel caso di un massacro.

Il regime ha fatto moltissimi sforzi per ritrarsi agli occhi del mondo come un ‘panda’ amichevole a cui piace fare affari, lontano anni luce dal vergognoso massacro di Piazza Tienanmen; ma qualora il suo esercito iniziasse a uccidere la popolazione di Hong Kong, quell’immagine andrebbe immediatamente in frantumi, per trasformarsi in un leone rabbioso.

Evitare la rivoluzione

Pechino è terrorizzata dal fatto che l’esempio dei cittadini di Hong Kong – che si mobilitano liberamente per proteggere la propria libertà – suggerisca al popolo cinese l’idea che anche loro possano reclamare il rispetto dei propri diritti umani inalienabili.

Trenta anni fa, il cosiddetto principio di ‘crescita delle aspettative’ ha contribuito alla caduta del Muro di Berlino e dell’impero sovietico; ma c’è un altro principio, noto come ‘il crollo delle aspettative’, che è altrettanto potente nell’innescare rivoluzioni popolari.

Un’improvvisa perdita della libertà, o anche semplicemente l’aspettativa che le cose andranno sempre peggio in futuro, è il sentimento alla base delle attuali proteste di Hong Kong, lo stesso che ha innestato le manifestazioni iraniane del 2009 – in seguito alle irregolarità delle elezioni presidenziali – e che ha unito le milioni di persone che hanno posto fine al regime islamista di Mohammed Morsi in Egitto.

Ad ogni modo, di seguito sono elencate alcune delle catastrofiche conseguenze che un massacro a Hong Kong porterebbe allo stesso Pcc:

  • La fine della fama di Hong Kong quale porto sicuro e libero, in particolare per gli uomini di affari. Il cosiddetto ‘miracolo di Hong Kong’ risentirebbe gravemente della inevitabile diminuzione degli investimenti stranieri e del turismo. Uccidere la gallina dalle uova d’oro, Hong Kong, danneggerebbe l’intera economia cinese.La fuga di capitali dei ricchi e della classe media sarebbe inevitabile; gli abitanti locali e gli stranieri farebbero di tutto per portare i loro beni in salvo il prima possibile. Il crollo del mercato azionario di Shanghai del 2015 è stato seguito da divieti di vendita delle azioni e da altri provvedimenti drastici che indicano come il Pcc potrebbe vietare l’esportazione di capitali in una futura crisi. Pertanto, sia i cittadini di Hong Kong che gli stranieri farebbero bene a mettere in salvo i propri beni quanto prima. Inoltre, buona parte di quei capitali convergerebbero negli Stati Uniti, con loro grande beneficio.
  • Gli Stati Uniti e altri Paesi potrebbero imporre sanzioni economiche e proclamare la loro indignazione.
  • Le imprese straniere accelereranno la propria uscita dal mercato cinese per trasferirsi in Paesi manifatturieri più sicuri, come Stati Uniti e India. I vantaggi derivanti dall’operare in altri Paesi renderanno l’abbandono della Cina così attraente che, una volta andati via, non torneranno mai più. Vantaggi come la salvaguardia della proprietà intellettuale, la piena proprietà, la fine delle fabbriche che sfruttano i lavoratori e del lavoro minorile, le leggi più severe sul lavoro e la tutela dell’ambiente, la minore corruzione, e i controlli di qualità più elevati.
  • La reputazione internazionale e commerciale della Cina ne risentirebbe enormemente.
  • Gli investimenti stranieri in Cina diminuirebbero o addirittura cesserebbero del tutto, almeno per alcuni anni.
  • Le quotazioni in borsa delle imprese cinesi crollerebbero, come è accaduto in seguito all’imposizione dei dazi sui prodotti cinesi da parte del presidente Donald Trump.
  • La disoccupazione in Cina aumenterebbe a fronte della crisi dell’industria manifatturiera e del turismo, il che contribuirebbe ulteriormente alla recessione post-massacro. E il Pcc sa che 100 milioni di cinesi disoccupati creerebbero i presupposti per una rivoluzione.
  • Il turismo in Cina diminuirà, forse enormemente, per un anno o più. Chi non avrebbe paura di visitare un Paese che ha massacrato dei pacifici dimostranti?
  • I Paesi che contestano le rivendicazioni territoriali della Cina, in particolare nelle isole del Mare cinese meridionale, rafforzeranno drasticamente le proprie difese e le attività per proteggere la libertà dei mari e delle vie aeree della regione.
  • Le Filippine potrebbero rafforzare la propria alleanza con gli Stati Uniti per contrastare l’espansionismo cinese, e gli Stati Uniti potrebbero mobilitare con più facilità i Paesi dell’intera regione contro la Cina.
  • La Cina e i diritti umani diventerebbero i temi della campagna elettorale per le elezioni del 2020 negli Stati Uniti d’America.
  • L’iniziativa cinese della Nuova Via della Seta potrebbe essere a rischio in molti dei Paesi ospitanti, poiché sorgerebbero sentimenti ‘anti-Pcc’ in tutto il mondo.
  • I cittadini cinesi vedrebbero diminuire gradualmente i propri redditi poiché l’economia cinese entrerebbe in una fase di recessione e forse addirittura di depressione.
  • I prodotti cinesi verrebbero etichettati come ‘prodotti sporchi di sangue’ da alcuni consumatori, creando un ulteriore vantaggio per gli Stati Uniti e gli altri Paesi produttori; le aziende cinesi perderebbero ingenti quote di mercato e ne risulterebbe dunque un ulteriore calo della produzione.
  • La strategia cinese volta ad ‘acquistare’ Paesi in via di sviluppo tramite la cosiddetta strategia della trappola del debito diventerebbe oggetto del dibattito internazionale, arginando le possibilità del regime di continuare a replicare questo schema.

In breve, il Pcc è destinato a perdere, qualsiasi cosa faccia. Se non farà nulla, i simbolici ombrelli dei manifestanti appariranno presto anche nelle strade cinesi. D’altra parte una repressione soft non potrà che stimolare nuove proteste, mentre un massacro verrebbe condannato a livello mondiale e causerebbe tutti i mali sopracitati.

Naturalmente, i macellai di Pechino sono pronti a lavare via il sangue e garantire agli investitori che l’immagine del ‘panda’ sia ancora intatta. Ma nella realtà è molto difficile cancellare il ricordo di un massacro, anche quando si ha a che fare con gli investitori più disumani, per non parlare dei consumatori più consapevoli.

Il popolo cinese ha finora sperato e pregato in silenzio che gli hongkonghesi abbiano successo. Ma forse in futuro sceglieranno di seguirli apertamente con l’intenzione di rovesciare il Pcc: milioni di persone potrebbero scendere in strada in nome della libertà e della democrazia. Dopo tutto, l’impero sovietico si è dissolto quando era all’apice del suo potere. Questa è la lezione lasciataci dal crollo del muro di Berlino.

Il presidente Trump può contribuire alla difesa della libertà e della vita dei coraggiosi hongkonghesi inviando un messaggio pubblico di sostegno ai manifestanti e al loro diritto universale di godere della libertà. I vantaggi collaterali sarebbero una maggiore influenza contro la Cina nei negoziati commerciali, e il fatto che una pressione sufficiente potrebbe costringere il Pcc ad auto limitarsi e ad offrire concessioni in favore della libertà a Hong Kong.

Art Harman è il presidente della Coalizione per l’esplorazione dello spazio. È stato direttore legislativo e consigliere di politica estera per il rappresentante Steve Stockman (R-Texas) ed è un analista politico veterano, nonché esperto politologo.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: China Would Pay a Catastrophic Price Should There Be a Hong Kong Massacre

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