Zelensky ha annunciato la firma di un decreto per ritirare l’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa, che vieta produzione e utilizzo di mine antiuomo. La decisione è ritenuta necessaria per contrastare le tattiche russe nella guerra in corso da 40 mesi.
Ma l’Ucraina non è la sola: Paesi confinanti con la Russia, come Finlandia, Polonia e le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania, hanno già abbandonato la convenzione o manifestato l’intenzione di farlo. Nel consueto video discorso serale, Zelensky ha sottolineato che la Russia, che non ha mai aderito al trattato, impiega mine antiuomo «con estremo cinismo», affiancandole ad altre armi come missili balistici: «È la firma degli assassini russi: annientare la vita con ogni mezzo possibile. Vedremo come i nostri vicini europei risponderanno a questa minaccia».
Il presidente ucraino ha evidenziato il «segnale politico» ai partner internazionali, specialmente per i Paesi al confine con la Russia: le mine antiuomo, ha aggiunto, rappresentano spesso uno strumento difensivo insostituibile. La Russia utilizza ampiamente mine antiuomo nelle zone ucraine sotto il suo controllo, il che renderà la loro rimozione una priorità per la ricostruzione post-bellica.
Roman Kostenko, deputato e segretario della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale, la difesa e i servizi segreti, ha chiarito che serve ancora l’approvazione del Parlamento per finalizzare il ritiro, ma «la realtà della guerra lo impone da tempo. La Russia, non vincolata dal trattato, utilizza mine contro militari e civili», ha scritto su Facebook, ovvio quindi che l’Ucraina non possa accettare questa limitazione.