Il 16 luglio, l’Unione europea ha varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa, in risposta alla prosecuzione dell’invasione dell’Ucraina. Le misure colpiscono sei soggetti giuridici e nove individui ritenuti coinvolti in attività di propaganda, guerra elettronica e manipolazione informativa.
Tra i soggetti sanzionati figura la Rete russa per la radiodiffusione televisiva e radiofonica, accusata di aver rimpiazzato i sistemi di trasmissione ucraini nei territori occupati con una rete controllata da Mosca. Secondo il Consiglio dell’Unione europea, la finalità dell’operazione sarebbe quella di «sopprimere ogni forma di dissenso, allineare la popolazione locale alla linea politica del Cremlino e delegittimare l’autorità ucraina nei territori occupati». Le misure colpiscono anche Andrey Yuryevich Romanchenko, direttore generale della rete, e Vladimir Naidenov, responsabile del Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo delle infrastrutture di comunicazione nei nuovi territori.
Il pacchetto include inoltre il 841esimo Centro indipendente per la guerra elettronica, con base a Kaliningrad, e due alti ufficiali che ne gestiscono le attività. Le istituzioni europee attribuiscono a questa struttura responsabilità di interferenze nei sistemi di navigazione satellitare in diversi Paesi europei, in particolare negli Stati baltici, con possibili implicazioni per la sicurezza dell’aviazione civile.
Colpite anche l’Associazione dei giornalisti dei Paesi Brics e la Fondazione per la lotta all’ingiustizia, accusate da Bruxelles di aver condotto operazioni di disinformazione all’estero, tra cui campagne che coinvolgono accuse contro militari francesi in Niger a seguito del colpo di Stato del 2023. Sanzionato anche il Centro per l’expertise geopolitica, ritenuto responsabile di campagne volte a screditare interessi ucraini, figure politiche occidentali e di influenzare le elezioni in Paesi europei.
Tra gli individui destinatari delle misure figurano anche un ufficiale dell’intelligence militare russa, vari propagandisti e Yevgeny Shevchenko con la sua azienda Tigerweb, accusata di diffondere contenuti filorussi in diversi Paesi occidentali. Il pacchetto colpisce infine Nathalie Yamb, influencer già sottoposta alle restrizioni europee per aver adottato una retorica favorevole al Cremlino, soprattutto in riferimento alla Francia e al suo ruolo in Africa. Il Consiglio europeo ha indicato presunti legami tra Yamb e Afric, un’organizzazione associata a società private russe del settore militare, sottolineando un coinvolgimento in operazioni di manipolazione a sostegno della Federazione Russa.