Zangrillo: la Stampa presidiato dalle forze dell’ordine

Paolo Zangrillo, ministro per la pubblica amministrazione
Photo: foto: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI.
«Il fatto che ora un giornale debba essere presidiato dalle forze dell’ordine rende la situazione in cui ci troviamo». Lo ha detto in una intervista alla “Stampa” Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione, che aggiunge: «Intanto trovo abbastanza incredibile che in molti manifestino per un imam che ha dichiarato come legittime le azioni di Hamas del 7 ottobre: chi si esprime così non ha diritto di stare in Italia, espellerlo è il minimo. L’attacco al giornale, poi, è un atto gravissimo contro un simbolo di libertà di espressione: chi compie queste azioni sono gli stessi che spesso manifestano per dire che nel nostro Paese non c’è libertà di parola». Un salto di qualità, insomma: «Non è stato un episodio isolato, ormai c’è una reiterazione di azioni aggressive che devono farci riflettere, e soprattutto ci confermano che quanto abbiamo fatto finora non è sufficiente». Vede una regia in queste azioni: «Non so se siamo già a livello di una pianificazione ma il fatto che questi atti si ripetano in modo sempre più violento e con obiettivi ben precisi fa pensare che non siano casuali. Dobbiamo dire basta, in una società civile non ci sono soltanto diritti ma anche doveri. Tra l’altro, i protagonisti di questi episodi sono sempre gli stessi. Fra i 36 individuati c’era anche quel sedicenne che si era già reso protagonista di atti violenti contro la polizia e per cui tutti si erano sollevati: avevano fatto bene ad ammanettarlo». La gran parte dei raid sono stati commessi da persone con il volto scoperto, il che dà rende una sensazione di impunità conclamata: «In un Paese democratico è giusto favorire il dialogo, il confronto, nella misura in cui c’è la capacità di evitare il verificarsi di questi episodi. Quando continuano a susseguirsi in modo sistematico, significa che non è sufficiente ribadire la necessità di dialogo, di confronto. Bisogna ribadire che ci sono delle regole da rispettare, e che chi non le rispetta va punito. Dobbiamo anche essere capaci di dare delle punizioni, altrimenti il messaggio che passa ai cittadini è che comportarsi bene o non comportarsi bene è poco rilevante». Esiste un caso Torino: «Penso di sì, e condivido il pensiero del ministro Piantedosi: Torino è diventata un riferimento per tutto il movimento antagonista. Ritengo sempre più ingiustificabile la posizione del sindaco, che insiste nel voler favorire a tutti i costi un dialogo con Askatasuna: non è un centro sociale, è un’associazione delinquere e va trattata come tale, non sono persone aperte al confronto, esprimono i loro valori soltanto attraverso atti di violenza». E’ ora di cominciare a fare rispettare le regole: «La prima cosa da considerare è la chiusura di Askatasuna, bisogna chiudere quei centri dove germoglia la cultura della violenza. Poi dobbiamo interrogarci su come intervenire da un punto di vista culturale» conclude Zangrillo.
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