Sparare ai ladri in casa? Una riflessione sul bene e sul male

Negli ultimi giorni, in particolare dopo che un pensionato di 65 anni ha ucciso con un’arma da fuoco un ladro che si era intrufolato in casa sua, si è molto discusso su quanto sia giusto o sbagliato difendersi dai ladri in questo modo.

Al di là del fatto in sé, che sarà valutato dalla magistratura, si pone una questione morale che crea molte divisioni: i pareri discordano in particolare in base a ideoligie politiche, religiose ed esperienze personali.

L’Italia, la sua Costituzione e i valori del nostro Stato sono fondati sulla negazione del fascismo e dei suoi valori: lo Stato italiano ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e, coerentemente, ripudia anche ogni forma di violenza interna fra cittadini.
Dal punto di vista della sovrastruttura giuridico sociale, nel nostro Paese si è preferito un sistema complesso, fatto di delicati equlibri, pesi e contrappesi, in un certo senso lento, e in parte anche debole nei confronti della corruzione. Ben diverso, quindi, da un sistema semplice e snello, più autoritario, più veloce, che porta però con sé gravi rischi di dittatura. È il bicameralismo perfetto, è la democrazia parlamentare e non presidenziale: un sistema che ha fatto la storia del nostro Paese e che ci ha forse scampato qualche semi dittatura, ma che per certi versi ci ha ridotto a un certo immobilismo. Un sistema che – piaccia o no – ora è in corso di riforma.

Il punto in cui ognuno si posiziona, sulla linea che va dalla massima democrazia al ‘governo forte’, dalla massima uguaglianza frai cittadini alla ferrea protezione degli interessi personali, è ciò che forse più di tutto definisce l’allineamento politico di una persona. In generale, le persone che si riconoscono nelle idee della sinistra, sono più inclini a ritenere che non si possa uccidere un ladro a meno che non si sia sotto diretta minaccia di morte. ‘Siamo tutti uguali’, quindi per ogni azione, la reazione dev’essere proporzionata: anche questo può essere un modo per interpretare il principio giuridico attualmente applicato.

Le persone che più si riconoscono nella destra, sono invece più inclini al ragionamento opposto: un ladro non può essere uguale a un onesto. E un ladro che entra in casa, si pone già in una situazione in cui deve aspettarsi delle reazioni: per cui, per proteggere sé stessi e la propria famiglia, si può ricorrere alle armi da fuoco.

Del resto è difficile aspettare che il ladro manifesti pienamente l’intenzione di uccidere, prima di potersi difendere. La legge per com’è concepita adesso, tende a dare un vantaggio a chi aggredisce per primo, perché chi si difende deve difendersi in modo proporzionato a chi attacca. A un pugno non si può rispondere con un coltello; a un semplice tentativo di furto non si può rispondere con dei colpi di pistola.

Come è ben noto, in America è completamente diverso: difficilmente ci si scandalizzerebbe per un ladro morto, in un Paese dove il diritto a possedere un’arma è persino sancito dalla Costituzione ed è considerato praticamente un diritto umano ‘naturale’.

La sinistra sostiene che debba essere solo lo Stato a doversi occupare di una serie di vari servizi, che comprendono anche la sicurezza. I Paesi che sposano questo approccio – come l’Italia – prevedono un pesante sistema di tasse, in cambio di ampi servizi. Senza entrare nei pro e nei contro di questa impostazione, si può osservere come la cultura di destra sia opposta: non nega certo che debbano esserci dei servizi, ma lo Stato è considerato meno importante, dev’essere meno invasivo e quindi i cittadini – come nel caso degli Stati Uniti – devono anche potersi difendere da soli. Questa libertà di essere armati sembra quasi un urlo di libertà nei confronti dello Stato: ‘non ho bisogno necessariamente dello Stato che mi difenda a casa mia’.

Un’altra differenza è nel modo di contrastare il terrorismo. L’Italia – è noto – paga spesso i riscatti, quando un italiano viene rapito. Questa è probabilmente l’espressione più pura dei valori italiani: un misto di antifascismo e di pietas cattolica. Allo Stato italiano ‘piange il cuore’ al pensiero di poter salvare un cittadino dalla morte e di non doverlo fare per obblighi internazionali. L’Italia quindi paga i riscatti, anche se dice di non farlo. E l’America, infatti, si impone spesso sugli Stati europei chiedendo di non pagare i riscatti.

Agli italiani dal cuore tenero può sembrare una cattiveria, ma anche l’approccio americano – molto rigoroso, molto ‘yang’, direbbero i cinesi – ha i suoi vantaggi: se uno Stato non paga mai i riscatti, i terroristi smetteranno di rapirne i cittadini. Nel frattempo, se un rapimento avviene lo stesso, si fa ampio uso dei servizi di intelligence, per trarre in salvo il cittadino senza perdere un soldo. Soldi, che, tra l’altro, andrebbero a finire nelle mani di terroristi, che li userebbero per aumentare gli attacchi e continuare a uccidere.

La differenza chiave, tra gli approcci di destra e di sinistra, duri e morbidi, yang e yin è proprio qui: i metodi yang puniscono duramente il crimine, agendo da deterrente nel lungo periodo. I metodi yin, invece (di sinistra, più morbidi) si concentrano sulla teoria dell’uguaglianza e quindi sul rispettare i diritti di tutti, anche dei criminali. Non a caso ci sono molti gruppi (anche apolitici) che sostengono i diritti delle persone incarcerate ad avere condizioni detentive migliori. Il pensiero di destra, invece, prevedrebbe il ragionamento: ‘se siete dei criminali, vi meritate di star male’.

Un altro tipo di influenza morale deriva dal pensiero religioso. La religione cristiana è palesemente contraria all’omicidio, indipendentemente dalle motivazioni. Il motivo per cui il cristianesimo è contrario all’omicidio è parecchio diverso dalla motivazione ‘di sinistra’, sebbene ovviamente ci siano state delle contaminazioni nei tempi recenti.

Nonostante l’esperienza giornaliera ci dica che anche molti cattolici in generale antepongono le proprie esperienze di vita e le proprie paure ai dettami della loro stessa religione (infatti anche molti cattolici appoggiano il gesto del pensionato), questa regola assoluta del ‘non uccidere’ è sicuramente stampata nelle menti italiane da secoli di cultura cristiana, e talvolta si mischia alla tendenza italiana alla pigrizia, al cuore tenero, o alle idee politiche, determinando la predilezione del nostro popolo per la non violenza a priori.

Conoscere i nostri valori e la nostra Storia, come popolo e come persone singole, avere le idee chiare su quale sia la propria visione di bene e male, e quale quella degli altri, ci aiuterà a meglio comprendere questo e altri problemi del nostro Paese. Finché, invece, le due fazioni yang e yin continueranno a fronteggiarsi senza nemmeno provare ad ascoltarsi e capirsi, sarà difficile che il popolo italiano maturi e raggiunga una nuova coscienza di sé. 

Il contenuto di questo articolo rappresenta le opinioni degli autori e non riflette necessariamente un punto di vista né una posizione di Epoch Times. 

Immagine della pistola fornita da Shutterstock 

 
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