Media indiani accusati di sensazionalismo sul terremoto in Nepal

A seguito del terremoto di magnitudo 7,3 che il 25 aprile scorso ha colpito il Nepal causando oltre ottomila vittime, tutti i Paesi del mondo hanno offerto assistenza alla piccola nazione himalayana. L’India – Paese confinante e a sua volta colpito dal sisma – è stata tra i primi a intervenire.

A sole quattro ore dal sisma (il più grave degli ultimi ottant’anni in Nepal),  l’India aveva infatti già inviato 285 specialisti di primo soccorso, tre ospedali militari da campo, un team di medici civili e un aereo da trasporto militare C-130J.

La rapidità e la portata della risposta dell’India sono state elogiate sia in Nepal che nel resto del mondo. Ciononostante, i media indiani hanno suscitato l’ira del popolo nepalese. Ultimamente, infatti, gli articoli pubblicati dai media indiani sono divenuti tristemente noti a causa del sensazionalismo con cui enfatizzano le notizie, dal controverso documentario di Leslee Udwin sullo stupro di gruppo verificatosi a Delhi nel 2012, alla sconfitta dell’India in Australia nella semifinale della Coppa del Mondo di cricket,  la lista delle notizie coperte dai mezzi di informazione indiani con stile alquanto discutibile è lunga. E anche in occasione del terremoto in Nepal, non sono stati da meno.

La scorsa domenica, su Twitter ha avuto molto successo l’hashtag ‘#GoHomeIndianMedia’ (letteralmente: ‘Media indiani andatevene a casa’). Migliaia di utenti nepalesi hanno infatti criticato la copertura mediatica bassamente sensazionalistica dei media indiani (sia tradizionali che ‘social’) di una tragedia grave come un terremoto di magnitudo 7,8 gradi. Un tweet, ad esempio, riportava: «Un giornalista indiano, rivolgendosi a una madre che ha appreso che il suo unico figlio è rimasto sepolto sotto la loro casa, ha chiesto: ‘Come si sente?’».

La scrittrice di origine nepalese Sunita Shakya, sul blog dove scrive per la Cnn, ha accusato i media indiani di aver trasformato quella che è una grave tragedia umana in una sorta di soap opera.
Non solo: in Nepal ci sono state molte accuse di insensibilità in riferimento all’episodio in cui è stato ripetutamente chiesto a una donna di raccontare in televisione della morte della figlia.
L’indignazione ha poi raggiunto il picco, quando numerosi utenti di Twitter hanno denunciato come la copertura mediatica delle operazioni di soccorso sia stata sfruttata anche dal governo indiano come una buona opportunità per fare pubbliche relazioni.

NOTIZIE O PROPAGANDA?

Secondo il Ministero degli Esteri indiano, nelle ore a seguito del terremoto il governo ha dispiegato a Kathmandu, capitale del Nepal e fra le aree più colpite, 13 aerei militari e tre civili, otto elicotteri e circa 85 tonnellate di rifornimenti tra coperte, acqua, cibo e medicine.

Successivamente, un hashtag ‘#ThankYouPM’ (‘Grazie Primo ministro’) ha cominciato a circolare su Twitter India: il tweet rappresentava l’apprezzamento della popolazione locale per l’impegno del governo indiano nel prestare soccorso al popolo nepalese.

Il Primo ministro indiano Narendra Modi ha poi risposto rendendo merito a tutto il Paese, e tweettando a sua volta: «Se vogliamo ringraziare qualcuno, dovremmo dire grazie a quel miliardo e 250 milioni di cittadini indiani che hanno fatto proprio il dolore del Nepal e hanno offerto tutto il loro aiuto».

Oltre a tutto ciò, i media indiani hanno anche colto l’occasione per l’ennesimo attacco contro uno storico avversario dell’India, il confinante Pakistan, criticando il suo impegno nel soccorrere il Nepal: i problemi tra i due Stati affondano infatti le radici in ben quattro guerre combattute per la contesa regione di confine del Kashmir.

Lo scontro col Pakistan è cominciato quando alcuni giornali hanno riportato un articolo del tabloid britannico Daily Mail, in cui si asseriva che, secondo una non meglio precisata fonte, i pacchi di aiuti alimentari inviati dal Pakistan al Nepal contenevano carne bovina.
Nella religione induista le mucche sono considerate animali sacri. In Nepal, un Paese a maggioranza induista, la condanna per la macellazione delle mucche è stata solo recentemente ridotta dalla pena di morte a 12 anni.

Numerosi giornali indiani sono prontamente usciti con titoli caustici come, ‘Oltraggio: il Pakistan invia manzo speziato al masala come aiuto alimentare per terremotati del Nepal’, e ‘il Pakistan invia alimenti contenenti manzo speziato al masala in Nepal, i media indiani gridano allo scandalo’.

Si è arrivati al punto che un rappresentante dell’Autorità amministrativa dei Disastri nazionali del Pakistan, ha dovuto dichiarare: «Se davvero è stato inviato del manzo speziato al masala in Nepal, dev’essere accaduto per negligenza. Farne un affare di Stato sarebbe, come dice il proverbio, ‘fare una montagna da un granello di sabbia’».
Il ‘se’ delle autorità pakistane è stato in largamente ignorato sui social media indiani, con centinaia di utenti che, trascinati dalla corrente delle critiche, hanno commentanto sperando che non sia stato un errore «intenzionale», come scritto da un’utente internet indiano.

Articolo in inglese: Indian Media Berated for Insensitive Reporting of Nepal Quake

 
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