Tatoo, conoscere gli effetti collaterali

Quella del tatuaggio è un’usanza che esiste da sempre e che ha attraversato tantissime culture. Nell’antichità poteva simbolizzare un rito di passaggio all’interno di qualche tribù, essere legato a credenze religiose, o avere altri significati più o meno funzionali all’identificazione.

Oggi è una tendenza sempre più in crescita, soprattutto tra i giovani, e uno dei motivi principali per i quali si vuole un tatoo è aumentare il proprio appeal, ma anche dichiarare il proprio amore indelebile verso la propria dolce metà, o esprimere altri significati personali sulla propria pelle. Fatto sta che avere un tatoo oggi fa sentire più «trendy», come sottolinea Leonardo Celleno, specialista dermatologo cosmetologo presso l’Università Cattolica di Roma.

Il tatuaggio, spiega il dottore, è «l’inserimento sotto l’epidermide, nel derma, di un pigmento cioè di una sostanza colorata che deve rimanere nel punto dove viene inoculata». Questo procedimento può portare tuttavia a degli effetti collaterali, come sottolinea lo specialista. È abbastanza comune infatti che queste sostanze sviluppino reazioni allergiche che possono portare anche a «un’infiammazione e alla distruzione del tessuto in quel punto», spiega Celleno.

«Ma al tempo stesso   ?  continua il dottore  ?  la stessa inoculazione del pigmento deve essere fatta necessariamente con degli aghetti o con degli strumenti che perforano l’epidermide che ci protegge, per arrivare in profondità nel derma. Questa operazione espone alla possibilità di sviluppare nella sede di inoculo, delle infezioni».

Quindi se si vuole fare un tatuaggio è bene accertarsi che le cose vengano fatte «con norme igieniche opportune» e soprattutto dovremmo cercare di capire se siamo dei soggetti allergici, precisa il dottore, che fa notare come i tatuaggi possano avere diversi colori e come per ognuno di questi si usi una sostanza o pigmento diverso, e questo può aumentare il rischio di sviluppare allergie «perché uno può non essere allergico a un pigmento o a un colore ma a un altro sì, quindi tanti più colori tanti più rischi».

Soprattutto «la moda di adesso è di esser iper-tatuati», fa notare il dottore, e per avere una conferma basta guardare ai personaggi famosi come cantanti, calciatori ecc., «e questo espone sicuramente a un maggior rischio». Non a caso è recente la notizia dello stop temporaneo da parte del Ministero della Salute alla vendita di alcuni inchiostri, che i carabinieri del Nas hanno scoperto essere contaminati da germi e funghi. L’indagine è tuttora in corso.

La varietà delle pigmentazioni, oltre ad aumentare il rischio di infezioni o allergie potrebbe essere anche d’ostacolo nel caso si decidesse di non tenere più un tatuaggio perché per rimuoverlo «bisogna usare dei laser, ognuno specifico per il colore che vogliamo rimuovere, quindi tanti più colori ci sono tanto più dovremo implicare il laser e tanto più questo laser ci costerà a seconda delle volte che deve essere applicato… quindi pensiamoci prima di farne un uso esagerato», aggiunge Celleno.

Per quanto riguarda i danni a lungo termine, alla domanda sull’eventuale rischio di sviluppare tumori il dottore ha risposto che non ci sono dati che lo documentano, e quindi la possibilità non sussiste; quel che è certo è che «non è un qualcosa che fa bene», e questo si evince anche dal fatto che dopo un lungo tempo il tatoo tende a scomparire da sé, «perché i macrofagi, le cellule del derma deputate alla rimozione dei corpi estranei, possono reagire e in parte riuscire a mangiare e portar via un po’ del tatuaggio».

Immagine concessa da shutterstock

 

 
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