Mandato esplorativo a Fico, i possibili scenari

Di Marco D'Ippolito

Nella serata di venerdì il presidente Sergio Mattarella ha affidato a Roberto Fico, presidente della Camera, il delicato compito di ricomporre una maggioranza parlamentare per la formazione di un nuovo governo che scongiuri le elezioni anticipate, in un momento che il capo dello Stato ha definito di triplice crisi: «sanitaria, sociale ed economica».

Resta da vedere se e come Fico, che negli anni si è distinto per essere uno degli uomini più progressisti del M5s, riuscirà a trovare un accordo con le varie componenti politiche entro martedì 2 gennaio.

Il girotondo: stessa maggioranza con cambio dei ministri

Sembra essere questo lo scenario più probabile: la rinnovata alleanza tra M5s, Pd, Italia Viva e Leu. Significherebbe di fatto tornare nella stessa situazione precedente al 13 gennaio, quando Matteo Renzi ha aperto la crisi, ma con qualche differenza. Il premier potrebbe non essere più Giuseppe Conte, ma secondo indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, Italia Viva punterebbe piuttosto alla testa di tre componenti dell’attuale governo: il supercommissario Domenico Arcuri, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il Guardasigilli Alfonso Bonafede.

Quel che è certo è che il rinnovo dell’intesa tra l’ex maggioranza risulterebbe in un ridimensionamento del M5s nella compagine di governo, sebbene Italia Viva disponga di meno di un decimo dei parlamentari del Movimento.

Ad ogni modo, l’accordo sembra vicino dato che il Movimento, pur di scongiurare le elezioni anticipate, ha riaperto la porta a Renzi durante il colloquio di venerdì con Mattarella, come annunciato dal capo politico Vito Crimi. Ma potrebbe esserci un problema: nelle scorse ore Alessandro Di Battista, leader extraparlamentare, si è schierato contro la riapertura a Italia Viva, definendola un «errore storico e politico» e minacciando di lasciare il M5s. E secondo quanto riportato dall’Huffington Post anche diversi parlamentari del Movimento sarebbero dello stesso avviso, come il senatore Nicola Morra, che ha dichiarato: «Se ci trasformiamo in dorotei torno a casa». È nell’implosione interna del M5s che risiede quindi la principale minaccia alla formazione del nuovo-vecchio governo, poiché basterebbero una decina di senatori bastian contrari per far saltare questa possibilità.

Il governo istituzionale di ‘Unità nazionale’

Aleggia dunque l’ipotesi di un governo istituzionale sostenuto almeno in parte anche dal centro-destra, in primis dal partito di Silvio Berlusconi che aveva già aperto a questa possibilità la scorsa settimana.

D’altronde anche Matteo Renzi ha parlato della possibilità di un governo istituzionale al termine del colloquio con Mattarella, e durante il suo discorso ha fatto il nome di Mario Draghi, sebbene non per indicarlo come possibile successore di Conte. Draghi è invece stato indicato esplicitamente come premier ideale da Carlo Calenda di Azione e da Emma Bonino. Quella del governo istituzionale sarà dunque la direzione più probabile nel caso le trattative per un governo politico intavolate da Roberto Fico non riuscissero a mettere d’accordo tutte le forze della vecchia maggioranza.

Elezioni anticipate

Si tratta questa di un’eventualità molto remota, in particolare dopo le parole pronunciate da Mattarella venerdì sera. Se saltasse il governo politico ci sarebbe quello istituzionale e solo in casi veramente imprevisti si potrebbe andare alle elezioni anticipate come richiesto dalla delegazione del centro destra che si è recata in Quirinale, e in particolar modo da Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

 
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