L’ultimo attacco della sinistra al cristianesimo

Di Laura Hollis

In un parossismo di panico per il rifiuto da parte degli americani delle politiche di frontiere aperte, criminalità dilagante, inflazione galoppante e spese dissolute per guerre straniere dell’amministrazione Biden, la sinistra ha deciso che la vera causa della diffusa insoddisfazione e delle richieste che pongono gli americani è il «nazionalismo cristiano».

È da un po’ che si parla di questo termine, ma nelle ultime settimane ha preso piede. Ha attirato ampia attenzione quando la scorsa settimana la giornalista di Politico, Heidi Przybyla, è apparsa su Msnbc per esporre il suo articolo che metterebbe in guardia sulla presenza di «nazionalisti cristiani» in America. Durante la sua apparizione alla Msnbc, la Przybyla ha spiegato minacciosamente che i «nazionalisti cristiani» credono che (non perdetevelo) «i nostri diritti come americani, come tutti gli esseri umani, non derivino da alcuna autorità terrena. Non provengono dal Congresso; non provengono dalla Corte Suprema; vengono da Dio».

Per mezzo dei media tradizionali e social, molte persone si sono accalcate per deridere la Przybyla per il suo analfabetismo storico. La Dichiarazione di Indipendenza americana fa riferimento al diritto all’autogoverno dato all’umanità da «le leggi della Natura e il Dio della Natura». Si prosegue nella Dichiarazione, dichiarando come «evidente» che «tutti gli uomini sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili» e che il ruolo del governo, adeguatamente costituito, è quello di «garantire» tali diritti. Infatti, il documento afferma espressamente che quando «qualsiasi forma di governo diventa distruttiva su tali fini, è diritto del popolo modificarla o abolirla».

Questi principi – su cui è stata fondata la nazione americana – sono contenuti nella filosofia del diritto conosciuta come «legge naturale», che – contrariamente da quanto indicato dalla Przybyla (che si riferiva ad essa come «un pilastro del cattolicesimo») – non deriva dal cristianesimo, ma risale almeno già alla tradizione greca classica. La Przybyla ha ammesso che «quella cosiddetta legge naturale» è stata grandiosa nella misura in cui è stata utilizzata da Martin Luther King Jr. per promuovere la causa dei diritti civili per i neri americani. Ma in difesa della vita umana? Bambini non ancora nati? Matrimonio e famiglia? Quale orrore!

In realtà, nei commenti della Przybyla c’è molto di più. La giornalista pretende di distinguere tra cristiani comuni e «nazionalisti cristiani». Ma questa distinzione è speciosa per almeno due ragioni.

In primo luogo, il presupposto implicito è che il tipo di cristiani inoffensivi e non minacciosi sono quelli che non si aspettano che la società o il governo americano riflettano i loro valori. Questo è, per usare un eufemismo, ipocrita da parte di coloro che, nella sinistra politica e culturale, chiedono che la cultura e il governo americani riflettano i loro.

In secondo luogo, l’epiteto «nazionalista cristiano» non rimarrà confinato a quelli che attualmente vengono definiti punti di vista «estremi» tra i cristiani. La sinistra farà quello che fa sempre: (1) coniare un nuovo termine; (2) suscitare l’isteria pubblica sulla sua definizione, e poi; (3) avendo creato un diffuso consenso negativo attorno al termine, espanderà la sua applicazione per includere molte più persone. Lo abbiamo già visto fare con i termini «razzista» e «suprematista bianco», che a un certo punto si riferivano solo agli skinhead nazisti e ad altri che sposavano la supremazia genetica di persone che affondano le loro origini nel nord Europa, ma poi sono stati trasformati in termini come «privilegio bianco» e «razzismo sistemico», che in qualche modo si applicano praticamente a chiunque (compresi i neri conservatori) che la sinistra vuole diffamare.

Un articolo pubblicato lo scorso anno sulla Cnn ne è la prova.

In questo articolo, il «nazionalismo cristiano» diventa «nazionalismo cristiano bianco». Quindi si riferisce a queste opinioni come a una «tensione o religione deviante» che ha «infettato» la politica statunitense. Infine, l’articolo riporta un sondaggio del 2023 in cui due terzi dei protestanti evangelici bianchi «si qualificavano come simpatizzanti o aderenti al nazionalismo cristiano».

Aspetta, cosa?

Cosa significa essere un «simpatizzante»? Ciò significa che gli intervistati «sono per lo più d’accordo» con affermazioni come «le leggi statunitensi dovrebbero essere basate sui valori cristiani» o «se gli Stati Uniti si allontanano dalle nostre fondamenta cristiane, non avremo più un Paese».

Dichiarazioni come queste sono deliberatamente realizzate per creare un risultato particolare. L’americano medio che conosce il contenuto della Dichiarazione di Indipendenza non avrebbe difficoltà a concordare sul fatto che le nostre leggi sono basate – e quindi dovrebbero essere basate – sui valori cristiani. E per quanto riguarda «non avere più un Paese», il linguaggio è semplicemente approssimativo, dal momento che è impossibile dire cosa intendessero gli intervistati con il loro essere d’accordo. Ad esempio, la Corea del Nord è un Paese, ma pochi americani vorrebbero viverci, compresi quelli con la bava alla bocca per il «nazionalismo cristiano».

In realtà, non esistono Stati Uniti d’America – almeno come sono stati progettati e come li conosciamo – senza legge naturale. Al posto delle restrizioni interne al comportamento antisociale fornite dal diffuso credo religioso, la sinistra sostiene invece – sempre – la crescita del governo per frenare il caos creato dal loro stesso incoraggiamento alla licenza.

Dobbiamo solo guardare le varie città americane, per vedere cosa questo ha comportato.

Coloro che non sono cristiani non possono respingere queste minacce come irrilevanti per loro. Questo non è solo un attacco al cristianesimo; è un attacco al giudeo-cristianesimo, e l’atteggiamento scioccante della sinistra nei confronti degli ebrei e di Israele è in mostra da mesi. E anche i credenti di altre fedi sono potenziali bersagli. In definitiva, la guerra contro il cristianesimo e la «legge naturale» è una guerra contro chiunque osi sostenere che il governo sia subordinato a qualsiasi cosa, incluso Dio.

Qualunque siano le nostre differenze religiose, dobbiamo unirci dietro i principi comuni su cui è stata fondata l’America e sconfiggere coloro che vorrebbero dissolverli. Il consiglio di Benjamin Franklin ai suoi colleghi fondatori è applicabile oggi come allora: «Dobbiamo, infatti, restare tutti insieme o, sicuramente, saremo tutti separati».

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

L’autrice Laura Hirschfeld Hollis è originaria di Champaign, Illinois. Ha conseguito la laurea in inglese e la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Notre Dame. La carriera di Hollis come avvocato è durata 28 anni, gli ultimi 23 dei quali dedicati all’istruzione superiore. Ha insegnato diritto a livello universitario e e ha quasi 15 anni di esperienza nello sviluppo e nell’erogazione di corsi, seminari e workshop sull’imprenditorialità per un pubblico diversificato. I suoi interessi accademici includono l’imprenditorialità e le politiche pubbliche, lo sviluppo economico, la commercializzazione della tecnologia e il diritto commerciale generale. Oltre alle sue pubblicazioni legali, Hollis è scrittrice politica freelance dal 1993, e scrive per The Detroit News, la rivista Hour Detroit, Townhall.com e Christian Post, su questioni di politica e cultura. Tiene inoltre spesso discorsi pubblici. La Hollis ha ricevuto numerosi premi per il suo insegnamento, la ricerca, il servizio alla comunità e i contributi all’educazione all’imprenditorialità. È sposata con Jess Hollis, musicista, artista doppiatore e ingegnere del suono. Vivono in Indiana con i loro due figli, Alistair e Celeste.

Versione in inglese: The Left’s Latest Attack on Christianity

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